Luigi Jamundo è un polistrumentista che ha forgiato la propria esperienza tra i palchi della scena veronese militando a lungo negli Allegro Vivo Bis. Durante questo percorso, aveva abbozzato varie composizioni che furono poi accantonate in quanto non in linea con il profilo e le esigenze della band. A seguito dello scioglimento di quest’ultima nel 2014, la passione per il metal e la voglia di appagare la propria vena compositiva, maturarono in Luigi la decisione di non voler riformare una band man bensì di dare vita a un progetto solista che ci troviamo qui a recensire: Winter Owl

L’album si presenta come un EP di cinque trace dallo stampo puramente progressive metal fine anni 90, tra le maggiori influenze lui stesso cita: AyreonSymphony X e Dream Theater.

Ad aprire le danze è ‘Jolly Roger‘: un intro atmosferico ci immerge nel freddo vento dei ghiacci del nord per poi partire con un riff solido ma solo introduttivo. Seguono infatti uno stacco marcato e una strofa vocale che presenta qualche incertezza, forse accentuata da una sezione ritmica poco corposa; il tutto si riprende vivamente nel ritornello grazie alla melodia vocale e al supporto corale che rendono il pezzo più sostenuto. Vi è anche un contributo da parte degli inserimenti solisti che apportano un arricchimento tecnico senza snaturare il brano.

Fin dalle prime battute sono chiare e forti le fonti di ispirazione musicale, proprio per questo ‘Cursed Sanctuary‘ ci fa fare un tuffo nel 1994, anno di pubblicazione di ‘Awake’, a mio parere uno degli album capolavoro del genere. Il brano parte molto bene, la solidità espressa facilità una fluida amalgamazione delle idee dando vita ad un piacevole connubio tra gli strumenti, un risultato decisamente inaspettato per un progetto solista. Sono gradevoli anche le parti soliste della chitarra preambolo introduttivo di uno stacco vocale sostenuto dall’arpeggio di piano. Tutto molto riuscito, peccato che sul finale arrivi un po’ di confusione, le idee sviluppate in precedenza non vengono riprese e il tutto si chiude con una dissolvenza poco congeniale.

Bad Dream‘ è una ballad malinconica caldamente interpretata da Marco Vantini. Vi è una forte somiglianza tra la sua la timbrica e quella di Andi Deris, epico cantante degli Helloween che i più anziani ricorderanno sicuramente con piacere. La buona interpretazione e la timbrica calda sono i pezzi portanti della canzone che non si disperde mai risultando semplice ma allo stesso tempo funzionale.

Time’s Up‘ è uno strumentale di circa 4 minuti che presenta degli spunti piacevoli. L’intro è sperimentale ma bello, l’utilizzo di sonorità insolite per il genere si fa notare in virtù del fatto che non risulta forzato. Dopo circa un minuto arrivano i giochi di botta e risposta, prima tra chitarra e batteria poi con la tastiera. Il brano scorre senza sfociare in tecnicismi inutili e gli amanti di quel progressive metal fine anni 90 apprezzeranno sicuramente certe finiture, è un peccato notare l’assenza di partiture di basso articolate e sostenute.

L’EP si chiude al quinto brano con ‘Ghost‘, che definirei spiazzante e poco in linea con quanto presentato nei soli quattro brani precedenti. E’ un cambio di direzione totale quello che avviene sia per ciò che concerne il sound che la composizione. L’introduzione di una voce femminile contribuisce a rendere i suoni meno cupi e più colorati ma allo stesso tempo denota alcune lacune dal punto di vista interpretativo.

In conclusione: ‘Cursed Sanctuary‘ è un progetto solista che non ha particolari pretese ma vuole principalmente portare alla luce composizioni rimaste incompiute senza alcun tipo di compromesso. Quindi sotto questa prospettiva possiamo dire che sia un prodotto riuscito che merita sicuramente l’ascolto. Tuttavia se volessimo valutare il progetto imparzialmente, senza tener quindi conto di eventuali travagli produttivi riversatisi su un singolo componente, il mio il giudizio sarebbe diverso. L’assenza di una band è infatti percepibile in molteplici instance, a causa della poca fluidità di interazione tra gli strumenti, a tratti esasperata da un basso poco convincente; tutto questo questo contribuisce a mettere in evidenza una scarsa chiarezza dal punto di vista compositivo, forse frutto di idee mutate nel corso degli anni di realizzazione. Un progetto che però sarebbe potuto risultare molto interessante se sostenuto da una line up completa e dedicata; speriamo quindi di poter sentire Luigi all’opera con una band solida in un futuro magari non troppo prossimo.

 

Paolo Prosil

 

TrackList

  1. Jolly Roger
  2. Cursed Sanctuary
  3. Bad Dream
  4. Time’s up
  5. Ghost

 

  • Anno: 2019
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Progressive Metal

 

Links:

Youtube

Facebook

Bandcamp

 

Autore