Nell’ambito dei generi come rock, prog, metal, fusion, jazz etc. la figura del chitarrista è sempre stata fortemente antipatica a chi scrive. A partire dalla fine degli anni ‘70, ciò che ha sempre penalizzato la categoria è stata l’esplosione sulla scena, poi divenuta una moda, di maestri della sei corde, pronti a scendere in campo a suon di milioni di note al secondo. Ahimè, quante volte ci siamo ritrovati tra le mani prodotti di esecutori capaci di sorprendere per via di creazioni al limite del funambolico ma che, a tirare le somme, non ci donavano nulla di concreto. Troppo spesso i prodotti di blasonati guitar heroes si sono rivelati, nel tempo, null’altro che sterile esercizio, auto-compiacimento, ostentazioni di mostruose abilità tecniche del tutto insapori e incolori. Prodotti che parevano realizzati da macchine e non da esseri dotati di cuore e sentimento (prerogative essenziali per poter definire se stessi col termine di “musicista”).
Aurelio Follieri NON è nulla di quanto sopra elencato. Aurelio Follieri è un Musicista, con la M maiuscola. Uno di quelli a cui madre natura ha saputo donare talento (enorme) nelle capacità tecniche ed esecutive, ma anche (e soprattutto) nell’ambito del gusto, della ricerca del bello, dell’estetica nel costruire le proprie partiture e una dedizione certosina alla cura dei suoni.
Foggiano, fin da giovanissimo (iniziò a studiare la chitarra a partire dalla tenera età di sei anni!) si è dedicato alla realizzazione e alla registrazione di opere proprie e inedite e nel 1997 risulterà fra i vincitori del concorso Demotape con il brano “Rapp’s n’ Led”, indetto dalla nota rivista specializzata “Chitarre” e curato dalla Playgame Music. A questo punto comincerà una prolifica collaborazione con l’etichetta, specializzata nella produzione di materiale didattico per chitarristi e con la quale pubblicherà ben sei CD della collana “Basi per chitarristi”.
Parecchie collaborazioni come turnista, compositore ed arrangiatore per numerosi artisti pugliesi, fra i quali ricordiamo Umberto Sangiovanni, per il quale ha suonato nei dischi “Travel” (1997) e “Secrets” (1999) e Lorenzo Zecchino, col quale attualmente sta lavorando alle registrazioni del nuovo disco.
Fra i gruppi coi quali ha collaborato occorre citare almeno Chio & The Clockwork, (durante il biennio 2000 – 2002) fondato con l’amico Luciano Di Chio e con il quale ha partecipato al noto festival foggiano dedicato ai gruppi emergenti “Spazio Giovani” .
Purtroppo dal 2010 ha sospeso l’attività live, dedicandosi esclusivamente all’attività in studio.
Dopo oltre un quarto di secolo di attività professionale, Aurelio convoglia le sue esperienze musicali in questa sua prima release ufficiale: “Overnight”.
Il titolo dell’album è un riferimento diretto al suo primo Demotape del 1993 ed è particolarmente interessante prendere atto di un’importante dichiarazione rilasciata da questo straordinario strumentista: “composto e registrato prevalentemente in orari notturni, quando tutti dormono e posso dedicarmi in pace alla cosa che più amo fare”. Beh, sarà anche un’opinione personale di chi scrive, ma la cosa ha funzionato benissimo! Tutti i pezzi sono perfettamente riusciti e ognuno di loro, pur in maniera differente, presenta un proprio intimismo, scaturito da momenti di solitudine e tranquillità spirituale.
Tutta la parte chitarristica del lavoro è stata realizzata nel suo “Project-Studio”, utilizzando differenti modelli di Fender Stratocaster (comprendiamo da qui quanto il musicista preferisca restare affiliato alle sonorità classiche della sei corde “classica” per eccellenza). Per la sezione ritmica di batterie (Michele Santoleri) e bassi (Valter Robuffo) è stato scelto uno studio esterno, avvalendosi della guida di Giampiero Ulacco, il fonico a cui va dato il merito della cura dei suoni nel risultato finale del CD. Troviamo come ospiti Claudio Signorile, basso in “Circle of Life”, e Lorenzo Zecchino, solo di pianoforte su “Heavy Ballad”.
“Overnight” è uno di quegli album che richiederanno ben più di un singolo ascolto prima di poter essere apprezzati appieno, ma vale veramente la pena concedere diverso tempo a un’opera così vicina alla perfezione. Si ascoltano diversi generi musicali: la fusion è presente costantemente per tutta la durata così come l’hard rock (tanto caro all’autore) ma non si può non notare la pesante influenza della migliore new age che dona a tutti i solchi una costante idea di pace e serenità dell’anima. Aurelio è un autentico maestro del proprio strumento e non si risparmia! Non sono pochi i passaggi in cui mette in mostra le sue impressionanti conoscenze: pennata alternata, sweep picking, tapping, bending, arpeggi… tutte tecniche eseguite in maniera perfetta ma, come detto, senza mai cadere nel tedioso, nell’asfissiante o nel pacchiano. La lezione dei maestri è assimilata ed è qui riconoscibile l’eredità dei maestri Frank Gambale, Joe Satriani, Pat Metheny e lo struggente gusto di David Gilmour.
