I ricordi essendo tali e tali rimanendo, col tempo acquisiscono un peso affettivo ed alcuni col passare degli anni possono anche sbiadirsi ma comunque si caratterizzano per la loro lucidità.

Recensire la Strana Officina e cadere nel melenso della memoria è un rischio che si può correre al cospetto di tale istituzione musicale metal italica; si può però cercare di evitare di essere banali nello scrivere; e spero vivamente di riuscire nell’intento e di porre due righe nero su bianco ottenendo una descrizione leggermente fuori da un contesto prettamente storiografico e puramente retorico o peggio  argomentando con riferimenti autoreferentesi e nientemeno pleonastici. Mi permetto soltanto una divagazione: correvano, e se correvano, gli anni 80 (quei fulgidi e rinascenti anni 80) e da ragazzo con la ribellione dentro e la schiuma alla bocca (!), partivo da Viareggio ogni sabato sera con la allegra (mica tanto) compagnia di capelloni in cerca di un po’ di evasione da quella realtà ovattata, luccicante e patinata tipica degli anni 80 derivata anche dall’uscita da un periodo veramente oscuro, problematico, enigmatico e talvolta anche realmente pericoloso. Dato che la ridente e carnevalesca cittadina versiliese offriva poco o nulla per questi implumi virgulti, ci si spostava nelle vicine città toscane che offrivano spazi e luoghi musicali a noi più congeniali: Pisa con il suo Macchia Nera, Firenze e l‘Indiano e Livorno con il suo Topsy locale  per noi al limite della fantascienza tale era l’atmosfera fuori dal nostro contesto quotidiano.

Ed è proprio al Topsy di Livorno (se la memoria non mi inganna e mi soccorre adeguatamente era l’inverno del 1986) che ebbi la fortuna ed il piacere di vedere all’opera e di assistere al concerto della, per me fino a quel momento quasi sconosciuta, Strana Officina: erano in cinque e tutti evidentemente proprio più grandi di noi e stavano sul palco già con padronanza, eleganza e dignità assoluta. Daniele Ancillotti alla voce, Fabio Cappanera alla chitarra, Roberto Cappanera alla batteria, Enzo Mascolo al basso e Marcello Masi alla chitarra il quale da lì a poco lascerà la band.

Dopo questa nostalgica ma anche doverosa introduzione mi soffermerei su questi pezzi presentati nel cd: i pezzi proposti appartengono al decennio successivo da quello accennato a livello episodico poc’anzi e sono stati tutti reinterpretati nel 2017. Facciamo finta che la band sia sostanzialmente un gruppo emergente; vorrei evitare un giudizio troppo legato al passato ed  a ciò che il legame memoriale potrebbe farmi pensare. Qui signori abbiamo un metal classico, suonato da manuale, ottimamente e cantato in italiano. Questo aspetto non ha assolutamente la caraterizzazione negativa, anzi, la lingua nostrana non risulta fermamente fuori posto ed è magnificamente supportata dalla potenza delle corde vocali del singer Ancillotti.

A parte gli scherzi consiglio questo cd a chi ancora non è a conoscenza (bestemmia, omicidio, disgrazia… eretico sarà colui il quale non si accosterà al verbo metallico dei labronici) della musica della Strana Officina, occasione questa per farsi una bella idea di cosa sa anche proporre la nostra amata Toscana oltre al pop e al rock definito italiano; e a chi ha bisogno talvolta di farsi un profondo tuffo nelle proprie malinconie attaccato com’è ai ricordi, quelli belli, quelli dei lunghi capelli, del chiodo, delle toppe e delle borchie sferranti. Come non evitare la pelle d’oca durante l’ascolto di “Vittima” la track che chiude (con la versione originale) questa opera; come allora non rimanere succubi di quel passato, inchiodati dalle citazioni, imbambolati per una manciata di minuti e chiudere gli occhi ed essere trasportati con una immaginfica macchina del tempo a quando eravamo ragazzi, come non può succedere tutto questo mentre ascoltiamo  e sorridiamo… ed allora come per magia riprendiamo a sognare, e sentiamo ancora quella forza, sentiamo che c’è, esiste, ce l’abbiamo ancora; riapriamo gli occhi e guardiamo avanti al futuro, continuando, perseverando forse, in tutto quello in cui si crede ed abbiamo credsuto fino ad oggi, perchè quello che abbiamo costruito, per poco o tanto che sia, ce lo porteremo sempre dentro, fino alla fine; perchè non è un interruttore che si spegne perchè “Non Finirà Mai”.

Ave a te Strana Officina

 

Leonardo Tomei

 

TrackList

  1. Non Finirà Mai (2017)
  2. Bimbo (2017)
  3. Ricordo Di Lei (2017)
  4. Vittima (2017)
  5. Non Finirà Mai (1995)
  6. Bimbo (1995)
  7. Ricordo Di Lei (1995)
  8.  Vittima (1995)
  • Anno: 2017
  • Etichetta: Jolly Roger Records
  • Genere: Heavy Metal

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