È con vero piacere che ritrovo, a breve distanza dal debutto, i torinesi Tejas Astras: abbandonati gli abiti di scena, gli scienziati pazzi Denis e Francesco scelgono non solo di nascondersi dietro nuovi simboli e pseudonimi, ma reclutano pure un nuovo membro, Gustav Sulfur, ad arricchire il già variegato repertorio sonoro. Dal proprio personalissimo osservatorio, il trio ci propone avvistamenti di natura apparentemente aliena, per gli abituali lettori di queste pagine: new wave, elettronica e post punk sono infatti elementi fortemente presenti negli otto brani di “Alien Decadence”. E l’Heavy Metal? Beh, c’è pure quello, o meglio, ci sono molti suoi elementi formali, destrutturati e riassemblati in un’architettura sonora che non prevede la presenza di un vero batterista, sostituito spudoratamente da strumenti virtuali che con il loro rigore meccanico sono un elemento essenziale allo stile dei Tejas Astras. Le tematiche legate al mondo delle scienze di confine, come ufologia, archeologia non ortodossa, storia misteriosa e fantascienza sono da sempre interesse di questi ragazzi e nei testi di Denny Deimos si intridono di una critica sociale dal sapore dolcemente vintage, come in un vecchio romanzetto Urania. Si delinea così in maniera sempre più nitida l’immaginario estetico e formale di questo progetto atipico, dalla personalità fortissima e spigolosa, pronto a farsi tanti nemici, ma anche a radunare un potenziale zoccolo duro di fedelissimi nostalgici del futuro.

Rispetto all’esordio si avverte immediatamente un miglioramento sonoro (soprattutto nel reparto delle basse frequenze) e un uso più consapevole ed efficace degli effetti, ma oltre ai dettagli tecnici ci si accorge presto di quanto il radar dei torinesi si sia allargato. C’è una certa spavalderia (ottima caratteristica!) nell’uso delle parole e della voce, che non si fanno troppi scrupoli e, senza più remore o freni esplorano territori rischiosi, scivolosi, riuscendo (quasi?) sempre a reggersi in piedi senza impantanarsi, evitando scivoloni clamorosi grazie ad una innata e leggera consapevolezza di quello che si vuole comunicare. E questa voce da “cantante della porta accanto” è il veicolo perfetto per sorvolare paesaggi che vanno da un power pop che continua a ricordarmi Alberto Camerini (Destinazione Alienazione), ad atmosfere orientali (Il Volo del Vimana), passando sopra alla voce di Gustavo Rol (L’Oltre Uomo) e a momenti che sembrano rubati agli storici sceneggiati radiofonici RAI (Mr. Roswell). Su tutto il disco domina una gradevole atmosfera notturna, che rende tutto più probabile. Inoltre la scelta di affidare nuovamente il mix a Cristiano Santini (Disciplinatha), musicista perfettamente capace di capire e gestire i riferimenti e le intenzioni del trio, si dimostra particolarmente azzeccata e intelligente.

Trovo estremamente bello e positivo che esista un gruppo di questo tipo, a prescindere dal fatto che io possa condividerne al cento per cento il gusto e le scelte, perché trovo in loro una libertà creativa ed un entusiasmo da cui credo dovrebbero prendere esempio tanti gruppi Metal che hanno forse dimenticato la natura ribelle e dirompente del nostro genere preferito, calcificandosi in formule sempre più sterili e meno interessanti.

Destinazione Alienazione” è il brano dal ritornello up tempo che con la sua accessibilità potrebbe conquistare ai Tejas Astras decine di nuovi fan e giustamente è posto in apertura: qualche grottesca risata apotropaica, una trama musicale tesa e inquietante, poi i power chord del refrain e l’incubo vetero-industriale alla “Tempi moderni”, col claustrofobico finale. Un ottimo inizio.

L’ibrido tra Metal, indie milanese anni novanta e batteria elettronica di “Più Forte della Luna” è solo uno degli esempi della capacità del gruppo di inglobare influenze e digerirle in un formato inedito.

Epicità e spigliatezza in “Esploratori dell’Ignoto”, dove Denny Deimos si lascia andare a leggerezze vocali (che a volte mi ricordano Elio!) sopra una ritmica serrata e massiccia. Su “Buio nel Cielo” si avverte un tentativo di canzone alla Afterhours, con qualche velleità di bel canto tutto sommato riuscita, in un’ambientazione morbida e sognante, ma molto concreta e che non rinuncia mai a quel tocco sottilmente inquietante che è un marchio di fabbrica dei nostri. La celebre frase sulla quinta musicale, il verde e il calore di Gustavo Rol, insieme ad alcune altre, viene utilizzata per arredare le stanze di “L’Oltre Uomo”, pezzo che punta più a dipingere un’atmosfera che a esprimere una composizione musicale. Spiccate impronte elettroniche per “Telepatia Virtuale”, su cui si innesta il riffone arcigno della chitarra di Frank Sirius. Le parole si spalmano sui fraseggi riproponendo tutti gli elementi tematici della band: dubbio, paura, curiosità, incubi elettronici e alienazione.

La composizione che lascia più colpiti è forse la lunga e conclusiva “Mr Roswell”, che propone la ricostruzione di un ipotetico punto di vista del famoso incidente avvenuto nel Nuovo Messico nel 1947. In un intreccio tra suite prog e radioteatro, la narrazione segue un vero e proprio copione, che nei suoi aspetti un poco grotteschi sembra echeggiare proprio lo stile un po’ datato di certe vecchie produzioni radiotelevisive. Tutto piuttosto suggestivo e, nonostante qualche passaggio un poco forzato, coinvolgente. la musica è ipnotica e ciclica, funzionale alla narrazione, quasi didascalica (come la marcetta militare durante il comunicato ufficiale della Difesa) e perfettamente capace di restituire una sensazione di irrequietezza e tensione, mistero e segretezza. Peccato che l’ultimissima frase sia un pochino cheesy, perché musicalmente la chiusa del brano e del disco, è perfetta.

Il gruppo si ripresenta insomma rafforzato nei propri elementi peculiari, essendo stato capace di aggiustare e correggere la massima parte delle piccole sbavature del debutto, dimostrando abilità, lucidità, capacità autocritica e chiarezza di visione.

Anche dal punto di vista della confezione, delle grafiche (tutte originali e curate dalla band) e della presentazione si segnala un graditissimo grande passo in avanti.

Tejas Astras sono in orbita: correte a infilarvi i telescopi nelle orecchie!

 

Marcello M

 

TrackList

  1. Destinazione Alienazione
  2. Più Forte della Luna
  3. Esploratori dell’Ignoto
  4. Buio nel Cielo
  5. Il Volo del Vimana
  6. L’Oltre Uomo
  7. Telepatia Virtuale
  8. Mr Roswell

 

  • Anno: 2021
  • Etichetta: Charun Prod
  • Genere: Rock

 

Links:

Spotify

Youtube

Facebook

Bandcamp

 

Autore