E’ risaputo che quasi inconsciamente una buona parte del Metal (estremo e non) con certe sonorità, attitudine e qualcosa di “inspiegabile” ha riportato alla luce una serie di archetipi ancestrali riproponendoli in modo dirompente in questa era, usando strumenti moderni ovviamente, collegandoli alla forte ribellione allo status quo della realtà in cui viviamo.
Carl Gustav Jung ci spiegò che gli archetipi sono forme simboliche (e non solo) molto potenti insite nel tessuto dell’inconscio collettivo generalmente, anche nella sfera individuale, connesse alle radici e simbiosi spirituali dei vari popoli e gruppi legando la mente anche al cosmo tutto e all’essenza interiore stessa. Questi archetipi anche se sommersi e soffocati (ad arte) nel corso del tempo, come un fiume che viene a riprendersi il suo letto, torneranno in superficie potentemente.
Ci si può legare anche al concetto di “Eterno Ritorno” espresso da Nietzsche e non a caso.
I Rise Of The Stateless Wolf saldano tutto questo in un turbine di stili legati alla musica Ambient rituale, un tostissimo echeggiante Sludge saldato col Black Metal più tagliente e pieno di pathos antico ed onirico, in un modo assolutamente unico e personale! Posso dire che questo progetto lo si può riconoscere tra mille talmente forte ed unica è la sua impronta.
La loro musica è un devastante ed intimista viaggio di un uomo moderno, alienato e soffocato, consumatore privo di identità che prova a ritrovare quel “passaggio al bosco” di jungeriana memoria e riportare in vita quegli archetipi ed essenza spirituale e naturale antica andata distrutta, una musica che è un viaggio per ritrovare le radici indoeuropee e quella libertà perduta in modo profondamente trascendentale. Questo è “Year Of The Snake“.
L’intero artwork è pensato e disegnato da Coito Negato, sicuramente uno dei disegnatori/grafici più geniali, espressivi e simbolici della penisola (se non dell’intero continente!), il nome della band e i titoli usando l’alfabeto runico, le mani appese come il sacrificio di Wotan per la sapienza e la libertà e i lupi che ululano al vento rende bene l’idea del mare concettuale densissimo che i nostri vogliono comunicarci.
Il pathos rieccheggia subito con “Purification Rites” dove la controparte synth/elettronica la fa da padrona iniziandoci subito al viaggio ritualistico dell’opera, oscura ed inquietante ma al tempo stesso potente e serissima, piena di energia profondissima portandoci alla titletrack “Year Of The Snake” che ci spacca la faccia con un riffone Sludge Metal sporchissimo e selvaggio sparato a mille con un ritmo di batteria dal tiro Hardcore Punk devastante, il canto furioso è reso ancor più tale dall’ottimo uso del riverbero spettrale, anche i cambi di tempo accompagnati dal doppio pedale sono da urli.
L’esecuzione strumentale è perfetta dall’inizio alla fine e la produzione mette in risalto ogni singola nota.
“Psychic Nomadism” fonde al meglio il tocco Ambient rituale con un gelo Black Metal di fondo con una ritmica Doom trascinante e drammatica arrivando ad un intermezzo da brividi nei meandri più oscuri dissolvendosi piano piano dando il via alle danze di “Four Severed Hands“, un brano totalmente strumentale Ritual Ambient che riprende in pieno quell’ “estasi divina” pronta a reagire,concludendosi in modo che taglia proprio la mente esplodendo in “A.W.W.G.” puntando l’acceleratore sulla parte Black Metal più feroce nel riff, e un drumming veloce HC come piace a noi, il cantato forsennato riecheggia senza sosta tenendo il tutto in un aura solenne ed epica.
“The Woodsman And The Corn God Rites” apre con un riff dissonante dal sapore Black seguito da un tappeto Sludge ritmato tra i più grintosi dell’album, fermandosi in un limbo lento e pieno di atmosfera lugubre e lontana ma che non smette di martellare di brutto!
L’opera si conclude con “He Who Remains I“, un outro ambient dove una voce alla radio (che probabilmente rappresenta gli inseguitori dell'”uomo risvegliato che fugge” …mi viene da pensarla così) ci introducono ad una serie di suoni inquietanti ed ambientali, sussurri pieni di rabbia disperata, sospiri affannati (fuga?) e una tensione che si taglia col coltello per poi aprire ad un passaggio mistico naturalistico dal sapore solenne ma anche onirico ed indescrivibile.
Ragazzi son rimasto a bocca aperta dopo questo ascolto e questo progetto mi rimarrà nei primi ascolti quotidiani per un bel pezzo! Senza timore di sbagliare posso dire che i Rise Of The Stateless Wolf sono una band unica, con una profondità concettuale pazzesca e una alchimia e creatività musicali alle stelle che devono essere messe in luce più possibile! Spiccano di luce potente nella scena attuale e meritano di entrare nella storia di questa musica!
Lo consiglio praticamente a tutti!!
Lavoro spettacolare!!
Draugar
TrackList
- Purification Rites
- Year Of The Snake
- Psychic Nomadism
- Four Severed Hands
- A.W.W.G.
- The Woodsman And The Corn God Ritual
- He Who Remains I
- Anno: 2022
- Etichetta: Italian Extreme Underground
- Genere: Sludge/Black Metal
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