Per una serie infinita di motivi, rimanere oggettivo come mi sarebbe richiesto in sede di recensione è per me ai limiti dell’impossibile quando si parla della Strana Officina. Vuoi a causa di quella musicassetta prestatami da mio cugino quando avevo appena quindici anni, musicassetta che ha marcato il mio primo contatto col panorama metal italiano; vuoi perché a un loro concerto, quando il mio orologio biologico marcava sedici anni e mezzo, ho avuto modo di conoscere Klaus gettando così le basi (anche se allora non potevo saperlo) per la mia avventura targata Italia di Metallo.

Ancora più difficile non cedere a un vortice di ricordi quando la tracklist include brani storici quali ‘Difendi La Fede’ ‘Guerra Triste’: versione italiana della ben più nota ‘Metal Brigade’ la prima, già edita nell’86 nel ‘Ritual Promotional Tape’, cassetta promozionale di quello che l’anno successivo sarebbe diventato il fortunato ep ‘Ritual’ marcando il passaggio al cantato in lingua inglese; risalente addirittura a una demo del 1983 la seconda. Due brani sicuramente noti ai più, complice anche l’opera di ripescaggio storico ‘Rare and Unreleased’ targata Jolly Roger Records.

Va da sé, data la gloriosa storia della band in questione, che non sarà certo questo album ad aggiungere o togliere qualcosa a un nome che per il panorama heavy metal italiano rappresenta una garanzia. Se il precedente ‘Rising To The Call’ portava con sé un sacco di responsabilità e implicazioni, marcando nel panorama discografico il ritorno dopo oltre 20 anni del nome Strana Officina e al tempo stesso il debutto della nuova generazione dei Cappanera, chiamati a non far rimpiangere i compianti Fabio e Roberto soprattutto in sede di songwriting, con questo ‘Law Of The Jungle’ i quattro di Livorno possono finalmente fare musica solo per se stessi.

E si sente: quello che ne esce è un disco maturo, compatto, omogeneo, mai frettoloso e sempre fedele alla propria storia. Manca un brano clamoroso alla ‘Beat The Hammer’, diciamolo subito, ma al tempo stesso non si registrano punti morti o forzature che invece, smaltito l’entusiasmo iniziale, riscontrai nel precedente lavoro. Nel complesso i nostri evitano di spingere troppo sull’acceleratore, lasciando alla sola title-track ‘Law Of The Jungle’ (oltre che al ben noto anthem ‘Difendi La Fede’) il compito di tenere alti i ritmi; puntano piuttosto sui midtempo e su una tendenza all’introspezione che talora si traduce in atmosfere vagamente cupe. Semplicità e immediatezza a livello di riffing e di arrangiamenti completano la ricetta.

Tra i miei brani preferiti segnalo, oltre alle tracce già menzionate, ‘Snowbound’‘Crazy About You’ e la malinconica ‘Love Kills’ (notevole in quest’ultima il lavoro del basso). Chi preferisse la versione fisica del disco a quella digitale sarà inoltre ricompensato dalla bonus track Il Buio Dentro’: probabilmente il brano che (complice il cantato in italiano) piacerà maggiormente ai fan di lunga data.

Che altro aggiungere? Non credo che tra dieci o quindici anni pensando al nome Strana Officina ci salterà immediatamente alla mente questo disco, sia chiaro, ma sono altresì convinto che in molti lo indicheranno tra le migliori uscite heavy metal nostrane dell’anno in corso. E io sarò tra questi.

 

Francesco Salvatori

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