Voto: 7.5

‘Never Too Late’ è il titolo scelto dai bresciani Alchemy per il loro primo album, un concentrato di hard rock al quale si mescolano influenze progressive e AOR (personalmente ci sento anche un po’ di power); un titolo evocativo che racconta la storia stessa della band, che dopo varie esperienze e brani composti diversi anni fa è riuscita a sfornare una prova fisica e reale della sua musica e dell’impegno in essa riversato. Dietro le nove tracce del disco ci sono Marcello Spera alla voce, Cristiano Stefana alla chitarra, Matteo Castelli al basso, Andrew Trabelsi alle tastiere e Luca Cortesi alla batteria.

Le melodie solenni ed epiche di ‘The Place Men Call Hell’ fungono da introduzione in vista di ‘Diablo’, la prima canzone. Mi sembra di ascoltare i Queensryche di “Tribe”, e in effetti la voce è pulita e corposa; il ritmo invece è scandito ma non particolarmente rapido, mentre le tastiere e la chitarra collaborano senza sovrastarsi. Degno di nota anche il basso (che non sempre si riesce a distinguere da tutto il resto, in genere). Si prosegue con Alcohol Symphony’, altro titolo piuttosto eloquente che designa invece un brano ben strutturato (se vi aspettavate casino incomprensibile suonato da gente sbronza resterete delusi); per passare poi alla title track, aperta dalla tastiera a cui si affiancano presto tutti gli altri strumenti. Il ritmo subisce un’accelerazione un po’ brusca, per poi stabilizzarsi e manifestare diversi cambi di groove da parte della batteria. La parte centrale del brano mette l’accento sulla chitarra e il suo solo in pieno stile hard rock. Assistiamo ad un’evoluzione di suoni e in un certo senso stili per tutti i 6 minuti e 38 di ascolto, e arrivati alla fine ci si rende conto che ‘Never Too Late’ ha toccato stili musicali abbastanza coerenti, anche se più o meno distanti tra loro.

Atmosfera da ballad classic rock vagamente malinconica quella di ‘Blessed Path’ che i nostalgici non potranno non amare e che ritroveremo anche alla fine del disco; toni più movimentati e un ritornello che dà la carica in ‘End Of The Line’; un arpeggio di chitarra acustica nell’intro di ‘Rise Again’, brano numero 7, in cui di nuovo le influenze hard rock emergono più delle altre e i 4 minuti di durata sembrano scorrere più velocemente. L’hard rock lo ritroviamo anche nella successiva ‘Get Out’ e nell’ultimo brano di 10 minuti (o meglio, 3 minuti e mezzo + ghost track) ‘My Way Home’, in cui l’energia iniziale lascia spazio al trittico voce-chitarra acustica ed elettrica-tastiera e ad un’ulteriore ballata più classica, stavolta dai toni più dolci e quasi romantici.

Devo dire che ‘Never Too Late’ si è rivelato molto diverso da ciò che credevo. Il disco è omogeneo e coerente, eppure ogni traccia riesce ad essere diversa dall’altra per via dei vari stili che vengono di volta in volta messi diversamente in evidenza. Una buona e promettente prima prova che fa ben sperare per i lavori futuri. Cari Alchemy, avete ragione, non è mai troppo tardi, quindi adesso cercate di non fermarvi!

 

Elisa Mucciarelli

 

TrackList

  1. The Place Men Call Hell
  2. Diablo
  3. Alcohol Symphony
  4. Never Too Late
  5. Blessed Path
  6. End Of The Line
  7. Rise Again
  8. Get Out
  9. My Way Home
  • Anno: 2016
  • Etichetta: Street Symphonies Records
  • Genere: Hard Rock Progressive AOR

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