Voto: 6.5

“The Sword of Ice and Fire” è il primo lavoro della band Aurea Sectio, una rock opera dal sapore epico il cui genere svaria dal power metal al folk, dall’hard rock alla musica classica. Scritto a più mani da musicisti con background estremamente  differenti, è un ambizioso concept album che ha messo insieme ventiquattro esponenti della variegata realtà musicale toscana e nazionale.

Dopo quattro anni di duro lavoro, vede finalmente la luce una delle poche rock opere dell’underground italiano. Undici musicisti. Tredici personaggi interpretati da altrettanti cantanti.  Un disco lungo quasi ottanta minuti, composto da quattordici brani che si susseguono a un ritmo incalzante. Un’unica storia.”

Dopo aver letto queste parole riportate nelle note di presentazione inviate dalla band, la curiosità era molta; ammetto di provare da un lato una profonda stima per chiunque si cimenti in una stesura a più facce quale una rock opera, non fosse altro per la mole immane di lavoro che questa rappresenta. D’altro canto, ammetto anche che il dovver affrontare l’ennesima storia fantasy mi ha fatto storcere leggermente il naso.

Ad ogni modo, mio compito è quello di ascoltare senza pregiudizi ed esprimere nella maniera più oggettiva possibile le mie considerazioni a riguardo.  E il bicchiere è a mio avviso più che mezzo pieno; questo ‘The Sword of Ice and Fire‘ è un buon disco in generale, seppur non privo di piccole lacune che tuttavia possono (e devono) essere migliorate.

Partiamo dal presupposto che la band non inventa nulla, che il prodotto è “standard” nell’indirizzo di destinazione , ma con una freccia al suo arco a mio avviso non indifferente, ovvero quella della presenza costante di violino e flauto che donano una forte impronta folk al prodotto finale, che così non risulta troppo già sentito. Nulla di trascendentale sia chiaro, ma quanto meno un segno di personalità e di idea che non fa assolutamente male.

Devo ammettere che il leader e bassista Marco Quaranta merita un plauso per aver pensato e realizzato tale opera in regime di autoproduzione, con tutti i limiti del caso non è da tutti riuscire a portare a compimento un progetto del genere, e credo sia dovuto a questo (nel senso di limiti dettati dall’autoproduzione, soprattutto a livello di budget) che il disco presenti alcune pecche nell’impianto vocale dei 13 cantanti coinvolti. Cosa che rischia di essere non di poco conto in un progetto di questo tipo, ma per fortuna in questo caso il disco scorre bene, alternando momenti più ritmati ad altri più rocciosi, ad altri più intimi e sognanti, il tutto sempre inserito in un contesto che oso definire “fiabesco”.

Cito come highlights del disco “Allied with Angels” , brano roccioso sostenuto da una voce graffiante e un approccio aggressivo e “Back to my own Sky”,  brano costruito su un ottimo crescendo con uno splendido piano in apertura.

La speranza è che questo non risulti un episodio fine a sè stesso, ma l’inizio di una carriera che permetta a questa band di togliersi soddisfazioni.

 

Enrico Pulze

 

TrackList

  1. A Legend Returns
  2. Ride, My Horse, Ride
  3. The Third Point
  4. Allied with Angels
  5. Tears On The Stones
  6. Hero’s Mark
  7. Last Embrace
  8. Soul In The Mirror
  9. Don’t Bother The Dwarves
  10. Among Ancient Ghosts
  11. The Sword Of Ice And Fire
  12. Facing A Demon
  13. Blood Of Devil
  14. Back To My Own Sky
  • Anno: 2016
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Rock Opera

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