l dilemma che spesso attanaglia opere artistiche riguardanti il symphonic metal è sempre stato tra il capolavoro e il kitsch. La distanza tra il top e il baratro è spesso legata ad un filo, essere protagonisti o anonimi è il rischio che si corre. Gli Aquilea dunque si gettano nell’arena a capofitto, dopo 3 anni dalla loro formazione e la pubblicazione di due singoli, più un terzo che anticipava l’album, che siamo a recensire.

Il progetto internazionale è opera di PierLando Baldinelli, compositore, arrangiatore e polistrumentista che ha coinvolto la cantante operistica Cae Lys e il chitarrista Alessio Tolloi. Per la produzione si è pensato in grande coinvolgendo Fredrik Nôrdstrôm (Arch Enemy, Opeth ecc…). L’ambizioso progetto prende il nome dall’antica città romana Aquileia alla quale è dedicato il concept dell’album narrandone le vicende dei suoi primi due secoli di vita, attraverso ogni brano del disco in questione.

Le reminescenze che portano a gruppi stoorici del genere quali Nightwish o i corregionali Rhapsody sono evidenti, l’idea di introdurre la parte cinematic ispirandosi alle soundtrack di film epocali non è male e nel complesso il prodotto offertci non è male.

Si può discutere sull’uso esagerato di parti elettroniche come la drum machine, ma del resto oggi specialmente in determinati generi musicali chi è che non li usa? Detto questo, apprezzo il coraggio di mettersi in gioco da parte del gruppo di Monfalcone, e la loro voglia di stupire narrando di storie antiche spesso dimenticate. Di fronte ad un’opera così composita è  impossibile fare una recensione track by track, più o meno le canzoni si equivalgono, non ne ho trovata una che colpisca in particolare (‘Alessandria‘ se proprio insistete) e questo potrebbe anche essere un difetto. L’enfasi però, se vi si approccia con la giusta misura, è tanta le melodie coinvolgono e la voce di Cae rimbomba tramite le casse nella sua tecnica di soprano spinto. Le chitarre sono ben bilanciate, un giudizio migliore può avvenire solo live dove i valori emergono se si hanno.

Un pregio che ho riscontrato sono le composizioni quasi mai di durata superiore ai 4 minuti, difetto che nel genere invece si trova spesso con il rischio di tediare oltremodo l’ascoltatore. Quindi il tutto scorre abbastanza limpido senza noiose interferenze o lagne che dir si voglia. il lato pacchiano del symphonic viene spesso assalito dalle parti growl sempre discretamente bilanciiate. Non va oltremodo dimenticato che i componenti sono di giovane età, percui il futuro, pur trattando tematiche antiche, è tutto dalla loro parte.

Si nota anche sul lato compositivo la ricerca di suoni anche difformi da quelli proposti come ad esempio nella epico/folkeggiante ‘Mother Earth Time‘ o nella tenebrosa ‘XIII‘ dove la parte vocale, oltremodo inquietante, è affidata allo stesso PierLando Baldinelli. Mentre la conclusiva title track ci trascina, con la totale assenza di strumenti elettrici, nell’etereo mondo della sinfonia operistica.

Prima di chiudere vorrei elogiare l’ottimo epk, veramente completo, cosa anche questa non sempre scontata da parte di label e band.

Insomma ‘Beyond The Elysian Fields‘ è il classico disco che si ama o si odia, in base ai gusti di ognuno, io posso solo affermare che la qualità è davvero alta e che il suo ascolto ci porta indietro nel tempo, in un viaggio pregno di storia ed epicità. Tanto mi basta per ritenerlo degno di ascolto ed acquisto per gli amanti del genere e non solo. Piacevole scoperta.

 

Klaus Petrovic

 

TrackList

  1. 573 A.U.C.
  2. Aeterna
  3. Bridges To Liberty
  4. Morpheus Valley
  5. Flight Of The Eagle
  6. Legacy Of Memories
  7. Alessandria
  8. Mediolanum Swamps
  9. Aquae Sextiae
  10. Mother Earth Time
  11. Back To The Bridge
  12. A Day Before The Wolf
  13. XIII
  14. Beyond The Elysian Fields
  • Anno: 2020
  • Etichetta: Saturnia Records
  • Genere: Symphonic Metal

Links:

Sito Ufficiale

Facebook

Instagram

X

Spotify

Bandcamp

ReverbNation

YouTube

Sito Etichetta

Autore