I marchigiani Walls Of Babylon debuttano nel mondo del prog metal moderno, quello senza troppi capelli lunghi o altri vetero fronzoli passatisti, quello che dice sì ad una barba curata e ad guardaroba che non fa vergognare le morose. Una musica con tutti quei suonini “moderni” con loop e delay, uno di quei gruppi che non ti stupiresti a veder salire sul palco con l’iBook collegato al mixer. Un gruppo di musicisti molto preparati su cui spicca la grande voce di Valerio Gaoni, che abbiamo già sentito strillare con piacere nei Death Riders, la band in cui schitarrava anche Francesco Pellegrini e che quindi possiamo anche rileggere in prospettiva come una versione acerba e nevermoriana dei Walls Of Babylon.

A Portrait Of Memories” presenta una serie di pregi da non sottovalutare (ad esempio un suono molto competitivo ed esportabile) ma anche qualche lacuna, come una scarsa densità di contenuti tematici, almeno a giudicare dalla banalità dei titoli dei brani e da quello che ho potuto capire dei testi, infarciti di espressioni un po’ logore, per tacere della trascurabilissima intro strumentale. Anche la copertina, che fallisce l’intento di risultare minimale ed elegante (mi ricorda la foca dei Riot), gioca a sfavore del quintetto, come un abito che non li valorizza ma che mette invece in risalto un logo che sfido chiunque a definire “bello”.

Ma veniamo alle cose positive!

 

L’attacco del cantato di “Starving Soul”, la prima vera canzone del disco, mi ha emozionato, catturando la mia attenzione fin da subito, come non succedeva da anni. Una voce che fa perdonare piccoli difetti di pronuncia inglese grazie ad una potente espressività e virile agilità che stupisce piacevolmente. Peccato che le linee vocali tendano un po’ a ripetersi o adagiarsi su canoni già ampiamente collaudati dalla scena del prog-powerismo italico e non, lasciandoci nelle orecchie pochi ritornelli memorabili.

Un altro momento top è il riff segmentato di “Forgotten Desire”, che mi ha ricordato una versione pop dei Fates Warning davvero molto gustosa. La scuola americana in generale sembra risuonare nelle orecchie dei nostri.

 

Un altro apice è la ballata finale “My Heaven”, molto canonica e tradizionale, ma davvero bella (anche senza la codina acustica finale) e di immediato godimento.

In mezzo, tanti momenti di stumentismo di livello, qualche giochino ritmico che cattura l’attenzione (“Sudden Demon”? “Treason”?), armonizzazioni a pioggia, tante tastiere (pur senza un tastierista fisso), tantissimi riff e fraseggi, tutto al proprio posto. Forse troppo. Al punto che fatica ad emergere un’identità. Tutto scorre in maniera fin troppo inoffensiva, anche dopo tanti ascolti.

Sbaglierò, ma da dei musicisti con queste capacità, se veramente hanno un urgenza comunicativa da esprimere, mi aspetto di più…

 

Marcello M.

 

TrackList

  1. Oblivion
  2. Starving Soul
  3. My Disguise
  4. Burden
  5. Forgotten Desire
  6. Let Me Try
  7. Sacred Terror
  8. Sudden Demon
  9. Treason
  10. My Heaven

 

  • Anno: 2018
  • Etichetta: Revalve Records
  • Genere: Progressive Power Metal

 

Links:

Spotify

Youtube

Facebook

 

Autore