Uhm… Quest’ultimo anno e mezzo non deve essere stato facile per i lanciatissimi Frozen Crown: dopo anni (non tantissimi, in effetti…) di duro lavoro per organizzare il progetto, costruirsi un grosso seguito e organizzare date anche all’estero, si sono trovati, come tutti, costretti a congelare ogni cosa, perdendo pure per strada tre quinti della formazione. Ma il factotum della band, Federico Mondelli, non si è certo arreso e, arruolata una nuova truppa, ha scritto altri dieci brani di metal melodico di ambientazione fantasy/nordica, sparati a manetta.
Per molti versi potrei copiare e incollare la recensione che scrissi per il loro precedente lavoro, “Crowned in Frost”, con la differenza che il nuovo “Winterbane” sembra il suo fratello sfortunato…
Fin dalla copertina capiamo che c’è un bel po’ di confusione, con un pasticciaccio di grafica digitale ridondante, grottesco e dispersivo. Sembra mancare un’idea forte, alla quale si tenta di sopperire aggiungendo ingredienti. E in effetti, anche musicalmente, trovo conferma di questa impressione. Mancano quei gioielli melodicamente travolgenti che avevano impreziosito la Corona Ghiacciata in passato e anche gli episodi musicali migliori suonano decisamente meno ispirati.
Non me la sento però di caricare la responsabilità di questo piccolo passo falso sui tre musicisti nuovi arrivati, dato che, a livello prettamente tecnico esecutivo, non c’è assolutamente nulla da recriminare. Poi, va beh, è piuttosto evidente che buona parte della chirurgica precisione e dell’impatto irrefrenabile sia anche il frutto di un laborioso e onnipresente editing digitale, ma si sa che oggi i dischi si fanno così… La conseguenza positiva è che possiamo godere di una produzione potentissima e brillante, per contro, suona tutto un pochino rigido e imbrigliato.
Il gruppo sceglie una sezione ritmica rocciosa, lineare, poco incline a digressioni creative o fantasiose e punta tutto sulla potenza, la continuità e il sostegno ad un guitar work che alterna riff veramente intricati e macchinosi ad una predominanza di power chord di accompagnamento. Sopra a questa solida impalcatura abbiamo la voce della cantante Jade, che purtroppo questa volta non solo non riesce a regalarci quelle melodie indimenticabili, ma pare pure un pochino distaccata emotivamente, consegnandoci un’esecuzione priva di difetti o sbavature, ma anche piuttosto freddina. Anche i testi (non propriamente Shakespeare…), probabilmente, contribuiscono ad un moderato coinvolgimento da parte della performer.
Il disco si apre con un riff techno-thrash dal tempo composto di difficile digeribilità ma di grande effetto e parte a bomba in doppia cassa dipingendo un fondale oscuro e cupo sul quale si staglia il ritornello più luminoso e aperto, come da programma. Come dicevo in apertura, qualcosa deve essere andato storto nell’allegro reame Frozen Crown: le atmosfere si fanno più claustrofobiche e soluzioni quasi nervermoriane vanno ad ossidare il lucente power metal degli esordi offrendo risultati, se non proprio esaltanti, comunque interessanti.
La seguente “Towards The Sun” segue canoni talmente collaudati da lasciare perplessi per i quasi sei minuti di “normalità metal” che ci propina. Bello il finalino.
Sull’attacco di “Far Beyond” mi sono emozionato: quel fraseggio di chitarre armonizzate che pare piangere, grondando tensione epica e pathos, esplodendo poi in un ritmo frenetico e travolgente! Questo è quello che mi aspettavo da loro! Purtroppo il resto della composizione non riesce a soddisfare le altissime aspettative e si assesta “solo” su un power-speed alla Dragonforce, ma senza la componente “happy”.
“The Lone Stranger” è una cavalcata senza infamia e senza lode, che conferma il gusto melodico della band, riconoscibile ed apprezzabile anche nelle composizioni meno riuscite.
Su “Crown Eternal” torna, per la prima volta su questo nuovo album, il vocione growl maschile. Eh già… ce ne eravamo dimenticati, ma nel pacchetto Frozen Crown ci sono ancora incluse scorie di un passato di death metal melodico e vichinghesco che, francamente, suona ad oggi piuttosto fuori luogo e forzato. Purtroppo quello di Federico è uno di quei growl che sembrano gridati sottovoce (da maniaco telefonico, per intenderci) e, data anche la parsimonia con cui vengono elargiti, mi chiedo se a fare da contraltare alla voce di Jade non sia più indicato il Mondelli “pulito” e virile che si ode qua e là. Anche gli sprazzi in blast beat, che arrivano tanto inattesi quanto indesiderati, sembrano inseriti a forza giusto per rivendicare la componente “extreme” ad una band che, è inutile negarlo, offre il meglio di sé nei brani più lineari e melodici.
“The Water Dancer” gioca la carta della folk song, risultando in un improbabile ibrido tra la finlandese “Ievan Polkka” e “You Give Love a Bad Name”, per poi reinventarsi in una seconda parte tutta diversa, dove la dolcezza malinconica della voce viene massacrata da una batteria forse un tantino eccessiva.
“Angels In Disguise” mi ha ricordato “Lost in Time”, dal loro album precedente, per via di quella leggerezza pop che innerva il ritornello e regala al brano la sua dose di memorabilità.
Decisamente infelice e autolesionista la scelta di includere una cover di “Night Crawler” (sì, proprio quella dei Judas…) dove troviamo un’interpretazione vocale per nulla convincente, distaccata, quasi svogliata, in imbarazzante contrasto con l’appassionata e teatrale disperazione della versione originale.
“Tales of the Forest” è un breve e musicalmente trascurabile passaggio strumentale a base di tastiere arpeggiate verso la conclusiva “Blood on the Snow”. Quest’ultima, con la sua goffa struttura, ricorda proprio il brano di chiusura del disco precedente, con cui condivide una molteplicità di stili musicali e canori (sì, c’è pure il growl…) che faticano ad incanalarsi verso un risultato coinvolgente, disperdendosi tra riff arcigni, esplosioni gratuite di blast beat e fraseggi poco incisivi. Per quasi nove minuti.
“Winterbane” è quindi un brutto disco? Probabilmente no, ma la sensazione di delusione rispetto al suo predecessore, unita ad una oggettiva mancanza di idee, mi ha lasciato insoddisfatto. Auguro di tutto cuore alla band di trovare presto un nuovo equilibrio, radunare e chiarire le intenzioni e regalarci a breve nuove grandi canzoni di fuoco e di ghiaccio.
Marcello M
TrackList
- Embrace the night
- Towards the sun
- Far beyond
- The lone stranger
- Crown eternal
- The water dancer
- Angels in disguise
- Night crawler
- Tales of the forest
- Blood on the snow
- Anno: 2021
- Etichetta: Scarlet Records
- Genere: Power Metal
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