Voto: 6.5
La band di cui mi accingo a parlarvi arriva dall’ennesima provincia lombarda. Saronno precisamente; immagino che la situazione musicale sia abbastanza lontana dal definirsi fervida e quindi i ragazzi provano a dare una bella scossa all’ambiente con del robusto heavy metal vecchia scuola con rare puntate progressive e folk. Il combo muove i primi passi da oltre dieci anni; il 2004 precisamente l’anno di fondazione e fra varie peripezie, cambi di line up e cambi di rotta stilistici arrivano alla pubblicazione di “Choose Your Prison” ; lavoro di cui mi accingo a parlarvi.
“Eternal Damnation” mostra una band decisamente muscolare e legata a un sound decisamente retrò fatta di riffoni classic metal dal sapore epico con piccoli riferimenti progressive; almeno l’opener dimostra queste peculiarità. Bella l’ugola graffiante e alta di Marco Cantoni. Non male come inizio anche se la produzione inficia un pelo il buon lavoro fatto in sede di songwriting.
“We Live On A Lie” è decisamente più oscura e rocciosa. Compatta e più articolata soprattutto per ciò che concerne le linee vocali. Riesce ad aprirsi fortunatamente in un ritornello gradevole. Anche in questo caso il cantato dimostra buona padronanza vocali su linee sicuramente non agevoli dimostrando anche discrete dosi interpretative. Partiture progressive anche qui fanno capolino anche se non hanno un ruolo predominante.
“La Mort Qui Danse” è un intro che lascia trapelare elementi folk di cui la band da come leggo nella bio mostra un certo interesse.
“The King And The Guillotine” è molto “vergine di ferro” con il classico riffing galoppante che ne ha reso celebre la band di Harris. Cambi di tempo annessi e classici “stop and go”. Il pezzo in se sembra ben fatto, arrangiato anche discretamente; avrei optato almeno per un sound più moderno.
“Money Makes The Difference” ha un taglio più trash vecchia scuola bagnato da melodie vocali pur sempre classic metal. Il ruolo di recensore mi impone di essere più distaccato possibile a differenza di tanti altri “colleghi” che smaniano di mettersi in mostra tagliando la povera band di turno. Quindi posso dire che oggettivamente sembra un altro episodio sicuramente devoto a certe sonorità che definire old style è un eufemismo. Ma i ragazzi d’altro canto dimostrano gran cuore e amore per il genere e questo a posteriori potrebbe risultare scelta vincente.
“Freedom” La vergine di ferro ritorna prepotentemente in tutta la sua epicità. Un episodio direi fruibile e dai toni sicuramente più cadenzati; presenti anche i classici fraseggi armonizzati marchio di fabbrica a onor del vero di tante classic metal band degli eighties.
“Where Is My Future” si distacca dalle ultime soluzioni più classicheggianti optando per una produzione più moderna e massiccia fatta di un riffing corposo, portante di linee vocali in linea di massima discretamente canticchiabili. Non male anche il break centrale che denota qualora ce ne fosse bisogno l’amore del combo per il progressive.
“Painted Arrow” è sicuramente la composizione più ostica e va ascoltata più volte e riuscendo a percepire tutte le possibili sfaccettature solo con ascolti più attenti. I toni sono sicuramente drammatici e si bagnano dei Savatage prima maniera. Il cantato mi ha convinto molto di più perché riesce ad essere più incisivo rispetto ad alcune tracce precedenti dove si evince una smania di voler dimostrare a tutti i costi tutto ciò di cui si è capaci; risultando dunque quasi forzato, non in questo caso fortunatamente. Malgrado sia lontano da queste sonorità apprezzo la voglia di personalità e di inoltrarsi in lidi meno sicuri; almeno in questo caso.
“Against We Stand” Merita un ascolto più attento per essere metabolizzato ma in generale non riesce a destare attenzione tale da suscitare il desiderio per un secondo ascolto. Il punto più basso a mio avviso a livello compositivo.
“Death Has Nothing To Teach” chiusura ricca di mordente ma pur riconoscendone il grande impatto costituito da muri di chitarre compatti, sono le linee vocali in questo caso che non mi convincono e anche gli arrangiamenti poco lineari e a tratti prolissi. Mi sono già espresso in questi termini. La semplicità è sempre fautrice di ottimi risultati.
C’è anche spazio per una bonus track. “Painted Arrow” con una buona guest femminile che non aggiunge altro di significativo a quanto già descritto in sede di recensione.
In conclusione si tratta di un lavoro non semplice da assimilare e di sicuro di stampo old style. Il consiglio che sento di dare al combo saronnese con molta umiltà senza voler essere pretenziosi; è di lasciare magari inalterato il tiro del progetto e anche le caratteristiche retrò se vogliamo ma di snellire il superfluo cercando di inserire al meglio le parti folk dove effettivamente necessitano. In bocca al lupo ragazzi.
Luca ‘Shake Me’ Albarella
TrackList
- Eternal Damnation
- We Live On A Lie
- La Mort Qui Danse
- The King An The Guillotine
- Money Makes The Difference
- Freedom
- Where Is My Future
- Painted Arrow
- Against We Stand
- Death Has Nothing To Teach
- Painted Arrow (Feat Evelyn)
- Anno: 2016
- Etichetta: Revalve Records
- Genere: Progressive Metal
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