I Viboras sono un quartetto milanese attivo da 15 anni che ci presenta il nuovo album ”Eleven”. Il concept dell’album è si basa sul raccontare e condividere esperienze di spaccati di vita quotidiana in cui è facile riconoscersi, oltre a ciò ”Eleven” è il numero che rappresenta e dove si riconoscono i membri della band, ma è anche il numero dove involontariamente sono state scelte le tracce per il disco e anche l’11esimo mese dell’anno in cui in due membri della band sono nati.
L’album si apre con ”Pray’‘, voce e chitarra nel primo fragente danno vita ad un ottimo intro per poi esplodere con tutta la sezione ritmica per poi arrivare al ritornello estremamente coinvolgente e di gradevole ascolto.
”I Don’t Care” parte a bomba in maniera travolgente e passionale, la sezione centrale con annesso assolo guitar è calibrata al punto giusto per dar vita ad un buon arrangiamento che accompagna alla grande la voce.
”Where Were You”, in questo brano trovo molto interessanti gli arrangiamenti di chitarra, mai banali, con soluzioni sempre interessanti, la sezione ritmica tra basso e batteria crea un muro sonoro bello compatto, mi è piaciuto lo stacco verso il secondo minuto per lo slancio musicale dell’arrangiamento di chitarra.
”Run Away”: non era una sensazione, quà si macinano riff di chitarra epici, l’intro di chitarra è spaziale, intravedo una leggera influenza di ”Moonchild” degli Iron Maiden che ci stà alla grande, mi piacciono le linee vocali, è un punto di vista mio molto soggettivo, ma ci sento anche un arrangiamento alla Billy Idol che mi piace tantissimo, indubbiamente il mio brano preferito di questo album. Ottimo lavoro ragazzi.
”Leave This Place” è un buon brano strutturato bene, ma non mi ha entusiasmato.
”Drives Me Insane” parte sempre da un super riff guitar, dove si disseminano ottave di accompagnamento a tutto andare durante il brano, al chitarrista dei Viboras lo soprannomino ”Machine Gun Guitar”, questo ragazzo è incontenibile perchè fà un grandissimo lavoro di arrangiamento. La sezione ritmica è super dando un grande contributo di lancio al cantato sopratutto in sezioni dove bisogna spingere al massimo. Il finale di brano mi è piaciuto molto.
”Can’t Breathe” e ”No More” sono brani che non mi hanno esaltato, strutturati bene però un tantino statici all’ascolto, anche se gli riconosco che sono perfetti da suonare in sede Live, e tutto ciò sembra un paradosso ma è il mio pensiero soggettivo.
”Jamie”, il titolo di questo brano è eccezionale perchè è diretto e musicale, dove la stessa parola presenta un grosso potenziale che poi troviamo nel ritornello che si memorizza in un secondo, le linee vocali mi piacciono molto e sono un martello pneumatico, grande prestazione vocale.
”Away From Here”: in questo brano troviamo una sezione di basso spettacolare con un drumming super incisivo, quà si viaggia su livelli altissimi e infine abbiamo il nostro buon ”Machine Gun Guitar” che ci presenta un arrangiamento di chitarra mai banale, ma sempre ben collaudato che fà da collante al tutto.
”Raise” è un brano che definirei gioiello di rara bellezza, pieno di pathos e dalle forti emozioni musicali che chiude questo album.
Conclusioni Finali:
Ragazzi, tralasciando qualche brano che ho trovato statico per i miei ‘gusti personali, avete scritto un bell’album con apici musicali di assoluto valore, mi è piaciuta la produzione e l’interazione che si percepisce e che si vede all’ascolto dell’album, continuate così, vi auguro tutto il meglio.
Pietro Paolo Lunesu
TrackList
- Pray
- I don’t care
- Where were you
- Run away
- Leave this place
- Drives me insane
- Can’t breathe
- No more
- Jaime
- Away from here
- Raise
- Anno: 2018
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Hard Rock
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