Nati nel febbraio 2021 gli Spiral Wounds rilasciano a strettissimo giro questo lavoro che esprime tanto la loro urgenza creativa quanto una chiara padronanza della materia e una personalità compositiva che rifugge dall’aderire a canoni prestabiliti che generano progetti-fotocopia che, indipendentemente dal livello di estremismo sonoro, aderiscono ad un concetto di easy-listening da playlist indulgendo compiacenti ai trend del momento.

Nei quattro brani che compongono la release i nostri innestano su una solida base thrash metal soluzioni tipicamente death metal, la stratificazione di tema ritmico e licks ricorsivi, e un riffing a due voci in tremolo picking che sembra coniugare i classici duelli maideniani al black metal. Soluzioni che a tratti assumono un gusto quasi “classico” (nel senso di musica classica), si veda la chiusura di “Dying in solitude” o il verse di “The Spire Master”.
Giocate su mid tempo retti da un solido lavoro di doppia cassa e up tempo in d-beat che solo a tratti dialogano con brevi accelerazioni in blast, rileggendo alcuni stilemi ritmici del brutal, le composizioni pagano maggior tributo al death metal nel comparto vocals che alternano scream e growl, spesso l’uno a doppiare l’altro strizzando l’occhio, senza eccedere, al classico dialogo ultra-guttural/squeal.

Anche quando si rifanno più esplicitamente ad un (sotto)genere death prontamente gli Spiral Wounds tengono a ribadire la solida matrice thrash: si veda “Step Across” giocata totalmente in alternanza tra un death asfittico in doppia cassa e alternate picking, aperture in power chords e accelerazioni in d-beat. Si notino le fioriture chitarristiche da death tecnico che emergono da un serrato riffing brutal in “Uber Feral Winds” che ribadisce peraltro, con la sua intro classic-metal imbastardita con il doom, il percorso di riavvicinamento tra il death metal e il thrash metal slayerano da cui ha avuto origine il gusto per certe atmosfere da cui il death “moderno” sembra essersi discostato. Nel loro gioco di chiaroscuri e contrappunti tra generi Gli Spiral Wounds inseriscono anche in questo brano un verse dedicato al tremolo picking armonizzato, commentato da un growl profondissimo e uno scream lacerante, prima di chiudere con power chords solenni.

The Spire Master” si impone per l’apertura doom affidata a chitarre armonizzate, sui cui si innesta un efficace licks circolare. Nella strofa troviamo il classico alternate picking a doppiare il lavoro della cassa che si apre nel verse in un riffing in tremolo picking che parafrasa il riff in apertura.

Un esordio improntato da una buona tecnica esecutiva e chiare coordinate stilistiche nel songwriting e nel riffing che, rielaborandole, fa proprie le coordinate dei vari filoni (e delle varie età) del metal estremo, risultando in una proposta che non è né modernista ne revivalistica.
Anche le scelte di produzione esprimono una direzione artistica personale: al netto di qualche sbilanciamento nei livelli del mix che lascia le voci un po’ indietro rispetto agli strumenti (a seconda degli scenari di ascolto, in cuffie la scelta è perfettamente funzionale, dai monitor un po’ meno) il sound è caldo e analogico senza risultare stucchevolmente revivalistico. Il giusto equilibrio per far risaltare al meglio ogni componente della palette chitarristica.
Un esordio che ci fa attendere con curiosità i prossimi sviluppi.

 

Samaang Ruinees

 

TrackList

  1. Dying In Solitude
  2. Steps Across
  3. Uber Feral Winds
  4. The Spire Master

 

  • Anno: 2021
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Blackened/Death metal

 

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Autore

  • classe 1970, dopo aver fatto studi musicali classici scopro a 15 anni il metal. a 17 anni il mio primo progetto (incubo - thrashgrind), poi evolutosi in thrash tecnico con gli insania (1989-1997) e infine in death-thrash con insania.11 (2008-attivo). prediligo negli ascolti death e black ma ho avuto trascorsi felici con la dark wave e l'industrial. appassionato di film e narrativa horror, ho all'attivo un romanzo pubblicato e la partecipazione con dei racconti ad un paio di antologie.

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