Ho provato un’immediata simpatia per questo duo strumentale e il suo immaginario anfibio, quindi mi sono addentrato con curiosità in quello che mi è stato presentato come un album di “progressive psichedelico”.

Niente Heavy Metal, quindi. Ma, a dirla tutta, nemmeno troppo progressive (se inteso nell’accezione più tecnica e pirotecnica) e neppure tutta quella psichedelia oppiacea che l’artwork e il nome della band sembrano adombrare.

Quella che mi sono trovato a gustare è una musica morbida e piacevole, dove gli strumenti (soprattutto la batteria) hanno un suono finalmente vero e dinamico, una sana boccata d’aria per orecchie stanche di strumenti virtuali ingabbiati in griglie metronomiche. Certo, anche questi “Priest” hanno registrato a metronomo fisso, lasciandolo pure spesso sugli stessi bpm, ma le esecuzioni hanno un bel respiro, esaltato da una produzione rispettosa, opera anche di Claudio Falcone, ex Alphataurus.

Molte delle composizioni di Francesca Zanetta e Niccolò Gallani, entrambi polistrumentisti, si basano sulla proposta di un tema, che viene poi sviluppato nelle ripetizioni successive grazie all’inserimento di altri strumenti e arrangiamenti, ma senza mai costruire architetture troppo ardite, dando invece la precedenza all’evocazione di atmosfere suggestive, gradevoli, sospese ma non fumose. Ecco, un elemento che apprezzo molto del loro modo di scrivere è il non perdere di vista il focus melodico, resistendo alle tentazioni di facili e noiose jam improvvisative, che con la scusa del “viaggio allucinogeno” hanno riempito decine di ore di dischi altrui.

Dopo il primo brano, una melodia dal sapore favolistico e bucolico riproposta fino a un prevedibile bel crescendo, abbiamo la prima parte di “Chasing Time In Opposite Direction”, dove non mancano le indispensabili lancette ticchettanti tipiche di ogni brano con “time” nel titolo (sì, tornano pure sulla seconda parte…). Ma se la “pt. I” ha una struttura semplice, basata sulle classiche variazioni, la “pt. II” mette in gioco più elementi e un piglio più nervoso, a tratti quasi militare, con un’intensità ritmica decisamente più marcata.

Se volessimo immaginare questo CD suddiviso in “lato A” e “lato B”, noteremmo una evidente differenza tra i brani della prima facciata, più rilassati e lineari, rispetto a quelli della seconda, più articolati, complessi e, nel loro modo garbato, aggressivi.

A supporto di questa analisi, a concludere la prima parte abbiamo: “Entering The Void Of Madness”, che elabora un tema in tensione fino ad un culmine di saturazione per poi lasciare stemperare tutto in una dolcissima malinconia squisitamente vintage; “The White Toad Majesty”, che oltre ad essere il mio titolo preferito suggerisce un’andatura asimmetrica del candido batrace con l’inserimento di 1/4 ogni 16 nel suo riff portante, e la sospesa “Droplets”, innervata di delay e fraseggi dorici.

Sull’altro lato, invece, il ritmo sincopato di “Getting Nowhere”, che arriva a sfoggiare riff hard prog strappati agli anni settanta, la metropolitana (ehm…) “London Underground” dominata dall’organo “tipo hammond” e da una certa frenesia urbana e una “Farewell, Dog” che tira fuori un’energia inedita, tenendo insieme fraseggi spigolosi e i riff più muscolari dell’album, in un puzzle più variegato del solito.

Chiude il disco “Dunans Castle”, che credo prenda il nome da quella tenuta scozzese di cui si può acquistare un piede quadrato di terra per poi reclamare il titolo di Laird/Lady, per fare invidia agli amici durante le serate di giochi di ruolo…  E l’atmosfera rilassante e cinguettante del pezzo ci riconduce alla chiusura del cerchio con la traccia d’apertura.

Musica ben fatta, di gusto e garbata, che evita qualsiasi tipo di eccesso.

The Lost Vision Of The Chandoo Priest: per i vostri momenti di relax tra un headbanging e l’altro!

 

Marcello M

 

TrackList

  1. Floating Down the Valley
  2. Chasing Time in Opposite Direction (Pt. I)
  3. Entering the Void of Madness
  4. The White Toad Majesty
  5. Droplets
  6. Chasing Time in Opposite Direction (Pt. I)
  7. Getting Nowhere
  8. London Underground
  9. Farewell, Dog

 

  • Anno: 2022
  • Etichetta: AMS Records
  • Genere: Psychedelic/Progressive/Ambient

 

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