I Wandering Vagrant si presentano come un quintetto musicale ben navigato: “Un astro nascente della scena Progressive Rock italiana”, con un forte bagaglio musicale sia tecnico che compositivo. Il loro ultimo lavoro è ‘Get Lost‘. Nel brief giunto in redazione, il progetto viene presentato come molto ambizioso e ragionato: composto nell’arco di due anni, registrato a fine 2016 e uscito a fine Aprile 2018. Viste le tempistiche, le nostre aspettative sono quelle di un lavoro impeccabile ma quantomeno elaborato e ben prodotto.
‘Human Being as Me‘
Si apre con un intro all’unisono tra voce maschile e femminile che ricorda molto gli irraggiungibili Tool. L’esecuzione non è proprio impeccabile a causa delle leggere stonature sulle parti basse, cantare all’unisono è una delle cose più difficili per i cantanti. Il riff di chitarra è molto compresso, e a volte coperto dalle frequenze dei bassi, riducendo l’impatto sonoro. Il pezzo strumentalmente scorre, ma la parte vocale soffre a causa della scarsa fantasia e interpretazione, che non aiutano mai il pezzo a decollare. Il problema risulta lampante intorno a metà canzone, dal minuto 3 in poi.
‘The Hourglass‘
Già dalla durata di ben 9 minuti e 20 secondi, ci rendiamo conto che questo è un brano ambizioso. La parte iniziale è scorrevole e ben eseguita, il solo è ragionato e riprende bene le tematiche musicali che si susseguono, tuttavia l’esecuzione non è impeccabile. Si susseguono gli altri strumenti in un bel connubio tra batteria, basso e tastiera. Siamo preparati a un pezzo elaborato e deciso, ma al minuto 4 c’è uno stacco in pulito sulla chitarra che improvvisamente spezza le dinamiche della canzone, catapultandoci su un brano totalmente differente. Intorno al minuto 5.40 abbiamo l’entrata della voce, che oltre a essere poco creativa risulta anche fuori tono in più di una circostanza. I rafforzativi della voce femminile accentuano il problema. Il pezzo da qui in poi, risulta poco elaborato e abbastanza noioso, non certo quello che ci aspettavamo. Al minuto 8.20 abbiamo la chiusura di netto con una particina di piano e tastiere che durano oltre un minuto… erano davvero necessari più di 9 minuti per questa canzone?
‘Struggle‘
Parte più diretta e incisiva, ricordando più lo stile proposto all’inizio del disco. Il pezzo è in 4/4 mentre la metrica vocale, sembra voler aspirare a qualcosa di più. Il chorus è orecchiabile, ha una bella melodia e soprattutto è in tono sia nelle partiture soliste che i quelle all’unisono; un po’ più di dinamica non avrebbe guastato. Anche qui la scelta stilistica per la chiusura è opinabile.
‘Forgotten‘
Cambia direzione, inizia con un arpeggio, poi ci propone nuovamente il connubio vocale di Alessandro e Francesca. Quest’ultima trova un po’ più spazio che poi non si risentirà più durante l’arco del disco. La progressione del pezzo risulta più interessante ma mai eclatante. Il basso ha un suono particolarmente deciso, ma le partiture sono un po’ altalenanti non legando appieno col la struttura del pezzo.
‘Get Los Part 1 (Fade Away)’:
L’intro è molto bello sia per il suono che per il motivo musicale, ripreso in seguito dalla chitarra distorta. Il brano risulta l’apice dell’album, ha un sound integro e particolare, che definisce finalmente la band. Questa infatti non punta a elevare i livelli di tecnicismo ma pensa alla struttura compositiva del pezzo, scelta azzeccata. Quello che non capisco anche qui, è la chiusura che in linea con tutto l’album risulta molto brusca.
‘Get Lost Part2 (The Hunger):’
si sposta più verso un prog moderno, in stile più Dream Theater. Suona abbastanza bene, sembra quasi sia stato registrato a parte. L’ascolto è molto facile, nonostante il pezzo sia variegato con una la durata giustamente dosata in 4 minuti. Quello che non sono riuscito a cogliere, è la connessione tra ‘Get Lost parte 1 e 2‘, in quanto sembrano due pezzi totalmente distinti.
‘Home‘:
Brano conclusivo di circa 6 minuti e mezzo, con un altro bell’intro, le sue sonorità sono molto atipiche rispetto al resto dell’album, e personalmente mi ricordano Deus EX: Human Revolution. Il brano scorre, sia dal punto di vista strutturale che sonoro, anche la produzione sembra diversa. Il pezzo è praticamente strumentale, escludendo una parte di parlato, che sembra estratta da un film. I suoni della chitarra pulita sono grintosi e dinamici, studiati e ben eseguiti, ricordano a tratti i Pink Floyd e I Porcupine T. minuto 5.08 per l’esattezza.
Conclusione: ‘Get Lost‘ è un disco altalenante, appare come un lavoro frettoloso e non adeguatamente elaborato: propone momenti di razionalità compositiva alternati da una totale assenza di creatività e ingegno, suoni eccessivamente cupi e poco amalgamati ad altri ariosi e tondeggianti, testi profondi e riflessivi e altre volte banali e poco interpretati. Decisamente non quello che ci aspettavamo dalle premesse, visti i tempi compositivi che probabilmente hanno giocato a sfavore. La band ha delle buone basi, ma questo album è da considerare come un punto di partenza, soprattutto, se ci si vuole proporre come un astro nascente della scena progressive rock italiana, c’è ancora molto da lavorare.
Formazione attuale: Alessandro Rizzuto, Vocals, Guitars
Christian Bastianoni, Guitars, Backing vocals
Francesca Trampolini, Keyboards, Backing vocals
Andrea Paolessi, Basso
Niccolò Franchi, Batteria
Formazione Get Lost (2016):
Alessandro Rizzuto, Vocals, Guitars
Christian Bastianoni, Guitars, Backing vocals
Francesca Trampolini, Keyboards, Backing vocals
Michele Carlini, Basso
Marco Severi, Batteria
Paolo Prosil
- Anno: 2018
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Prog Rock
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