Voto: 6.5

Sta diventando difficile riuscire a scrivere una recensione di un disco progressive metal senza rischiare di essere ripetitivi, usando frasi ormai abusate. Allo stesso tempo è ancor più difficile riuscire a scrivere in maniera interessante, dato che alla prima lettura di termine progressive metal il 90% dei lettori catalogherà già questo disco nell’infinito calderone del “gruppo clone dei Dream Theater“.

Gruppo che , è bene dirlo subito, è sicuramente un termine di riferimento per questo debutto di Arcanum XII, ai quali va però riconosciuto di non avere scopiazzato a mani basse dal combo americano. È infatti chiara l’influenza di altri mostri sacri quali Vanden Plas in questo “Evening Lights”, lavoro solido, ben eseguito, ben arrangiato.

Un disco onesto, mi viene quasi da dire “in sicurezza”, nel senso che il gruppo ha dato l’impressione di muoversi volutamente entro certi canoni imposti e conosciuti, relegando ad un ruolo più marginale il fattore sperimentazione: dico questo perchè dopo attenti e ripetuti ascolti è palese come nell’ultima traccia “Seven” la band abbia finalmente varcato certi confini abbandonandosi alla sperimentazione, con risultati a mio modo di vedere nettamente superiori rispetto a tutto il resto del lavoro.

Questo non significa che tutto il resto del disco non sia di livello, anzi: le canzoni sono mature, la tecnica non si discute e ad essere onesti, è quasi sorprendente la vena melodica delle composizioni, ben sorrette da una voce di stampo power (bella la timbrica, anche se a volte mi risulta un pò scontata), e da una batteria che fa un lavoro di tutto rispetto. Quello che però mi lascia un attimo perplesso è quella  sensazione di “potrebbero osare di più”  che pervade l’ascolto fino alla ultima traccia, come detto sopra.

Non che il disco sia noioso, non intendo dire questo:  le tracce scorrono piuttosto fluide, non si arrampicano su virtuosismi infiniti, i cambi di tempo e  di atmosfera ci sono, qualche ottimo spunto  anche, soprattutto nelle centrali “Inside Your Head” e “Every Day Is The Same Day”. Tutto questo però non mi toglie quella sensazione prima descritta.

E’ chiaro che essendo un debutto c’è tutto il tempo per affinare e migliorare il prodotto complessivo, che di base è già buono; spero vivamente, ed anzi esorto la band a liberare quella vena creativa fatta intravedere sul finale, perchè se questi ragazzi riusciranno ad amalgamare la vena melodica con la sperimentazione potremmo veramente avere per le mani una band interessantissima. Per il momento mi limito ad una sufficienza più che abbondante, attendendo sviluppi.

 

Enrico Pulze

 

TrackList

  1. Intro
  2. Why
  3. Inside Your Head
  4. Every Day Is The Same Day
  5. My God
  6. When A Man
  7. Seven
  • Anno: 2016
  • Etichetta: Underground Symphony
  • Genere: Progressive Metal

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