Voto: 7
Non solo gli Icy Steel si cimentano in un genere di difficilissima resa come l’Epic Metal, ma il battagliero quartetto lancia la propria offensiva niente meno che dalla Sardegna, arrivando all’invidiabile traguardo del quarto album con un progetto davvero ambizioso: un doppio CD!
Tanta ammirazione per la tenacia di una band che ogni volta che si trova ad esibirsi su un palco importante (e sono stati parecchi) ha come minimo un mare da attraversare.
Il fondatore e leader degli Icy Steel Stefano Galeano si propone come artista poliedrico: cantante, musicista, pittore, disegnatore e tatuatore. Stimo e rispetto il suo animo tormentato che lo porta alla necessità di sfogare un’evidente urgenza comunicativa, ciò non ostante in tutte le manifestazioni della sua arte che ho avuto modo di approcciare avverto la stessa coerente sensazione di incompiutezza, come se mancasse sempre quel “quid” che lo possa proiettare dal mondo degli amatori a quello dei maestri. Quello che su carta o su tela si manifesta in una certa rigidità, distribuzione sbilanciata dei pieni e dei vuoti e tratto indeciso (ma anche attenzione al dettaglio, indagine di soggetti sempre nuovi e determinazione nello sfidare e superare i propri limiti) si rispecchia in maniera del tutto analoga nella musica, traducendosi in canzoni ben suonate e più che dignitose, ma che per un motivo o per l’altro non inserirei mai in un’ipotetica cassettina (playlist, per i nati negli anni ’90…) “best of Epic Metal” da passare ad un amico.
Un doppio CD, dicevamo, ma la scelta del secondo supporto non è dovuta a questioni di minutaggio, bensì stilistiche: il primo disco presenta sette tracce (otto con l’intro) di Epic Metal in scia con la produzione passata del gruppo, mentre il secondo è una piccola raccolta di tracce inedite acustiche tutte da scoprire.
La copertina, un disegno a matita di Galeano stesso, si presenta non del tutto competitiva ma ben al di sopra della decenza.
Il frontman si destreggia tra riff collaudati, assoli ponderati, gustosi acuti falsettati e un timbro vocale virile che sarebbe anche efficace, se non fosse per la pronuncia dell’inglese (che non ha fatto molti progressi rispetto al primo album del 2007) che conferisce ai cantati un che di grottesco e a tratti davvero imbarazzante.
I compagni di formazione restano gli stessi del precedente “Krònotor” (2012 – My Graveyard Productions) con l’eccezione del bassista, lo storico Roberto Landinetti, che cede il posto al nuovo e valido Carlo Serra. E i ragazzi si rivelano davvero la carta vincente nel dare forma alle visioni epiche di Stefano, che ritengo debba come minimo offrire una pizza (ok, una cena di pesce) al batterista Flavio Fancellu, autore della miglior performance musicale su questo disco, capace di dare sempre una spinta in più, un contributo, un’intuizione fondamentale per alleggerire e rendere più scorrevoli e interessanti le composizioni.
Entrando nello specifico, partiamo con un’intro piuttosto anonima, finché una voce in italiano ci sorprende piacevolmente con una narrazione professionale, introducendo il tema dell’album. A seguire abbiamo una “Fire and Flames” che mantiene ciò che promette, risultando con i suoi tre minuti il brano più riuscito del disco: stacchi, fraseggi, ritornello… tutto al posto giusto! La stessa sensazione di equilibrio viene meno in brani più articolati e prolissi, dove progressioni armoniche poco avvincenti e linee vocali che faticano a spiccare e rimanere impresse fanno distogliere l’attenzione e a volte sbadigliare.
Sarà forse una coincidenza, ma i brani migliori sono quelli più concisi (quelli al di sotto dei sei minuti, per intenderci…). “Ritual Of The Wizard”, ad esempio, ripropone strofe con cantati a botta e risposta che portano il marchio “©Manowar” in bella evidenza, ma ci regala anche i momenti melodici più convincenti e un bellissimo finale a sorpresa. Non ci facciamo mancare neanche la power ballad, con una “Today The Rain Cries” ben fatta ma non memorabile (di quelle che non metteresti dopo Nothing Else Matters nella cassettina per la ragazzina che ti piace, per intenderci… che tanto poi mica te la da, che cazzo le metti dei pezzi Metal?).
La chiusura del primo CD è ancora una canzone prolissa, ehm cioè… epica! 444 secondi di riff cadenzati e non troppo avvincenti. Comunque, dove non arriva il talento, può il mestiere, e il disco si traghetta verso la fine più che dignitosamente.
E il disco acustico? Ah, qui c’è la sorpresa!
Il pregio maggiore è il suono: bello, vero, si sentono i respiri (ma anche il click che esce dalle cuffie…) e si può godere di tutta la dinamica di un’esecuzione dal vivo unita ad una gradevolissima pulizia di suono. Simpatica l’introduzione con il finto intoppo del bardo che menestrella uno stornello che può ricordare i Blind Guardian. Ma l’atmosfera generale di questa manciata di pezzi è lontana da un folkeggiare di maniera o da esperimenti proposti da altre band Epic Metal, siamo più vicini a tessiture da musica “per bene”, mature, di quelle che non spaventano la gente, come le affascinanti fughe strumentali di “Inside The Glass Place”, il brano più ambizioso e riuscito della raccolta.
Largo spazio ai momenti strumentali anche nei tre brani cantati. Ed è un bene.
Anche in questo frangente la batteria di Flavio si rivela eccellente, vera protagonista e perfettamente in grado di calibrare intensità e dinamica! “Shaman’s Death” pare plasmata interamente dal batterista, padrone incontrastato di una composizione che gli sembra cucita addosso.
Lo ammetto, il secondo dischetto mi ha sinceramente sorpreso e costretto a ricredermi su una band che credevo non avesse molto da dire.
Anche il singolo estratto per il video promozionale viene da questa seconda parte di ‘Through The Ashes’, lasciando davvero spiazzati per la scelta coraggiosa e azzeccatissima.
Gli Icy Steel non sono solo dei metalli tamarri e nostalgici, ma anche dei raffinati musicisti. L’avreste mai detto?
Marcello M.
TrackList
Disc 1
- Last Man On The Earth
- Fire And Flames
- The Day Became Night
- Ritual Of The Wizard
- Last Thing To Destroy
- …And The Warriors Return
- Today The Rain Cries
- The Earth After Man
Disc 2
- Bard’s Dream In The Silent Woodland
- Ashes Of Glory
- Inside The Glass Place
- Shaman’s Death
- The Weight of Signs
- Anno: 2016
- Etichetta: Pure Steel
- Genere: Epic Heavy Metal
Links: