Adoro i power trio! I genovesi Varego lo sono diventati gradualmente, facendo di necessità virtù, asciugando  il proprio suono (e la formazione) nel corso di una dozzina di anni e quattro dischi. Musicisti non più di primo pelo, sfruttano al meglio la propria esperienza scegliendo di affidarsi ancora alle esperte mani e orecchie di Mattia Cominotto (Greenfog Studio) per registrare questo ultimo album omonimo. Lo fanno di getto, per buona parte in presa diretta, live in studio, come si faceva una volta. E, nel bene e nel male, si sente!

L’aspetto più positivo è proprio il sound vivo, organico, che respira e si concede pure qualche libertà e sbavatura a vantaggio dell’intensità e dell’emotività delle esecuzioni. Insomma, semplicemente la cara vecchia musica suonata! Un altro elemento molto gradito è la sobrietà delle composizioni, che rispetto al passato si sono spogliate di tanti orpelli e hanno rinunciato a divagazioni errabonde per concentrarsi con una messa a fuoco più definita e nitida, sull’incisività, la potenza, l’ossatura ritmica dei riff. Nonostante il gruppo continui a definirsi “post prog”, la relativa regolarità di metriche e strutture non mi avrebbe mai suggerito una tale etichetta, se non l’avessi letta. Per intenderci, sono decisamente più prog gli Alice In Chains, che peraltro echeggiano qua e là nelle armonie vocali dei ritornelli.

Per quanto riguarda invece gli aspetti meno convincenti di questo disco, mi tocca rilevare un vago senso di noia, nonostante gli appena trentacinque minuti di durata complessiva, che ogni tanto mi avvinghia. Credo sia da imputare ad una certa omogeneità melodica. Il rovescio della medaglia di un disco composto con freschezza in poco tempo e da un gruppo ben coeso, mi sembra essere una mancanza di obiettività nel selezionare il materiale migliore, “accontentandosi” delle soluzioni più familiari e collaudate. I cantati in particolare soffrono molto di questa trascuratezza, regalandoci momenti memorabili molto di rado, soprattutto sulle strofe. Un po’ meglio i ritornelli, spesso sottolineati da efficaci seconde voci.

Il brano di apertura, ‘Tunnel’, emerge proponendosi come lusinghiero biglietto da visita per questa nuova versione dei Varego: un riff immediatamente memorizzabile dal forte impatto ritmico, voce quasi growl alternata a cori onomatopeici (sembra quasi di sentire la sirena), un’apertura melodica stoner/grunge e soprattutto una buona idea tematica per il testo. Coinvolgente!

Decisamente meno interessante la seguente ‘Limbo’ dove si è fatto un uso un po’ eccessivo di riff “buona la prima”. Dopo una strofa trascinata dalla batteria caparbia di Simon Lepor (tra i tre, il mio musicista preferito!) il ritornello di ‘Death’ mi riporta nostalgicamente a certo rock alternativo americano di trent’anni fa, anche se la parte migliore è la sezione strumentale centrale, che espande l’effetto malinconico con efficaci interventi di doppia cassa.

‘Needless’ è costruita sul riff che ogni quindicenne che inizi a suonare la chitarra elettrica, prima o poi, compone e non sembra avere grandi cose da dirci, se non confermare l’identità sonora del gruppo (e una certa passione per James Hetfield).

Nonostante la partenza energica e quel guizzante riff, ‘One’ è una noia. E proprio dopo che il ritrito riff stoner di ‘Wave’ ci ha fatto ormai perdere la speranza di ascoltare ancora qualcosa di interessante su questo album, arriva quello che si propone come l’idea più luminosa del terzetto: la conclusiva ‘Raptus (Un passo e muori)’. La scelta del cantato in italiano si adatta perfettamente a questa versione scarna, essenziale e condensata dei Varego e spero decidano di mantenerla in futuro. Tra Balletto Di Bronzo e Manuel Agnelli, la voce di Davide Marcenaro ci cattura nelle strofe come mosche in una ragnatela di zucchero filato, poi esplode in un ritornello che sa di indie italiano metallizzato, molto efficace. Quintessenza della semplicità primordiale ricercata dal gruppo, credo sia la canzone migliore del disco.

Ci tengo a segnalare la cura che il gruppo ha dedicato alle grafiche, all’elegante copertina e ai curatissimi lyric video, che vi consiglio di correre a vedere!

 

Marcello M

 

TrackList

  1. Tunnel
  2. Limbo
  3. Death
  4. Needles
  5. One
  6. Wave
  7. Raptus (Un passo e muori)

 

  • Anno: 2021
  • Etichetta: Autoprodotto/Distrokid
  • Genere:  Rock Alternativo, post Metal, Prog Stoner

 

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