Di deathcore ne passa poco su queste pagine ed ancor meno per mie orecchie, pertanto spero perdonerete le mie considerazioni da neofita in merito al nuovo EP dei bresciani ALKEMY.

La formazione a quattro elementi, al momento pare priva di un batterista ufficiale e non mi è difficile immaginare che dietro alla chirurgica precisione del loro suono ci sia una batteria ben programmata. Sopra a questa solida impalcatura si appoggia un basso che alterna accompagnamenti massicci a uscite virtuosistiche che lo rendono un elemento fortemente caratterizzante e capace di catturare l’attenzione; e due chitarre capaci non solo dei canonici e triti breakdown ma di vorticosi trilli melodici e veri e propri riff, troppo spesso assenti in questo genere. Sopra a tutto troneggia la voce possente e variegata di Vitali Mats, che riesce a modulare vari tipi di growl e scream, senza disdegnare il cantato melodico: otre alla varietà dei timbri, ciò che colpisce è fluidità con cui passa da una modalità all’altra, anche all’interno della stessa frase.

Il brano di apertura, “Debris of a Smile”, un granitico alternarsi di riff insistenti e insinuanti, break rallentati, melodie su tappeto di doppia cassa e basso che lavora all’uncinetto, era già uscito come singolo un paio di anni fa (così come altre due delle sei tracce) ed è un buon biglietto da visita per alcune delle sfaccettature del suono degli Alkemy.

Non trovo infatti fuori luogo scomodare l’aggettivo “progressive”, dato che le sei vigorose composizioni dimostrano strutture asimmetriche e povere di ripetizioni, in un continua evoluzione di temi che, se da un lato sorprende e intriga, dall’altro rende più ostica la memorizzazione delle tracce. Eh già, perché le sezioni sono varie e ben fatte, ma quasi mai dotate di quella speciale colla che permette di appiccicarsi alle orecchie in maniera irreversibile e scivolano via con la stessa piacevolezza con cui le abbiamo accolte. O forse è solo la mia predilezione per la forma canzone a rendere di difficile assimilazione il senso delle composizioni.

Esempio eccellente di questa complessità è “Desecrating March”: introduzione melodica, struttura articolata, fraseggi che si inseguono fino ad una spiazzante sezione centrale a effetto valzer e poi ancora riffoni.

Un’analoga alternanza dinamica la troviamo in (ehm…) “Damn Dynamic” dove si passa per una specie di carillon prima di tornare al marasma musicale, piacevolmente molto più “Metal” che “core”, con passaggi melodici che evocano Dark Tranquillity Gojira.

L’effetto vintage viene nuovamente evocato dalla simulazione dello scricchiolìo del vinile all’inizio della conclusiva “Neverending Ascension”, una sorta di brano patchwork che sembra assemblato con gli scarti di lavorazione, giustificati in un taglia e cuci che integra anche elementi “elettronici” (scratch?), ma senza particolari picchi di interesse (i riffoni djent con il tappeto di tastiere, ad esempio, li abbiamo già sentiti).

Band dalle indubbie capacità, che sa manipolare il proprio materiale con abilità, ma che a mio avviso fatica ad ottenere risultati memorabili, indugiando nella rielaborazione di soluzioni già collaudate. Eppure non privi di identità e personalità.

 

Marcello M

 

TrackList

  1. Debris Of A Smile
  2. Horror Vacui
  3. After Midnight
  4. Desecrating March
  5. Damn Dynamic
  6. Neverending Ascension
  • Anno: 2021
  • Etichetta: Ad Noctem Records
  • Genere: deathCore

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