Dalla mente di Luigi Guarino D., che dal 1988 al 1994 in perfetta solitudine passa il tempo a scrivere una non precisata quantità di materiale per futuribili canzoni, nascono gli alto atesini Anguish Force che nel lontano 2003 pubblicano il loro primo album omonimo. Dopo 15 anni vede le stampe questo “Chapter 7” settimo full lenght della loro lunga carriera.

Per curiosità, data la anzianità del combo, sono andato a perlustrare l’archivio di IDM ed ho trovato una recensione del precedente album fatta dal mio vice direttore Klaus, il quale chiosava dicendo che “Sea Eternally Infested“, lavoro del 2014, probabilmente era uscito durante un periodo interlocutorio e che risentiva di un bisogno di maggiore assestamento a livello di line – up. Ebbene ascoltando questo “Chapter 7” si ha grosso modo la stessa sensazione di quattro anni orsono e cioè di passaggio di testimone, una sorta di dovere lasciare le consegne a qualcuno, stante il carattere aleatorio (e qui non si tratta certamente di rimandi alla musica di avanguardia ed agli aspetti propri ed intrinseci di casualità o improvvisazione) delle composizioni.

Il cd sinceramente l’ho ascoltato più volte ma mi riesce difficile a farmelo piacere in toto. In questa lunghissima carriera fatta sicuramente di fatiche, sudore, rimpianti, rimorsi e chissà quante altre cose (tutti i miei complimenti per costanza, impegno e perseveranza), un passaggio a vuoto ci può stare. Il mio giudizio (che mi preme ricordarlo è meramente estetico) probabilmente risente soprattutto dalla longevità del combo proveniente da Campodazzo con la sua caratteristica stazione ferroviaria; da una band con alle spalle decenni di concerti, prove ed esperienze accumulate ci si aspetta spesso un disco capolavoro, una ennesima pietra miliare, un punto di arrivo per nuove partenze. Ma lo sappiamo benissimo, anche i mostri sacri e i grossi nomi hanno steccato alcune uscite, sfornando dei lavori che definirli capolavori saremmo messi alla gogna nella pubblica piazza dei critici musicali underground ed evitando puranco di scomodare il celeberrimo commento fantozziano circa “La corazzata Potemkin“.

Non è una bocciatura: ma qui si ritorna al punto di partenza, anzi, e consentitemi l’espressione, qui ci vediamo all’uva, nel senso che l’ impressione che suscitano gli ascolti di questo “Chapter 7” è sintetizzabile in… “rimandiamo i ragazzi agli esami settembrini di riparazione”. Da rivedere per esempio la voce che è sicuramente più aggressiva di quella precedente prestata da Val Shieldon per la registrazione di “Sea Eternally Infested“, ma che a volte pecca nella pronuncia della lingua d’oltremanica e che riscontra segni di rarefazione da alte quote tonali. Anche il video di “Don’t Lose The War” risulta poco accattivante (ed in questa epoca odierna caratterizzata soprattutto di immagine e di apparenza possiamo capire cosa può voler dire), alternando scene di guerra a quelle che immortalano i cinque musicisti alle prese con le scorribande sonore del pezzo in questione.

Dopo l’intro ci si imbatte in “Karma’s Revenge” un buon speed metal old school dove tutta la band appare a proprio agio soprattutto il cantante che si muove sugli stilemi classici dettati da Exciter, Rage, Xentrix, Living Death.

Ma bisogna aspettare “Planned Earthquake“, pezzo centrale della tracklist, per compiacersi e bearsi anzichenò con l’ottimo inizio ed il tagliente riff che ne segue. Anche qui la voce, secondo me, non è propriamente all’altezza con tutto il resto della canzone. Sicuramente ci sarà qualcuno che me ne dirà di ogni, ma tant’è il giudizio che ho rimane sostanzialmente questo. Tralasciando la conclusiva cover del canadese, biondone, palestrato Thor, sono degne di nota “The Punishement“, di sapore maideniano, presenta un godibile mid tempo dove tutto è al proprio posto e con una linea melodica negli standard decisamente curata ed il risultato ne risente positivamente; “The Book Of Evil” una cavalcata musicale che rimanda ad un incrocio scontro tra i primissimi Angel Witch e i preistorici Slayer di “Show No Mercy”; chiude per l’appunto la produzione propria del cd “So It Was” ballad dal flavour 80’s con un coro pensato apposta per i live e con un impianto chitarristico molto meno aggressivo, veloce e pesante rispetto al resto delle canzoni. Ho avuto il piacere di dividere il palco con questa band e devo dire che dal vivo sono una vera e propria forza della natura. Alla prossima!!!

Leonardo Tomei

TrackList

  1. Intro
  2. Karma’s Revenge
  3. Don’t Lose The War
  4. The Other 11 September
  5. Planned Earthquake
  6. Under The Streets
  7. Waiting For The Call
  8. The Punishment
  9. The Book Of The Devil
  10. So It Was
  11. Thunder In The Tundra
  • Anno: 2018
  • Etichetta: Dawn Of Sadness
  • Genere: Heavy Metal

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