Con una lunga carriera alle spalle, hanno partorito questo nuovo lavoro dopo circa due anni di gestazione rispetto alla precedente produzione. Mixato da Andrea Corvo vede come produttore Keith Hillebrandt, il cd dalla band viene definito come punto di riferimento per il nuovo movimento musicale con sonorità che slalomeggiano fra Industrial, Electro Rock e Metal.

Quando leggo certi riferimenti mi aspetto sempre una devastazione sonora, un marasma incomprensibile, oppure delle vette compositive tipiche di Stockausen o delle provocazioni portate avanti con sfrontatezza da band come i Suicide. In questi 14 pezzi si respira, invece, molta musica, molta atmosfera, nulla appare improvvisato, non si sconfina mai nella dodecafonia. Non so bene cosa abbiano in mente quando parlano di Industrial music, poichè se facciamo riferimento al movimento nato negli anni 70 dove la sperimentazione regnava sovrana (ricordo un concerto allucinante a metà anni 80 circa in un centro sociale, durante il quale un trio percuoteva delle lamiere sulla base di una batteria al fulmicotone e di una chitarra con accordatura aperta, il tutto scandito da urla lancinanti del presunto cantante) ebbene siamo lontani in questo caso da quel contesto; se invece vogliamo allargare il concetto allora possiamo trovare dei rimandi interessanti  verso quelle timbriche tipiche e conosciute tramite vari gruppi tipo GodfleshNine Inch NailsRammstein.

A volte si percepisce un leggero, lieve, soave Electro Pop quello che ha fatto e segnato le fortune in seguito di band quali per esempio i Depeche Mode: ma in “The End Of A World“, per fare un esempio, c’è anche della profondità, della introspezione musicale, riescono a portare l’ascoltatore verso abissi sconosciuti ed ad indicare, in un secondo momento, ed allo stesso modo, la via del ritorno.

Diciamo che l’impostazione generale è assai moderna, com’è giusto che sia visto che siamo a metà del 2021, ma vista la lunga attività, nascono appunto nel 1992, questo è oltremodo un aspetto sicuramente di qualità. Il susseguirsi delle canzoni non è per niente scontato, non annoia mai e spinge chi ascolta a chiedersi cosa mai verrà dopo ciò che ha appena sentito. In taluni casi è difficile rimanere ancorati alle indicazioni musicali suddette, poichè riescono sempre a spiazzare, a fintare, a dribblare, a far sembrare ciò che poi non ti aspetti (l’inizio à-la Tool di “Radiophobia” ha successivamente tutt’altra narrazione armonica). Uno chef riesce a fare dei piatti prelibati mischiando anche i soliti ingredienti evitando di inventare chissà quali alchimie gastronomiche: questi ragazzi riescono a modulare dinamiche ed atmosfere in modo pressochè magistrale, facendoci ondivagare fra le note del pentagramma (in “Sleep” sembra di ascoltare Halford nel proprio progetto da solista, ma con molta più cupezza, malinconia e consapevolezza dei propri mezzi. Proprio un bel pezzo!).

I laziali sono un passo avanti, hanno una marcia in più, riescono a miscellare diverse soluzioni senza mai perdere la bussola (ascoltare “Nearly Incomplete” dove si passa con somma tranquillità da un incipit con impatto hardcore ad un mid tempo memore di un cadenzato mosh).

Non adatto alle orecchie di tutti, ma chi ha sete di particolari innovazioni ed è alla ricerca perenne di scovare delle novità, allora sì questo cd può andare bene.

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

01. Disruption

02. Proper Use Of Myself

03. Horizon Ignited

04.Stigmatized (Robotripping)

05. The End Of A World

06. Wake Up

07. Lava Bed Sahara

08. Radiophobia

09. Sleep

10. Nearly Incomplete

11. The Pursuit Of Happiness

12. Harsh And Educational

13. Solve Et Coagula

14. Magical Smoke Screen

 

  • Anno: 2020
  • Etichetta: Dead Seed Prod.
  • Genere: Industrial Electro Rock Metal

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