Viareggio è una città che si affaccia sul mar Ligure, un posto dove sostanzialmente non si vive malissimo. Ma non c’è soltanto il caldo sole dell’estate che brulica di turisti; non è soltanto il mese del baccanale caratterizzato da uno dei più famosi carnevali; non esiste esclusivamente il richiamo da paese dei balocchi attivo tutto l’anno. Non c’è soltanto questo insieme di cose, no, e questo Giacomo Cerri, il compositore della quasi totalità delle partiture degli otti pezzi in questo secondo lavoro (dietro al banco di regia c’è il signor Alessandro “Ovi” Sportelli), lo sa benissimo.

Si respira quel senso di infinito che entra nel profondo quando si è da soli in cima al molo e davanti al mare aperto; la ricerca ossessiva del suono perfetto si percepisce ad ogni angolo di ogni singolo pezzo, si insinua fra l’impalcatura delle sovraincisioni, fra i suoni distorti, fra gli accenti ritmici e le dissonanze lievemente accennate. Sì può essere paragonato ad un viaggio epico questo cd, perchè se ascoltato con la dovuta calma e pacatezza, con la giusta inclinazione percettiva e senza preconcetti nei confronti di un combo che per scelta stilistica non annovera fra le proprie fila la voce solista, ebbene allora si potranno scoprire le atmosfere nascoste della città versiliese palesate qui con rispetto su questa opera.

La solitudine delle passeggiate in solitaria sulle spiagge deserte senza ombrelloni, quella cupezza che si respira dalla bonaria tranquillità del mare d’inverno, grigio e rilassato dopo le fatiche estive. Si avverte la rigidità del vento quando scende in picchiata dalle Alpi Apuane e ti taglia la faccia e ti fa sprofondare nel cappotto facendoti irrigidire tutti i muscoli cervicali: “Juno” sembra che scandisca i passi di un cercatore ramingo ed isolato perso dentro i propri pensieri, tale è la riuscita sonora, prolungata, narrante a volte, una resa che trova della luce nella brillantezza del suono del basso di Iannazzone.

Sì è vero si potrà dire che c’è molto dei Tool in questi pezzi, ma ben vengano queste re – interpretazioni, e se vogliamo anche rivedute e corrette, perchè comunque non è semplice descrivere le situazioni non usando le parole, le liriche; la musica qui si fa pensante, ontologica quasi, descrittiva, didascalica, nulla è lasciato al caso, vi è un tendere alla compiutezza ma si ha le sensazione di avvicinarvisi di afferrarlo forse. Bravi nel prendere, afferrare, lavorare, plasmare e ridare a noi comuni mortali che nemmeno nelle nostre massime aspirazioni ne potremmo avere un solo piccolo strumento per affrontare questo iter artistico: ne è un esempio l’uso della batteria da parte di Sandro Marchi, il quale sapientemente non fa da contorno, da presenza metronomica, ma è la giusta, idonea cornice alle pennellate che vengono impresse sulla tela bianca della realtà dalla chitarra. Tutti e tre i musicisti sanno dosare, calibrare magnificamente la potenza dei loro motori/strumenti/potenzialità, sanno quando è il momento di entrare più decisi, quando dare una sterzata all’incedere del pezzo; hanno capito, infine, che a volte bisogna anche rallentare, prendere fiato e dare spazio alla vaghezza, all’interrogativo surreale, alla pausa sospensoria come per prepararsi ad un’altra introspezione.

Un passo decisamente avanti rispetto al già buono lavoro precedente d’esordio: auguro a questo trio un perenne peregrinare fra le nostre 12 note, una continua researche esistenzial-sonora, affinchè riescano a produrre ancora questi viaggi iperborei nei meandri delle nostre ansie musicali

 

Leonardo Tomei

  • Anno: 2020
  • Etichetta: Argonauta Records
  • Genere: Progressive Metal

 

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