Posso dire lo spirito continua? Sì lo dico, ma non tanto per creare un continuum temporale con ciò che fu, ma per stimolare chi si fosse ritirato a vita monastica, che c’è ancora gente (tipo me…) che ha sempre voglia di fare musica a livelli diversi (sia stilisticamente che tecnicamente) ed a livelli assolutamente personali.

Fine anni settanta inizio anni ottanta in Italia andava nascendo quel movimento cultural – politico- musicale che segnò profondamente le esperienze di tanti giovani che vedevano, ad un certo punto del loro percorso volendo anche musicale ma non solo, in quel tipo di produrre musica, una risposta espressiva alle proprie pulsioni interiori, non più appagate dal cosiddetto sistema fatto di luci e paillettes. Tutto questo aveva una precisa connotazione filosofica linguistica: underground e Do It Yourself. Ma ad ogni spinta rivoluzionaria segue un pruriginoso istinto reazionario e come per mandato divino si decise di smussare gli angoli, di accentrare gli estremi (ogni genere ha segnato un’epoca con una spinta in avanti per poi essere inglobato nel grande calderone del mercato discografico). Il canto del cigno di un modo di concepire una sorta di contro sistema alle regole della industria discografica, è rappresentato dalla partecipazione dei Negazione all’edizione 1991 del Monster Of Rock in Italia. Troppe diversità, troppa lontananza con quel pubblico che fino a poco tempo prima era una cosa sola con la band di turno che si stava esibendo sopra un palco di fortuna realizzato a volte con quattro bancali fissati insieme alla bene e meglio.

Tutto quanto svanì, si sciolse piano piano come neve al sole: c’è chi fisicamente morì, chi semplicemente riteneva di avere vissuto una fase della sua vita e che quel momento era terminato, chi si perse in matrimoni, figli, divorzi, chi non aveva più voglia di sbattersi per organizzare concerti sempre più problematici per un pubblico non troppo numeroso (ma personalmente ho sempre visto una discreta partecipazione di persone) e con presenze sempre più ingombranti a causa di nuove prese di posizione ed ideologie.

Da tutto questo, da questa mancanza comunque anche di stimoli, nasce l’idea di continuare, di provare, di fare concerti e di incidere ancora una volta. Questo fuoco, questo ardore, questa a volte definibile mania, ha preso interamente nelle viscere Massimo Ferrusi (esperienze alle spalle con Persiana Jones ed Indigesti fra gli altri) e Roberto “Tax” Farano (storico chitarrista dei 5° Braccio nonchè dei Negazione, ma anche presente nei Declino).

Ed ecco che l’etichetta pisana, sempre pronta a capire cosa umoralmente è pronto per essere dato in pasto a noi vecchi leoni, riversa su vinile tutto quello che i due di sopra (con la collaborazione al basso di Luca Marzello) avevano inciso 26 anni orsono presso il Black Box Studio in Francia sotto l’egida dell’amico produttore Ian Burgees (già con Big Black e Ministry e non aggiungo altro).

Ovviamente c’è uno stretto legame con il vecchio e caro Hardcore a livello musicale, ma suona già moderno rispetto a qualche anno prima, strizzando l’occhio, talune volte, a certe melodie che nel 1996 provenivano in modo preponderante da Seattle e dintorni.

Forse ascoltandolo, questo cd, vi tornerà la voglia di infilarvi gli anfibi, legarvi una bandana in testa e gettarvi a capofitto in un pogo infernale; ma la cervicale probabilmente vi porterà a più miti consigli.

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Hallucination
  2. Johnny
  3. Yourself
  4. E’ Un Angelo
  5. One – Two
  6. Seven
  7. I Don’t Know
  8. The Outland
  9. Maybe
  10. Unless
  11. Wild Youth
  12. Break It Down
  13. Son Of Earth
  14. I LIke The Way
  15. Maria
  • Anno: 2022
  • Etichetta: Area Pirata Rec.
  • Genere: Punk Hardcore

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