Ancient Knights (che nome, ragazzi…) è un progetto da studio finalizzato alla realizzazione di quella musica con batteria “finta”, chitarre elettriche e orchestrazioni virtuali che, per convenzione e abitudine, chiamiamo ancora “metal”. Non una band vera e propria, quindi, ma un insieme di talenti radunati e organizzati da Andrea e Marcello Atzori, le menti dietro a questa opera. A proposito, “Metal Opera” è l’etichetta che loro stessi vorrebbero applicare all’intero progetto, che prevede almeno un sequel. Etichetta né nuova né particolarmente pertinente, a mio avviso, ma che alludendo ai progetti di Tobias Sammet rende bene l’idea della molteplicità di personaggi coinvolti, dai grossi nomi agli illustri sconosciuti.

Come avrete intuito siamo in zona ”metal sinfonico”, con pennellate di neoclassico (e neomelodico…).

Il concept è altrettanto esplicitamente una ennesima riproposizione della saga di Re Artù, con una Camelot idealizzata e oleografica, proiettata in un idillio arcadizzante un po’ infantile e di scarsa credibilità.

I nostri inanellano una serie di perle melodiche dimostrando una vena compositiva ispirata e competente (per quanto palesemente derivativa), ma il tutto è sempre intermezzato da elementi musicali che sembrano copiaincollati da dischi altrui, rendendo meno interessante ciò che comunque c’è di buono.

La batteria è ben arrangiata e suonata (o programmata?) ma risente di quei suoni campionati che conferiscono un’atmosfera rigida e amatoriale alle registrazioni.

Escludendo intro, outro e tre versioni alternative, restano solamente cinque brani effettivi, facendo pensare più a un EP ben diluito che a un album pensato organicamente. A onor del vero devo dire che l’introduttiva “March of the Ancient Knights” non è la solita fuffa sinfonicheggiante, ma si sforza di proporsi come composizione dignitosa (effetti sonori di repertorio a parte) con uno sviluppo interessante e funzionale.

Una buona prova di composizione e arrangiamento è il brano di apertura, “Secret Castle Of Love”,  con un’atmosfera alla Rainbow e sezioni smaccatamente malmsteeniane, ottimamente cantata da Göran Edman, un po’ meno dall’ospite femminile.

Ancora buone melodie e interpretazioni in “The Usurper” (di cui esiste anche una versione duet abbastanza superflua), in cui l’omaggio al virtuoso chitarrista svedese si concretizza nel plagio della sezione solistica rallentata.

Forever” è l’immancabile ballatona, più originale nella musica che nel titolo. Azzeccata la scelta di farne una versione in spagnolo (e con nuovi assoli), essendo il pezzo caratterizzato da una mielosità latina non del tutto sgradevole.

È finalmente la volta della title track “Camelot” in cui possiamo udire l’effetto grottesco di un Fabio Lione che sembra cantare una sigla dei Puffi, anche se la fonte d’ispirazione originale per il brano credo fossero gli Helloween più scanzonati a braccetto coi Blind Guardian più ariosi. A corroborare l’”effetto pufflandia” contribuisce in maniera devastante la versione italiana del testo: una delle cose più imbarazzanti che mi sia mai capitato di ascoltare. Mi rivolgo a tutti voi autori con velleità di scrittura testi in italiano: acquistate questo CD e fate di “Camelot – italian version” il vostro Bignami del “cosa non fare”. Scusate se insisto, ma è qualcosa di talmente squalificante da mettere in discussione tutto ciò che di buono è contenuto in questo album. E purtroppo, data l’efficacia della scrittura musicale, vi rimarrà appiccicata alle orecchie per giorni. Alessandra Valeri Manera in confronto è Manzoni.

C’è un evidente problema con i testi dei vari brani, che per superficialità e abbondanza di frasi fatte sembrano scritti tutti quanti in un solo pomeriggio.

Prophecy Of The Magic Kingdom” è un po’ l’emblema di questo progetto: parte in maniera entusiasmante, con un riff finalmente degno di questo nome e una grande performance di Elisa C. Martin alla voce, per poi perdersi in un affastellamento di solismo neoclassicheggiante e frasario di repertorio.

Il saccheggio della banca degli effetti sonori continua con l’outro “Wispers In Shadows” dove poche note di un drammatico violino e una bella voce narrata (tipo nonno dei Manowar) ci accompagnano alle bonus track.

Gli Ancient Knights hanno il pane ma non i denti: autori non certo di primo pelo, hanno tutti gli strumenti a disposizione per comporre e proporre musica in maniera professionale, peccato che non abbiano nulla da dire. Nulla di interessante, almeno.

Bella la copertina, adatta nella sua leggera eleganza al contenuto musicale. Ancora più bella la versione “a matita”, non dipinta. Simpatica anche quella del singolo “Camelot”, con tutta l’armata Brancaleone dei collaboratori rappresentata.

Consiglio ai fan del genere di dare un ascolto a questo prodotto, anche se personalmente ritengo che là fuori ci sia qualcosa di più interessante a cui dedicare le orecchie.

 

 

Marcello M.

 

TrackList

  1. March of the Ancient Knights
  2. Secret Castle Of Love
  3. The Usurper
  4. Forever (Light On Me)
  5. Camelot
  6. Prophecy Of The Magic Kingdom
  7. Wispers In Shadows
  8. Camelot [Italian version]
  9. Verdadero Amor (Para Siempre) [Forever Spanish Version]
  10. The Usurper [Duet Version]
  •  Anno: 2020
  • Etichetta: Diamonds Prod.
  • Genere: Heavy Metal Opera

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