Mi trovo bel bello in vacanza in una ridente località della Valtellina quando, per oscuri motivi di compulsione, controllo la posta su messenger, ed ecco comparire il bel faccione del mio direttore (un applauso al direttore…) che mi intima dalle sue residenze segrete :- Ah Leona’ invece di sta co le palle in mano vedi di scrivere le tue solite menate intellettualoidi su questi quattro ragazzi.

E quindi, obbedendo, non da Teano, al diktat redazionale, mi lancio volentieri all’ascolto del cd e devo dire che ad un primo impatto ne rimango anche positivamente sorpreso. La padrona di casa, la quale gentilmente e pazientemente mi ospita, passando or ora nelle vicinanze esclama :- Leonardo (accento tipicamente lombardo che non apre la e nemmeno sotto tortura) non sapevo ti fossi messo ad ascoltare gli Evanescence. Ma andiamo con calma perchè certi riferimenti potrebbero essere fuorvianti, precipitosi e quantomeno sommari.

Nati nel 2015 dalla mente del chitarrista Pierluigi Carocci con il proposito di mischiare le sonorità tipiche del metal estremo con quelle più moderne e melodiche caratterizzanti band quali Cradle of Filth. Si unisce fin da subito al nostro guitar hero Julia Elenoir alla voce alla quale farà seguito la sezione ritmica equamente divisa fra la potenza bassistica di Riccardo Zito e la precisione tempistica di Andrea De Carolis alla batteria.

Sono qui alla seconda fatica dopo  “Sacred/Scared” del 2017 bene recensito dalla stampa specializzata e che ha portato come frutto la band a condividere i palchi di svariati festival con altri gruppi del mainstream tra i quali, per citarne alcuni in ordine sparso, troviamo Immolation, Dark Tranquillity, Agnostic Front, Sepultura. 

Questo “Dark Mother” non lascia respiro ma allo stesso tempo ti spiazza: quando la rocciosità musicale messa in campo dai quattro potrebbe scivolare nella monotonia sonora, in un unicuum predefinito, ecco che un passaggio, uno stop, un cambio di tempo portano l’ascoltatore su binari diversi, riallacciano con un colpo secco di briglie il filo dimenticato dell’attenzione. Si definiscono nella biografia Industrial Metal ma qui signori si va decisamente oltre; troviamo uno splendido mix di corsi e ricorsi musicali, ci accompagnano in un viaggio oscuro, diretto, controcorrente, ci trascinano zavorrati in un abissarsi lento inesorabile con una cadenza precipitosamente verniana.

10 pezzi (più l’intro) sono da gustare in apnea, con attenzione e devozione, e seguendo questo piccolo consiglio rimarrete intrappolati nelle viscere infernali di un oceano nero, cupo, tetro, oscuro e criptico, e nientemeno non potrete fare a meno di sbarrare gli occhi e drizzare le orecchie di fronte alla spiazzante “Feel The End” degno interludio crepuscolare, un omaggio alla decadenza Post Punk e prodromo di un certo proto New Wave/Dark. Degna di nota è l’abilità tecnica della cantante che riesce a passare dal growl al pulito con una facilità disarmante: l’impatto che ha avuto su di me è stato canonico e non si discosta dalle lezioni teoriche dettate a suo tempo da Jeff Becerra. Troviamo sintetizzati magnificamente ritmo cupo, attacchi decisamente gutturali ed un suono molto profondo. Riesce a non eccedere ad uno screaming che, secondo me, risulterebbe fuori luogo e che andrebbe ad intaccare la linea vocale in pulito la quale, anzi, desta meraviglia per la raffinatezza, la precisione, la pronuncia e la giusta dose di cattiveria.

Una band nostrana da portare avanti come esempio con onore e a testa alta. Complimenti.

 

Leonardo Tomei

TrackList

  1. Collapsing Theory
  2. Embrace The Fury
  3. Several Injuries
  4. The Awakening
  5. Black Ocean
  6. Cold Deception
  7. Feel The End
  8. Old Angel Midnight
  9. Blind Addiction
  10. Before The Flood
  11. Silent Spring
  • Anno: 2019
  • Etichetta: Time To Kill Records
  • Genere: Extreme Metal

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