Torna più carico che mai il veneto Luigi Soranno, con il suo solo project Arcane Tales, ormai attivo da quasi quindici anni, e che muove i propri passi entro i confini di un ispirato symphonic power metal.
Steel, Fire and Magic non tradisce le proprie origini, e si propone di farci perdere tra il fantastico ora etereo, ora guerresco dei suoi dieci brani. Diamo subito un’occhiata!
Non poteva mancare la trionfale intro strumentale d’apertura, un must che ha spesso caratterizzato il symphonic power di Rhapsodiana memoria, e infatti le danze sono aperte da ‘Ehereal Skies’, dove una vittoriosa tastiera arricchita da cori ci introduce al primo brano effettivo, ‘Essence of Divine’: il brano ci accoglie con un riff intrigante e un incedere galoppante nelle strofe, mettendo in primo piano furia, velocità e melodia, con tanto di immancabile ritornello orecchiabile accompagnato da voce in echo. Luigi non è assolutamente nuovo nel genere, e si muove con agilità nel suo territorio. Synth e ritmica grezza contraddistinguono la (non a caso) più glaciale ‘Forest of Ice’, che invece ripiega su un cantato più incalzante, doppio pedale a manetta, e un assolo dai richiami neoclassici che mi ha ricordato i primissimi Derdian.
Un’intro più articolata è proposta in ‘The Fires of Hàrgathàn’, dalle tastiere cupe nel background, e con tanto di cantato in italiano e parentesi in screaming che strizzano tantissimo l’occhio ai Rhapsody of Fire di Turilli e ai loro esperimenti vagamente più vicini al black metal. ‘Wings of the Storm’ è un brano che mette più in risalto la velocità, un’esplosione di potenza senza un attimo di tregua che non si risparmia atmosfere arabeggianti e una ritmica rabbiosa, mentre ‘The Ambush’ muta in velocità in più occasioni, intervallando con un ritornello più solenne e intermezzi medievaleggianti. Eccoci, ora, dinanzi alla ballad, che qui risponde al nome di ‘Realm of the Nordic Stars’, un lento poetico nel cantato e dalle tastiere sognanti, coronato da un imponente ritornello.
Ci troviamo verso la chiusura del disco, l’ultimo trittico è aperto da ‘The Spell’s Broken’, brano dalle atmosfere più soffocanti dove il cantato torna a proporre un mix tra pulito e un leggero scream, qui usato più per acuire la lugubre atmosfera. L’omonima ‘Steel, Fire and Magic’ è la suite del disco, con quasi sette minuti e mezzo di durata, propone una summa di quanto proposto finora, tra intro più complesse, intermezzi strumentali rabbiosi e ritornelli ben piazzati. Chiusura letteralmente epica con ‘Gazard Calls its Braves’, un inno di vittoria che non lascia un attimo di respiro.
Steel, Fire and Magic è un disco che mi sentirei di raccomandare sopratutto ai fan del genere. Il lavoro di Luigi Soranno offre un solido e a tratti variegato power sinfonico che forse talvolta potrebbe osare di più, ma che sembra trovarsi ancora bene nei propri lidi.
Io, in tutti i casi, aspetto con trepidante curiosità un suo prossimo lavoro.
Recensione a cura di Francesco Longo
TrackList
- Ethereal Skies
- Essence of Divine
- Forest of Ice
- The Fires of Hàrgathàn
- Wings of the Storm
- The Ambush
- Realm of the Nordic Stars
- The Spell’s Broken
- Steel, Fire and Magic
- Gazard Calls its Braves
- Anno: 2022
- Etichetta: Broken Bones Records
- Genere: Symphonic Power Metal
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