Silver Nightmares giungono al debutto sulla lunga distanza con il loro album “Apocalypsis”, che già dalla colorata copertina ci introduce alla tematica di fondo dell’opera, ovvero il percorso storico dell’umanità. L’album giunge due anni dopo l’EP “The Wandering Angel” e, a nostro parere, è un notevole passo in avanti anche se, come vedremo, non tutto funziona ancora a dovere.

 

Silver Nightmares sono siciliani e sono essenzialmente un trio: alle tastiere Gabriele Taormina, alla batteria Alessio Maddaloni ed al basso Gabriele Esposito. Il disco è pieno zeppo di collaboratori e ospiti a cominciare dal cantante Michele Vitrano e dai chitarristi Emanuele Lo Giudice e Mimmo GarofaloLorenzo MercurioMonica D’AnnaGiulio MaddaloniSergio SansoneAndrea Galli e Marcello Nicolosi completano il lotto dei musicisti.

L’album è autoprodotto e dicevamo è una sorta di concept, ove tutti i pezzi contribuiscono a dare un significato nel loro insieme, che narra la storia dell’uomo, dall’era delle tribù fino alle tragedie belliche dei nostri giorni, passando per Babilonia, Egitto, Medioevo, storia moderna e contemporanea. La musica rispecchia questo calderone di epoche, civiltà, atmosfere e tematiche che, come un caleidoscopio, crea molteplici figure sonore che ad un primo impatto risultano di difficile assimilazione. “Apocalypsis” non è un disco ‘facile’ e devo ammettere che sono stati necessari ripetuti passaggi prima di darne un giudizio; “Apocalypsis” va ascoltato e non è sufficiente sentirlo.

Se ascoltato emergono fondamentalmente due tipi di composizioni, di generi: la prima è accostabile ad un progressive-metal con spunti hard rock, la seconda pesca a piene mani dal progressive degli anni ‘70/’80. Le prime 4 canzoni e la penultima hanno un retrogusto metal: ‘Saphiens’, seppur complessa negli arrangiamenti, è un buon inizio, ‘Nefertiti’ arricchisce di atmosfere orientali un substrato di power metal, come in ‘Etemenanki’ (il principale edificio dell’antica Babilonia) dove l’intrecciarsi delle voci emerge su una ritmica incalzante alla Dark Quarter (anche se poi il brano finisce inspiegabilmente all’improvviso senza una logica apparente); ‘Sea of Sikelia’ è un classico pezzo hard che chiude virtualmente la prima parte del disco. ‘Scorn of Time’ è un tuffo nel passato accompagnati dai Pink Floyd sullo sfondo, in ‘Wizards, Witches and Sorcerers’ si sogna con il progressive inglese con flauti e chitarre acustiche a profusione; ‘The Awakening’ è una strumentale, onestamente spiazzante: un mix di blues e funky, con trombe a corredo, che sembra assolutamente fuori luogo, come ‘8’ un brano funky un po’ più orecchiabile ma che lascia molto a desiderare;

The Blue Light of a Star’ è la ballata malinconica che risolleva le sorti del disco prima del ritorno su territori metal con ‘The Weird Black Cross’ (mi vengono in mente i Crimson Glory) e ‘Intangible’ epico e grandioso pezzo finale, con il pianoforte in grande risalto. Luci e ombre quindi: il caleidoscopio musicale dei Silver Nightmares non sempre funziona, troppa diversità di generi, di situazioni, di ispirazioni che si tramutano in un calderone dove troviamo un po’ di tutto senza un filo logico e soprattutto senza personalità: ottima la tecnica, ottimi gli arrangiamenti ma per il salto qualitativo sarebbe necessaria l’acquisizione di una propria identità compositiva all’interno di un preciso identikit musicale. Giusto e doveroso attendere il prossimo disco dove ci aspettiamo di trovare quanto manca a questo “Apocalypsis”.

 

Filippo Marroni

 

TrackList

  1. Saphiens
  2. Nefertiti
  3. Etemenanki
  4. Sea of Sikelia
  5. Scorn of Time
  6. Wizards, Witches and Sorcerers
  7. The Awakening
  8. 8
  9. The Blue Light of a Star
  10. The Weird Black Cross
  11. Intangible

 

  • Anno: 2022
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Progressive Rock

 

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