Voto: 7

Mi trovo ora ad ascoltare e a parlare di questo “Here I Am At The End”, ultima fatica del polistrumentista Vincenzo Marretta. Apprendo dalle note biografiche che il disco in questione è stato in lavorazione per più di un quinquennio, quindi va dato atto e merito alla tenacia di questo strumentista, che ha perseguito per molto tempo il suo obbiettivo fino al raggiungimento.

Un disco interamente curato da Marretta, sia nell’esecuzione di tutti gli strumenti, sia nelle vocals, sia nella registrazione e mixaggio. Un lavoro quindi veramente impegnativo, sotto tutti i punti di vista, una vera autoproduzione completa, che a mio avviso merita più di un plauso sia a livello di produzione (incisiva e pulita), sia in alcune scelte che evidenzierò più avanti in fase di recensione.

A livello musicale questo disco mi ha sorpreso piacevolmente nel suo insieme, perchè pur essendo un disco chiaramente basato su un sound heavy thrash, risulta estremamente ragionato, senza mai abbandonarsi a furia cieca fine a sè stessa, ma anzi optando per ritmi più cadenzati e armonizzati, che ben si amalgamo con le voci pulite e introspettive utilizzate per le vocals.

Un altro punto a favore di questo lavoro è a mio avviso l’onesta prova di Marretta nel suo insieme a livello esecutivo, dove il nostro sceglie di non strafare, senza voler passare a tutti i costi per fenomeno, dando il giusto tiro ad ogni strumento. Per farmi capire, basta dare un occhio alle strutture delle canzoni e alla loro composizione, che predilige spesso riff tutto sommato “semplici” ma che funzionano e che rendono scorrevole il lavoro nella sua interezza.

Vorrei menzionare anche l’utilizzo di vocals più malinconiche e introspettive, mai urlate, che ben si amalgamo come detto sopra, alle atmosfere cupe di questo disco e che unite a testi non banali (ottimo anche l’utilizzo dell’Italiano su “Come Back” e “Illusions”) forniscono un’arma in più a questo lavoro.

Non entro in un track by track in quanto il livello di ogni singola traccia si assesta in alto, senza cadute di tono e seguendo bene quel filo conduttore della psicologia trattata nei testi, mi limito a concludere che forse qualche variazione in più a livello di riffing avrebbe potuto essere la ciliegina sulla torta di questo lavoro, che risulta comunque vincente e meritevole di attenzione .

 

Enrico Pulze

 

TrackList

  1. Intro
  2. The Road
  3. Last Carnage
  4. Emotionally Destroyed
  5. Come Back
  6. A Lifetime Ago
  7. Human Evil
  8. Illusion (Non c’è Nessuno)
  9. Finally Dead
  10. Game of Unconsciousness
  11. Outroù

 

  • Anno: 2015
  • Etichetta:  Autoprodotto
  • Genere: Heavy Metal

 

Links:

Sito Ufficiale

Spotify

Youtube

Facebook

 

Autore