SUN OF THE SUNS

Suoni ariosi, d’atmosfera sci-fi, introducono l’album dei Sun of the Suns, death metal brutale e tecnico.

‘I Demiurge‘ è brutale, diretta, di una bella violenza d’impatto, poche le aperture e molte le variazioni, d’ispirazione quasi Meshuggah. La band mette subito in chiaro i punti focali del loro lavoro, tecnica, suoni ben definiti e moderni, potenza e cattiveria.

Con la successiva ‘The Golden Cage‘ si continua con la falsariga del brano precedente, ancor meno immediato ma pur sempre violento. Forse la pecca maggiore è la ripetitività dei brani, che dopo un po’ lasciano indifferente l’ascoltatore.

Nota piacevole, gli inserti improvvisi di tastiera che escono fuori dagli schemi.

‘Tiit‘, che da il titolo all’album, ha un bell’intro melodico, per poi tornare nel solito marasma sonoro, ma stavolta cadenzato, forse il brano più bello dell’album.

Da questo punto in poi il cd migliora, portando un po’ di melodia che mancava ai primi brani. Lo si nota negli inserti di ‘Obsolescence Corrupted‘, arricchita da un bel solo.

Suoni soffusi ed evanescenti caratterizzano ‘To Decay To Revive‘ che divide in due il lavoro del gruppo, come un intermezzo prima di ripartire.

La giusta pausa prima di ‘Flesh State Drive‘ in cui si martella senza sosta, migliorata almeno dai tempi stile marcia imperiale e i bei soli.

‘Hacking the Sterile System‘ lascia un po’ il tempo che trova, troppo uguale ad altri brani del genere, buona per pogare ma non ha elementi che la distinguono.

‘Of Hybridization and Decline‘ è un tritacarne molto tecnico anche nella sezione ritmica, i musicisti sono tutti bravissimi, ma a volte la tecnica va “condita” con un po di personalità.

La conclusiva “I Emperor of Emptiness” ha un incedere evocativo, ma si perde sempre nel solito marasma sonoro.

Buon album, ma bisogna dare di più in quanto a personalità.

Alex G