Quando si parla di black italiano nel corso degli ultimi quindici anni, spesso si tende a guardare ai soliti nomi, spesso giganti appesantiti da due decadi di attività che riciclano idee già logore in modi discutibili.

Temibile, bizzarro, curioso e bergmaniano. E poi l’abisso, il buio, la lunga caduta giù, lungo tutto l’imbuto dell’inferno.

Argento vivo. Espressione idiomatica azzeccatissima per descrivere concisamente la proposta musicale dei riminesi. Una creatura multiforme, dinamica, sempre rampante eppure anche ermetica, permeata da una forte ricerca concettuale, manifestando una volontà compositiva dedita a una profonda indagine filosofica ed esoterica legata alla rievocazione storica e al risveglio della coscienza spirituale dell’ascoltatore.

La poetica del combo nega la funzione della ragione in quanto unica via conoscitiva della realtà. Comporre musica equivale a esplorare le vie della realizzazione del sé, nell’ottica di un’intima ricerca gnoseologica il cui scopo ultimo è quello di soddisfare un primitivo bisogno di liberazione dall’opprimente razionalismo della società contemporanea, un viaggio trascendente che innalza l’essenza dell’ascoltatore portandolo sul sentiero verso l’illuminazione e l’elevazione spirituale attraverso la retorica decadentista.

Il materiale qui presente è un black metal semplice, senza fronzoli, veloce e grezzo, ma registrato bene ed anche abbastanza pulito, di chiara derivazione norvegese o, per meglio dire, darkthroniana, scoprendo un riffing molto ispirato. Un black metal cruento e bestiale senza viaggiare su ritmi da capogiro, con lo stile old school che prende decisamente il sopravvento e dà un’impronta forte ai brani contenuti in questo full. Trionfano i riff al fulmicotone, tetri e brutali, che imperniano le veloci staffilate delle tracce che vanno a comporre il disco. Ferali e thrashosi come da tradizione, scelgono di deporre i momenti in favore di un disco massiccio, devastante dalla prima all’ultima nota. Questo piccolo pugno di tracce mostra un aspetto più inusuale e perché no, più epico del Metallo Nero targato Italia:  lo scream ai limiti dell’umano disperde vibrazioni emperoriane, persino burzumesche nella loro teatrale disperazione. La melodia si fa strada tra le quattro lunghe tracce  e le atmosfere sono più malinconiche grazie all’alternarsi di riff lenti, ipnotici e maledetti a improvvise accelerazioni furiose.

I riff sono cacofonici ma rimangono impressi nella carne, la voce è qualcosa di veramente bestiale,  come una registrazione proveniente dall’aldilà, che quasi ricorda gli Ondskapt e Nocturno Culto: il registro vocale muta continuamente mantenendo una sua impronta personale;  già alla fine del primo capitolo dell’album si vedono ricalcare le orme delle preghiere di Per “Pelle” Yngve Ohlin. Infine la cosa che rende questo album irripetibile: la produzione della batteria. Una sconfortante macchina infernale dal suono ossessivo del rullante e dai riecheggianti e minacciosi tamburi: quando le bacchette colpiscono le pelli, quando si spinge sull’acceleratore, sono le membra di tutti i dannati che tremano e si contorcono nelle viscere dell’inferno.

La prima linea del fronte del black moderno si è ormai talmente stravolta grazie a continui inquinamenti e sperimentazioni, che a volte si fatica persino a ricordare quale dovrebbe essere il vero volto del genere più nero del metal e i Deadly Carnage sono qui a  ricordarlo: è una macchina da guerra che trova linfa vitale nel modo tutto scandinavo di concepire i riff, ripetuti con ossessione vertiginosa, supportati dalla batteria devastante ma mai esagerata.

Pochi sono stati sul suolo italico in grado di rievocare quelle mistiche atmosfere glaciali, melodiche, impalpabili ed irraggiungibili, ma prettamente terrene e diaboliche che hanno fatto di questa musica un vessillo.

Decadenza è il manifesto camaleontico e bizzarro di tutte le cosmogonie demoniache medievali; il fruitore non può far altro che prendere coscienza della sua impossibilità di linguaggio, apprendere i tormenti e le pene attraverso i pittogrammi gotici di questo nero affresco.

(L’album pubblicato nel 2008 ed esaurito in breve tempo, trova ora nuova linfa vitale in questa riedizione).

 

Giuseppe ‘Dissected’ Patella

 

TrackList

  1. Antica Europa
  2. 1486
  3. Sogno Evanescente
  4. Facing The Pain To Eternity

 

  • Anno: 2008/2020
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Black Metal

 

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