In trenta minuti di musica strumentale il nostro artista, alla sua seconda fatica (dopo il buon esordio già recensito su questo spazio dal sottoscritto), riesce di nuovo a deliziare le nostre orecchie lasciandoci dei momenti di assoluto relax sonoro.

Non si discosta tantissimo dalla qualità del precedente album, diciamo che ne è degna prosecuzione: ci sono dei momenti che le parti strumentali di alcune canzoni (sentire per esempio “At The Gates“) sembrano scritte apposta per partiture vocali talmente evocative e trasognanti.

Possiamo dire che Marshall abbia voluto, con questa sua seconda opera, continuare il proprio personale tributo ai vari maestri delle sei corde, e se per stessa ammissione dell’artista, una canzone su tutte (la veloce e virtuosa “Angry Monkey“) è ispirata direttamente dall’allievo di Frank Zappa, tale Steve Vai, le altre composizioni riescono a compiere una degna sintesi dei vari capostipiti dei, convenzionalmente denominati, guitar hero degli anni 80.

Non si trattano di canzoni di autocompiacimento, ma anzi riescono, in composizioni non lunghissime (e questo è sicuramente una caratteristica positiva), a mostrare da una parte la tecnica del ragazzo e dall’altra la propria passionalità intima, quella maggiormente introspettiva.

Non era facile evitare l’errore di scrivere partiture lunghissime (data anche la foga, immagino io, di volere dimostrare chissà quante lezioni imparate) ed invece abbiamo componimenti che superano poco più i tre minuti di durata, e secondo me, questa è un’ottima scelta poichè in primis evita all’ascoltatore un calo di concentrazioned in secundis dimostra l’ampia abilità e padronanza dello strumento anche a livello compositivo di Marshall.

Si possono così distinguere nettamente passaggi che rimandano vagamente ad un Malmsteen in giovine età e per questo decisamente godibili; ma al di là dei riferimenti ai mostri sacri, vuoi sicuramente per i rimandi tecnici, si sente anche un tocco molto personale del chitarrista: si percepisce una ricerca della melodia, una apertura a fraseggi molto orecchiabili, non vi è la presenza esclusiva della tecnica fine a se stessa. Si può riscontrare quella passionalità, quel pathos tipicamente mediterraneo; in ogni canzone vi è sempre un momento dove i passaggi virtuosi lasciano il posto alla giocata azzardata, alla apertura inaspettata, al quel momento nel quale si sgranano gli occhi e si rimane per qualche secondo in balia delle note che fuoriescono dal lettore.

Rispetto all’esordio non ci sono istanti cantati, ma questa mancanza non ha inficiato sul risultato finale, e se amate Satriani e l’allegra compagnia che ha fatto fortuna negli anni 80 e seguenti, ebbene non rimarrete delusi.

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Black Rooster
  2. At The Gates
  3. The Mogway Song
  4. Little Rainbow
  5. Angry Monkey
  6. Ice Scream
  7. Charmander’s Nightmare
  8. Ugly Motherfunker
  9. Armored Warfare
  • Anno: 2021
  • Etichetta: RC Inst Fringe/Audioglobe/The Orchard
  • Genere: Hard Rock

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