Fresco, freschissimo di stampa (24 Marzo scorso), quasi gelido per quello che ci regala, arriva il nuovo disco dei doomsters romani SHORES OF NULL e mi sento di chiarire fin da subito che il presente “The Loss Of Beauty” è un discone della madonna, tanto per sfatare qualsiasi dubbio sulla bontà di quanto mi accingerò a recensire.
La breve intro, come da titolo (“Transitory“), serve per settare le coordinate su cui si muoveranno i nostri, un doom magniloquente intriso di oscurità e tristezza, in cui spunterà qua e là anche del death melodico, il tutto condito con la bella voce di Davide Straccione, che “po’ esse fero e po’ esse piuma” riuscendo ad essere avvincente sia in veste clean che growl. Nell’album poi c’è sempre quella nota, quel sentore di Paradise Lost a fare capolino, che non può essere che galvanizzante (“Destination Woe“).
Il brano basa il proprio motore concettuale sull’estetica del Wabi-Sabi, che nella cultura giapponese consiste nell’apprezzare cioè che è transeunte, incompleto, imperfetto; tematica molto cara alla band, poiché ritroveremo questo sentire lungo tutto il dipanarsi dell’album: la ricerca del conforto nella bellezza delle cose effimere, dato che tutto, inesorabilmente, dovrà finire. Il comparto ritmico offertoci da Matteo Capozucca al basso e Emiliano Cantiano alla batteria è sempre serrato e implacabile e dà quel giusto contrasto alla malinconia delle tematiche, ammantando i brani di una sorta di dolente epicità.
“The Last Flower” è un pezzo solidissimo, una sublimazione in chiave personale di atmosfere care proprio a Nick Holmes, ibridate con la malinconica potenza degli Amon Amarth, ma è quasi riduttivo fare dei paragoni, perché si potrebbe correre il rischio di togliere qualcosa all’ottimo lavoro svolto dalla band: la difesa dell’ultimo fiore presente sulla Terra è la difesa della vita stessa. Ritorna prepotente la poetica portante di questo “The Loss Of Beauty“: le ricerca del sublime nella caducità, concetto potentissimo che aumenta il valore della composizione.
Dopo la funerea e coinvolgente “Darkness Won’t Take Me” in cui la voce di Straccione la fa da padrone con una performance stellare (personalmente uno dei brani che mi sono piaciuti di più), si arriva a uno dei momenti più alti del disco con la gigantesca “Nothing Left To Burn“, in cui le trame musicali create dai chitarristi Gabriele Giaccari e Raffaele Colace raggiungono l’acme; non per nulla il brano è uno dei singoli che ha fatto da arpipista all’uscita dell’album ed è impreziosito da un video musicale allucinante: un circo che è un freak show di anime perdute e dannate, che si sposa perfettamente con la musica dei nostri.
Il disco mantiene sempre altissimo il livello qualitativo delle composizioni (“Old Scars“, “My Darkest Years“, “Fading As Ones“), supportato da una produzione di tutto rispetto merito della band stessa e di Marco “Cinghio” Mastrobuono, che permette ad ogni brano, pure perle nere di dolore in musica, di risplendere nella notte della nostra sofferenza.
Il breve strumentale centrale “The First Son“(in cui abbiamo come ospite al piano Paolo Campitelli), fa da cesura tra le due parti del disco in maniera egregia: un breve attimo in cui si trattiene il fiato, per poi ripartire con la sofferente “A Nature in Disguise“, ottimo pezzo (impreziosito dagli screams di Selvans), che mi ha trasmesso vibrazioni che i fan dei più recenti Enslaved, come degli Amorphis, sapranno sicuramente apprezzare.
A questo punto il mondo si divide in due, nel senso che il disco si dovrebbe concludere con la bellissima”A New Death Is Born“, e così sarà per chi non acquisterà il CD o la copia digitale: premetto che potrebbe andare bene anche così, perché quanto ascoltato avrà già avuto modo di pascere molto bene le orecchie e il cuore (nero) di ogni ascoltatore, ma alla band non basta e così per chi non si accontenta mai ecco a voi altri “quasi due pezzi”; “Underwater Oddity” e la outro “Blazing Sunlight” in cui un gelido vento e il piano di Paolo Campitelli chiudono il cerchio e ci accomiatano da un ottimo disco che vi consiglio (in piena enantiodromia) caldamente.
Cristian Angelini
TrackList
- Transitory
- Destination Woe
- The Last Flower
- Darkness Won’t Take Me
- Nothing Left To Burn
- Old Scars
- First Son
- A Nature In Disguise
- My Darkest Years
- Fading As One
- A New Death Is Born
- Underwater Oddity
- Blazing Sunlight
- Anno: 2023
- Etichetta: Spikerot Records
- Genere: Blackened Doom Metal
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