Voto: 9

I Twenty Four Hours mettono nella lista dei record il loro quinto lavoro e oggi posso scrivere di aver avuto il piacere di recensirlo! Un concept che gli amanti del rock progressivo e psichedelico non possono lasciarsi sfuggire.

Come intuibile dall’artwork in copertina, l’album ha varie sfaccettature ma un unico tono apocalittico che si distribuisce uniformemente attraverso le 12 tracce.

‘Soccer Killer’ apre le danze mettendo in rilievo il groove della band e la compattezza della sezione ritmica. Il pezzo non è eccessivamente articolato ma è molto deciso e caratteristico e soprattutto ha ritmo!

‘Sister Never Born’ rimane in linea con il pezzo precedente pur avendo dinamiche totalmente differenti. Vengono spesso utilizzate sincopi e parlati sospirati che creano ripetutamente il momentum per i ritornelli. Il tutto può risultare astratto ai meno familiari del genere, specialmente durante i primi ascolti, ma datevi tempo e sarete ripagati.

L’intro di tastiera e synth imposta un’atmosfera malinconica per ‘That Old House’ che poi parte semplice e incalzante. Rapido e travolgente il pezzo solista di piano tiene a bada l’ascoltatore fino a quando la voce si decide a rompere il silenzio dopo circa due minuti! Cantato narrativo, descrittivo che a tratti si pone delle domande pur sapendone già le risposte. Il brano evolve piacevolmente con un assolo di Synth e una conseguente risposta di chitarra acustica sul finale.

‘SPLASH’ è un brano strumentale che lascia decisamente spiazzati… Intro tecno con temi orientaleggianti, a primo impatto fuori contesto, ma è proprio qui che il gruppo dimostra una certa maturità nell’evoluzione e nel bilanciamento delle progressioni, tutto scorre!

‘Ground #3’ è una ballata semplice e gradevole che rimane particolarmente impressa per il testo.

‘Magic’ è il mio brano preferito! Proietta la band negli anni 80, con un suono che rimane moderno e analogico allo stesso tempo. Il pezzo è ancora una volta: semplice e diretto, ma mai scontato e soprattutto un felice connubio tra parole e musica che da proprio l’idea di “magico”.

La band non si smentisce neanche con ‘The Big Sleep’ nonostante esca fuori dal seminato fin dai primi minuti. La voce interpreta coraggiosamente una strofa che sa di logoro e vissuto, di chi ha storie da raccontate e che a lungo se la è saputa cavare per le strade. Una voce consumata che seppur in contrapposizione all’allegria della musica, rimane perfettamente inserita nel contesto delineandone l’atmosfera, soprattutto grazie al senso di coscienza che ci sa trasmettere.

L’album prosegue con altre 5 tracce che non vado a descrivere nel dettaglio ma che rimangono valide. Nonostante gli innegabili richiami alle band più influenti del prog-psichedelico anni ’70 ogni traccia denota la propria personalità. Il mixaggio è molto professionale: equilibrato, con suoni analogici e mira a inserire la sezione ritmica armonicamente in tutti i brani. Ci sono le dovute concessioni alle tastiere e i giusti spazi agli strumenti solisti i quali non sono mai fuori luogo. Tutto questo contribuisce notevolmente a caratterizzare il suono della band, rendendolo allo stesso tempo coerente con le tematiche trattate. Soluzioni e scelte che non devo essere state certamente semplici, vista la linea pessimistica espressa nel concept.

Inutili i soliti paragoni con band e influenze precedenti, le conosciamo già… ‘Left-To-Live’ è soffuso, pessimista, intimo e malinconico ma piacevole all’ascolto.

Suggerisco l’album anche ai non amanti del genere in quanto è gradevole e non eccessivamente astratto.

 

Paolo Prosil

 

TrackList

  1. Soccer Killer
  2. Sister Never Born
  3. That Old House
  4. SPLASH
  5. Ground # -3
  6. Magic
  7. The Big Sleep
  8. Under My Pillow
  9. Minimell
  10. Unkeep for Your Love
  11. Perfect Crime
  12. My Friend, I want to Kill You!

 

  • Anno: 2016
  • Etichetta: Musea
  • Genere: Prog Rock

 

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