Non ci sono punti deboli qui, e diventa quindi assai complicato fare una scelta riguardo ai momenti migliori. L’ipnotica “Circle of Life” va ascoltata senza questionare nulla. Ottimo il supporto dell’ospite, il bravissimo bassista Claudio Signorile che crea una base priva di sbavature a fare da splendido contrappunto agli arpeggi e al tappeto di melodie realizzati dal chitarrista. “Euphoria” sembra volerci ricordare il periodo musicale che intercorre tra la fine anni ‘80 e l’inizio anni ‘90. Bellissimo il fraseggio quasi a metà del brano. “One Step” ricorda pesantemente lo stile di Joe Satriani (in particolare quello dei dischi “Flying in a Blue Dream” e “The Extremist”) e si rivela uno degli apici del platter, ma è “Flyin’ High” che, per chi scrive, si rivela essere il pezzo più riuscito dell’intero lotto. Ancora presente l’ombra ingombrante dell’immenso Joe Satriani, e si sente! Il pezzo avrebbe potuto trovarsi tranquillamente in un album come “Surfing with the Alien” o nella parte studio di “Time Machine”; il fraseggio di cui è costituito il riff portante è capace di ipnotizzare anche l’ascoltatore più distratto a testimonianza dell’estro e del valore dell’axe-man pugliese.
“For You” è una riuscita dedica e la melodia di cui è permeata non passa certo inosservata. I fraseggi sono incredibilmente tecnici e difficili, ma la song strumentale non stanca mai e nei suoi tre minuti e mezzo scarsi riesce a trasmettere un piacevole senso di pace. In “Voices” è la sezione ritmica a farla da padrone (e si sente) nonostante non manchino i momenti in cui le chitarre prendono il sopravvento (qui la ricerca della melodia è innegabilmente più importante di qualsiasi momento tecnico comunque presente). “Mary Ann” è una ballad impressionante nella quale Aurelio fa convogliare il meglio della propria esperienza tecnica e compositiva. Il secondo picco insieme a “Flyin’ High” e un magnifico esempio di creatività.
E arriva di nuovo l’ombra di Satriani nella suggestiva “Goliath” che resta comunque personale e variegata. Un altro ottimo esempio delle potenzialità dell’autore che ci fa rendere conto di quanto sia vasto il suo bagaglio musicale (alla pari di quello tecnico). “To the Light” è la perfetta trasposizione in musica di ciò che indica il titolo stesso del brano e va ascoltata senza chiedersi altro. “Mechanical Heart” è melodia allo stato puro e stupisce la scioltezza con cui l’abile axe-man realizza partiture tanto gradevoli quanto decisamente complicate. Molto più “rockeggiante” la base strutturale di “Anarchy”, caratterizzata da uno splendido solo centrale che esula completamente dalla struttura di base del brano, donando un tocco di rilevante originalità al risultato finale.
“Heavy Ballad” è fusion allo stato puro e non pochi penseranno al buon vecchio Frank Gambale nell’ascoltarne ogni singolo fraseggio. “Morning Breeze” è un altro esempio di vera ispirazione e alterna momenti veloci a fraseggi più ragionati, dando vita a una commistione priva di qualsivoglia falla. Chiude in bellezza la breve “Majesty”, una specie di ninna-nanna che pare voler dare la buonanotte all’ascoltatore.
In definitiva abbiamo tra le mani un prodotto decisamente riuscito, che non dovrebbe assolutamente mancare nella collezione di dischi di ogni appassionato di musica di qualità. La cura maniacale, la precisione chirurgica del chitarrista e dei suoi illustri collaboratori e l’enorme talento compositivo si fanno sentire costantemente e grazie a questi elementi “Overnight” non mostra mai il fianco. Una sola vertenza: non è un prodotto superficiale e necessiterà la propria dovuta attenzione per poter essere apprezzato fino in fondo. Ma trovandoci di fronte a prodotti simili ne vale assolutamente la pena.
Fabrizio Travis Bickle Zànoli
TrackList
- Circle of Life
- Euphoria
- One Step
- Fliyn’ High
- Back To You
- Voices
- Mary Ann
- Goliath
- To The Light
- Mechanical Heart
- Anarchy
- Heavy Ballad
- Morning Breeze
- Majesty
- Anno: 2017
- Etichetta: Red Cat Records Inst Fringe
- Genere: Rock
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