Parlare del Balletto Di Bronzo è come aprire una finestra su un periodo ben preciso che ha visto l’Italia protagonista in campo musicale toccando punti di successo e vertici compositivi forse mai più minimanete avvicinati. Stiamo parlando di una band che, seppur con poca discografia prodotta, ha degnatamente rappresentato quel tipo di musica (il Progressive) che può essere definita come uno strumento per liberare il corpo attraverso la mente, un mezzo per la mente e per la di essa crescita.

Passate certe turbolenze adolescenziali il Prog ha avuto la pretesa, probabilmente, di voler vivere un’età più matura, privilegiando i contenuti stilistici alle forme espressive estemporanee, e creando momenti di maggior intimità, gli artisti cercavano di educare il pubblico a percepire la musica come vera e propria forma d’arte e non soltanto come un disimpegno. Un disimpegno forse se è esistito è stato quello, in tanti casi, da talune posizioni poltiche (anche se molti strumentisti, più o meno apertamente, dichiaravano di appartenere ad una schiera politica oppure a quella opposta), il che portò molti critici a parlare del Prog come di una musica seria, suonata seriamente, con profondo impegno e cipiglio, forse a volte troppo, dove una certa seriosità determinò oltremodo una sorta di depressione espositiva durante quel periodo. Non fu certamente un momento solare, esplosivo, se vogliamo accecante, ma sicuramente un periodo di grandissima creatività. Dopo l’uscita di Sgt. Pepper ci fu come il sorgere della necessità di rilanciare l’idea di una musica colta e consapevole (non spontanea o totalmente immediata) espressione di un Rock sintesi di arte e di musica; non più musica giovane per i giovani, connubio dialettico di passatempo, o specchio espressivo di una frivolezza tipica della spensieratezza e dei balli serali. Quindi non fu nemmeno più centrale la ribellione sociale e il tema politico; non vi era la provocazione fine a se stessa e scomparve anche il concetto di musica per tutti in ogni momento e in ogni dove (concetto questo riscontrabile nella musica da strada). Si fece avanti un nuovo manifesto, un assioma, un diktat artistico: l’idea di una musica colta per persone colte, un gruppo con una istruzione degli strumenti già avviata. Questa nuova visione e la relativa impostazione produttiva ebbe molti proseliti in Europa piuttosto che negli Stati Uniti, vuoi per motivi squisitamente storico culturali e vuoi anche per una longevità intrinseca al Vecchio Continente; ed anche l’Italia non fu immune a questa trasformazione, a questo fenomeno. Il periodo di esplosione del Prog italiano stranamente coincise con un momento non troppo felice della storia repubblicana e cioè quello definito come Anni di Piombo, ma riuscì a produrre notevole quantità di materiale qualitativamente eccelsa aprendo anche le porte, caso forse unico, del mercato d’oltreoceano e inglese. Oltre, appunto, la Premiata Forneria Marconi, il Banco Del Mutuo Soccorso, i New Trolls e Le Orme, troviamo i napoletani Balletto Di Bronzo.

Dopo l’esordio, datato 1970, con “Sirio 2222“, un disco che si inseriva fra il Beat ed il Pop dell’epoca, l’ingresso di Gianni Leone porta nuova linfa alla composizione, un’energia incredibile e consente alla band di partorire un disco molto importante nella scena prog italiana del periodo: “Ys“, sebbene non di immediata e facile assimiliazione, presenta degli intrecci futuristici, incredibili ed impensabili fra voce, tastiera e batteria.

Questo “Official Bootleg” (che pare un ossimoro beffardo) è una parte di un live eseguito a maggio del 2018 presso un locale di Roma ed è uscito per la genovese Black Widow Records (nome preso molto probabilmente dalla band omonima britannica) nel 2020. Registrato molto bene, contiene tutte le tracce (eccetto l’ultima) dell’album del 1972 appunto “Ys“; Leone alla tastiera, insieme a Ivano Salvatori al basso e Riccardo Spilli alla batteria propongono un repertorio pieno di energia, passione e sudore a dispetto del tempo andato che riesce a toccare anche atmosfere velatamente Pop anni 80 che si allontanano decisamente dal contesto prog presente nel resto del live (“Diaframma“). Troviamo a metà concerto “Donna Vittoria” lato b di un singolo uscito nel 1973 inciso con la Polydor e “La Discesa Nel Cervello” pezzo contenuto nell’album live “Trys” uscito nel 1999.

Chiude questa ennesima testimonianza di profonda cultura musicale lontana anni luce da tutto ciò che conosciamo commercialmente, “Marcia In Sol Maggiore” traccia incisa come partecipazione ad una compilation del 1997 dal titolo ‘Progressivamente‘.

Acquisto caldamente consigliato per capire cosa sia realmente la musica italiana!

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Introduzione
  2. Primo Incontro
  3. Secondo Incontro
  4. Terzo Incontro
  5. Donna Vittoria
  6. La Discesa Nel Cervello
  7. Diaframma
  8. Primo Incontro Featuring Nevruz
  9. Marcia In Sol Maggiore
  • Anno: 2020
  • Etichetta: Black Widow Records
  • Genere: Progressive

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