Sembra ormai pacificamente accettato che le forze di un uomo solo non bastino a redigere la storia della musica. Diventa quindi difficile riuscire a carpire veramente le motivazioni stilistiche che hanno portato il combo piemontese a questo tipo di espressione musicale. Ma c’è da dire anche che non sono aumentate a dismisura soltanto le notizie, ma perfino le possibilità di ascolto e ciò consentirebbe condizioni privilegiate di lavoro quali un povero critico di fine Ottocento tale Ambros non poteva nemmeno immaginare. Era costretto a rendersi conto della maggior parte della musica attraverso faticose letture personali che escludevano il contatto col sound di una musica, condizione essenziale a garantire la freschezza di impressioni personali dirette sulle quali devev essere condotta una critica il più possibile obbiettiva che non voglia essere quindi un cimitero o uno scatolone di notizie. Quando ci si approccia a determinate raffigurazioni comunicative bisognerebbe avere in possesso ogni sorta di gusto, un cuore sensibile a tutti gli incontri, un caleidoscopio percettivo, un’anima capace di un’infinità d’entusiasmi diversi, una varietà di stile che corrispondesse alla varietà delle pennate delle chitarre: potere essere grandi o voluttuosi, semplici, veri e diretti, delicati nell’apparire, produttori di tutte le illusioni possibili, scarnificando quel sentimento a volte represso che poi sconfina nella rabbia più pura ed istintuale, quella rabbia che travalica in campi sociali e si trasforma brutalmente in abusi perpetuati. Questo hanno fatto, lo hanno messo nero su bianco, musicalmente nota dopo nota, stacco dopo stacco, velocemente, senza troppi preamboli.

Interessante sarebbe cogliere il primo scatto, il movimento primigenio che ha partorito da un vulcano sotterraneo questa violenza sonora, questo magma incandescente senza fine. Ma è realmente importante tracciare una linea divisoria fra una storia monografica ed una generale? Fra un genere ed un altro, fra una forma e la sua riconducibilità a degli autori precedenti?

Qui non si tratta di distinguere gli aspetti tecnici da quelli propriamente storici, poichè nella band si intrecciano storie, richiami, percorsi diversi che hanno portato a questo “Rebirth“, un pugno nello stomaco; ogni opera è passibile di validità artistica purchè siano rivissute con personale schiettezza di sentire, e tutte capaci di condurre al decadimento ontologico e riflessivo. Abbiamo in questi pezzi un’originalità dello stile che non dipende dalle sorti del linguaggio: la convinzione sociale, una naturale inclinazione non certo per bramosia mondana di successo, ha fatto sì che i nostri si proponessero di ristabilire un nuovo contatto della musica con l’uomo e con la società, attraverso la semplificazione dello stile ed il rispetto delle abitudini tonali.

Il genere è quello, inutile girarci tanto intorno, può piacere oppure no: il periodo così detto delle strutture, quando il principio coordinatore della serie viene esteso agli altri parametri del suono oltre le frequenze ritmo, intensità e timbro, ivi compresi perfino i vari modi di attacco del suono, ebbene c’è un qualcosa di realmente spiazzante. Sviluppo favoloso delle possibilità ritmiche e timbriche, oltrepassando la voglia tra suono e rumore che aveva già stuzzicato artisti della Scuola di Francoforte a detrimento dell’interesse per l’intervallo.

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Searching…
  2. Revenge
  3. By The Glory
  4. Green Monster
  5. Forever Evil
  6. The Warrior
  7. Don’t Give A Fuck
  8. Fake Preacher
  9. Live Or Die
  10. …Found
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Ad Noctem Records
  • Genere: HC New school metal

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