Avevo lasciato gli Slap Guru, formazione per 1/4 italiana e per il resto spagnola, nel 2016 con l’esordio ‘Cosmic Hill’, il quale lasciava presagire ottime cose. Nel frattempo è uscito un altro cd (Diagrams of Pagan Life) sfuggito ai nostri radar e adesso si ripresentano con questo concept dal titolo ‘Umashi’s Odyssey‘ tratto da una novella scritta dal chitarrista Alberto Martin Valmorisco, il quale però lo scorso anno ha lasciato il gruppo insieme a Javier Labeaga Burgos (bassista). I due sono stati sostituiti da Andrea Ballini alla chitarra e Matteo Nigel Lonardi al basso, spostando così l’equilibrio del combo verso l’Italia dato che di componenti spagnoli rmane il solo batterista Josè Medina Portero.
Tornando all’album gli stilemi della band rimangono pressappoco quelli dell’esordio con un evidente miglioramente nella fase compositiva, un concept non è mai facile da strutturare, sia in quella musicale, sempre di hard blues in maggior parte si tratta (‘Acid One‘) ma con diverse sfumature che nei vari capitoli di questa opera emergono. Ad esempio ‘Dark Militia‘ sorprende per la sue vigorose accelerazioni e i repentini cambi di tempo, notevole l’esecuzione delle chitarre. Di altra categoria ‘Sidereus Fatum‘, sette minuti di apoteosi musicale che ci riporta ai seventies o addirittura ai sixties, un trip musicale che mescola blues, acid, psichedelia e rock duro comn maestria totale. Alla prima parte tenue si aggiunge la seconda assai più imponente.
Più complessa e conseguentemente meno di impatto ‘The Night With It’s Spell‘ che presenta comunque dopo una larga parte iniziale cupa tra accenni doom e altri stoner, un finale più arrembante di acid blues. Sottolineo che la produzione è molto in linea col genere di suono antico che si vuole creare. Dopo alcuni brani di lunga durata arriva la scoppiettante ‘Erkil‘ che in poco più di tre minuti sconvolge quanto sentito finora sondando il terreno del punk sci-fi.
‘Who Can Say It’s Night‘, è una ballata blues affabile con protagonista la chitarra che ci delizia di vari assoli, ma tutto il gruppo è sul pezzo che risulta tra i più piacevoli e al contempo, retrò, di tutto il cd.
L’inizio acustico di ‘My Shadow Kills‘ apre a un breve intermezzo orientale che va poi a iniziare un viaggio interplanetario composto di variegazioni sonore di buon impatto con questo mood mediorientale che lo rende più corposo in un conesto di space music.
Degli Slap Guru apprezzo molto questo non cedere alle regole imposte e avere il coraggio di spaziare in vari temi musicali riuscendo comunque a legare i vari brani in maniera egregia.
‘The Blind Polifemo‘ esorta al movimento del corpo con le sue parti sincopate, la chitarra svolge al solito un ruolo mastodontico, ma ottime anche le linee di basso, non ci si annoia mai in questo cd. E ancora non è arrivato l’epilogo, infatti ‘The Plastic Island‘ concede il dubbio della conclusione felice o meno di Umashi (Seguite bene i testi) ma soprattutto esprime la genialità del combo italo-spagnolo, l’esaltazione delle loro doti che siano tecniche e compositive, la band esalta se stessa convergendo neel brano tutto il bene fino a qui ascoltato, producendo suoni di varia estrazione influenzati dal meglio della musica rock degli ultimi 60 anni.
Si va a chiudere con i suoni orientali della malinconica ‘Meeting The Mermaids‘, contraltare del pezzo precedente e proprio per questo adatta al finale.
Slap Guru, trovare una definizione non mi è semplice, sono incerto tra necessari e fondamentali per il movimento musicale, sperimentatori e conservatori, due facce di una medaglia che non può che essere d’oro.
Klaus Petrovic
- Anno: 2020
- Etichetta: Sixteentimes Music
- Genere: Hard Rock
Links: