A solo un anno dal debutto “The Fallen King” tornano a battere il ghiaccio finché è caldo i milanesi Forzen Crown con il loro power Metal di ispirazione nordica a voce prevalentemente femminile. Che non abbiano troppe cose nuove da dirci lo chiariscono fin dal titolo, ma possiamo apprezzare pur nella continuità ritmica, melodica e tematica con l’esordio, un netto miglioramento sotto tutti gli aspetti. La copertina, ad esempio, è la migliore tra quelle disegnate dalla mente del gruppo Federico Mondelli, che compone, scrive, suona chitarre e tastiere e canta.
I pochi mesi impiegati nella realizzazione di questo disco devono aver inciso sull’utilizzo di un frasario metal di repertorio (cit. “higher in the sky”, “fire in the sky”, “lightning from the sky”, “falling from the sky”,“deep inside/by my side/in the darkest night/to the end of time”) che immagino abbia semplificato parecchio il lavoro di scrittura dei testi…
La combinazione tra la precisione metronomica, le tastiere onnipresenti, le generose armonizzazioni e la voce levigata e rassicurante di Jade contribuiscono ad una generale sensazione di smussamento e “addomesticamento”, come se l’album fosse stato lavato con l’ammorbidente risultando piuttosto soffice, pulito e (presumibilmente) profumato. Questo in contrasto con una batteria che invece, nella sua totale mancanza di dinamica, offre tutti i propri colpi al massimo della potenza. Anche gli arrangiamenti fanno pensare ad una batteria elettronica vittima di un editing dittatoriale o, forse, ad uno strumento (e un performer?) virtuale. I risultati sono inarrestabili ritmi meccanici e quelle rullate follemente dritte e travolgenti che, devo ammetterlo, funzionano dannatamente bene (techno anni ’90 docet).
I cori “oooooh” vengono dispensati con abbondanza su diverse canzoni, a evidente dimostrazione di come dal vivo il pubblico abbia ancora voglia di cantare. O almeno della speranza che lo faccia.
Più raramente compare il vocione growlante maschile che, francamente superfluo e un po’ abusato, a mio personale avviso appesantisce l’andamento snello dei brani senza aggiungere granché. Ottimo invece il Mondelli in versione “backing vocals”!
Le canzoni non raggiungono mai né la penetrante ruffianeria del pop né la sfacciata aggressività del metal, trovando un equilibrio di larga fruibilità, potenza, leggerezza e semplicità di ascolto. Un approccio generoso verso un pubblico che cerca intrattenimento e piacere.
Va riconosciuta al principale compositore e tuttofare del gruppo l’intelligenza (e il talento) di comporre motivi vincenti, semplici e penetranti anche per le strofe, non solo per i ritornelli: una sorta di Max Pezzali del power! L’indole melodica è sì derivativa, ma sempre di buon gusto anche nei brani meno ispirati (ad esempio “Unspoken”).
Le parti strumentali si presentano come una tessitura a trama fitta e lavorata, sullo stile di certo Metal sinfonico estremo scandinavo, oppure come classico accompagnamento, a scapito del riff roccioso, iconico e priestiano. Anche gli assoli, quando non riprendono il tema vocale, per quanto sempre ottimamente eseguiti stentano a restare impressi (ricordo spiccare però quello di “Forever”).
Finalmente un disco Metal in cui l’intro assomiglia più a “The Hellion” che ad un dozzinale trailer cinematografico! Si parte poi a manetta con un complesso riff nervoso che fa assomigliare la band ad una versione soft dei 3 Inches Of Blood e un pezzone tirato – “Neverending” – con una melodia semplice e immediata, di quelle in cui “together” fa rima con “forever”, e un ritornello caratterizzato ritmicamente in modo da entusiasmare e stamparsi ben bene in testa. È stato anche realizzato un video per questa canzone, di quelli classici in open air senza idee, con strumenti senza cavi, senza bassista (o quasi…), con telecamera che trema e musicisti che sembrano eiaculare a ogni nota, ma con belle luci, begli strumenti, bei vestiti e gran bei capelli!
Segue la vagamente blindguardianesca “In The Dark”, senza scostarsi molto dal modello precedente: doppia cassa e melodia senza miseria!
Più inquadrata e piacevolmente datata “Battles In The Night”, che completa il tridente d’assalto del disco.
L’ipotetico “lato A” è chiuso dalla lunga “Winterfall”, dotata di un ritornello di straziante enfasi vichinghesca, efficacissimo soprattutto nella versione a rullante dimezzato dopo l’interludio growl.
La metà calante dell’album è inaugurata da “Unspoken”, che nonostante al decimo ascolto riesca a farsi piacere pure lei, appare chiaramente come sottotono rispetto a quanto ascoltato precedentemente. “Lost In Time” è un esperimento nel territorio pop, con cantati molto radiofonici (le strofe faranno crepare d’invidia tutte le Laura Pausini) addobbati su un brano zuccherino e leziosetto, ma elegante, che riesce per un soffio ad evitare la stucchevolezza.
Deludente e riempitiva “The Wolf And The Maiden”, che credo di poter definire come una sorta di improvvisazione tastieristica con un paio di ululati gratuiti… Ma probabilmente in un disco così deliziosamente strapieno di pezzi sparatissimi, una pausa è una quasi comprensibile necessità.
Poi arriva il singolone “Forever”, che è semplicemente il classico che tutti i grandi gruppi power anni novanta avrebbero voluto scrivere. la gemma del “Lato B”!
Paradossalmente invece proprio la title track risulta la più macchinosa e forse meno ispirata delle composizioni, andando a chiudere il disco con qualche sbadiglio in un affastellarsi di tastiere, vocine, vocioni, cori, fraseggi, blast beat, aperture, ripartenze, con un’intenzione organica chiara forse solo al compositore…
Insomma non sarà un disco che ti cambia la vita, ma contiene tante belle canzoni (mica poco!) e ascoltato a palla durante una discesa con gli sci e i capelli al vento credo sia in grado di dare belle soddisfazioni!
Marcello M
TrackList
- Arctic Gales
- Neverending
- In The Dark
- Battles In The Night
- Winterfall
- Unspoken
- Lost In Time
- The Wolf And The Maiden
- Forever
- Enthroned
- Crowned In Frost
- Anno: 2019
- Etichetta: Scarlet Records
- Genere: Power Metal
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