Dopo circa un anno i toscani Astral Fire provano a riregistrare integralmente il proprio demo di debutto riuscendo nell’incredibile impresa di farlo suonare nuovamente come un demo!

Mi spiego meglio: se da un lato possiamo assistere a una serie di oggettivi miglioramenti in merito ad alcuni suoni (la batteria meno spudoratamente finta, le chitarre presenti e abbastanza mordenti), permangono tutte quelle ingenuità, compositive e non, che caratterizzano inevitabilmente i primi anni di una band. Preoccupa un po’, nel valutare la maturità del quintetto, la reiterazione: è un po’ come riconsegnare lo stesso compito in classe con le stesse risposte imprecise, ma riscritto in una calligrafia un po’ (ma poco) migliore…

 

Il genere proposto è facilmente etichettabile dagli stessi giovani musicisti: “heavy classico in una cornice di roccioso Power Metal”!

Dopo una minacciosa e fuorviante intro che per qualche motivo mi ha ricordato gli Alice In Chains (forse per il riff carino della sezione finale?), si passa senza particolare nesso di continuità al vero brano di apertura, quella ‘Oversoul’ per la quale è stato realizzato un lyric video che ha avuto su di me un irrefrenabile effetto esilarante… Tra immagini, testo (che sembrava ottenuto con un generatore random di parole) e la traballante voce di Maurizio Bergamini si sono susseguite sotto ai miei occhi sequenze che vi consiglio di godere.

Con la sua influenza alla Rhapsody, resta comunque il brano migliore dell’EP. La sezione strumentale che contiene gli assoli è aperta da un riff che, se da un lato non è destinato ad entrare nell’almanacco dell’originalità, è talmente travolgente e convincente da far dimenticare tutto il resto.

 

‘Back to life’ musicalmente è vicina alla proposta dei primi Alpha Tiger, senza mai riuscire a competere con la loro naturalezza e professionalità. Basso in evidenza, chitarre armonizzate a profusione, una buona iniezione di Gamma Ray e una voce dalle buone potenzialità che però non convince mai del tutto (intonazione strofe).

‘Hills Of Destruction’ ha un piglio più aggressivo e americaneggiante, tanto da far subito venire in mente (fatte le dovute proporzioni!) i Jag Panzer.

La lunga title track chiude il dischetto con una composizione che pesca un po’ standard dei Gamma Ray (intro arpeggiata, riff con le melodie in palm muting, strofa su accordi aperti di chitarra pulita, e così via) senza però coagularli in un pezzo memorabile.

 

Intendiamoci bene: i ragazzi non suonano affatto male! Anche dal vivo assoli e armonie vocali sono curati con perizia, ma resta il grosso problema di fondo: la capacità di convogliare un messaggio (che per quanto confuso, già c’è) all’interno di una grande canzone capace di coinvolgere, veicolando il tutto con una urgenza performativa contagiosa.

Eh, lo so, non è facile per nessuno…

Recentemente il gruppo si è separato dal cantante e il mio auspicio è che tornino ad essere un quartetto, proprio come ho avuto il piacere di vederli dal vivo su youtube… per me funzionano meglio!

Copertina, logo e foglio di presentazione sono, ahimè, perfettamente in linea con la qualità della proposta.

 

Marcello M.

TrackList

  1. Omen Of The Unknown
  2. Oversoul
  3. Back To Life
  4. Hills Of Destruction
  5. Defy The Lights
  • Anno: 2019
  • Etichetta: MASD records
  • Genere: Power Heavy Metal

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