Voto: 8
I liguri Stormwolf ci propongono il loro album di debutto ‘Swordwind’. Si tratta di una band dalle sonorità vicine al classico connubio tra heavy metal ed hard rock con un tocco particolare, ovvero la bella voce della cantante Elena Ventura.
Il lavoro si compone di otto brani, cinque originali e tre cover, ‘Rock’n’Roll Gypsy’ dei mitici ed inossidabili Saxon, ‘Crazy Night’ dei nipponici Loudness e la conclusiva ‘All We are’ dei Warlock, band tedesca capitanata da Doro Pesch.
I brani originali sono molto validi e danno modo alla chitarra di proporre riff veloci e taglienti, sostenuti da una sezione ritmica molto potente, con la batteria che fa del frequente uso della doppia cassa un veicolo per aggiungere peso ed aggressività all’impatto sonoro. Il tutto ingentilito dal cantato femminile perfettamente a suo agio con i ritmi sostenuti ed aggressivi dei pezzi, ma comunque in grado di ammorbidire il risultato complessivo. Da citare ancora il gran lavoro della chitarra in fase solista, con molti momenti davvero ben riusciti e capaci di arricchire e non appesantire il sound della band.
Si parte forte dunque con ‘Swordwind’ che da il titolo al lavoro e con la successiva ‘Marathon’. Quest’ultima è una canzone un po’ più commerciale, a metà tra Kiss e Van Halen, in particolare nella parte iniziale che non tarderà a fare presa sugli ascoltatori.
Altri ottimi momenti del disco sono ‘Winter of the Wolf’ e ‘Soulblighter’, due esempi di come il sound più classico possa essere reso moderno da band capaci di trarre ispirazione dai grandi del passato e di sfornare nuovo materiale al passo con i tempi e di certo valore.
Un capitolo a parte è poi la strumentale ‘Thasaidon’, il brano più lungo dell’album, aperto da una suggestiva armonia di basso e da un riff di chiarissima matrice NWOBHM, al di sotto del quale sono ancora le quattro corde a fare da contrappunto. Una cosa alla “Iron Maiden” per intenderci. E infatti è alla vergine di ferro che gli Stormwolf si rivolgono per ricavare l’ispirazione per il brano, ma l’esercizio si rivela davvero riuscito e gli oltre sette minuti scorrono velocissimi ed estremamente godibili, nonostante l’assenza del cantato. Il tutto a sottolineare come tutta la band dia ottima prova di sé e gli Stormwolf possano davvero essere soddisfatti della riuscita di questo album.
Per concludere, non può che essere un ottimo giudizio quello che accompagna la recensione; se la band non inventa nulla (anzi ripropone alcune rivisitazioni di canzoni e sonorità del passato), la realizzazione è ottima e ci sono spazi per vedere un’ulteriore crescita, magari aggiungendo qualche aspetto di originalità al songwriting.
Alberto Trump
- Swordwind
- Marathon
- Rock’n’Roll Gypsy (Saxon cover)
- Winter of the Wolf
- Crazy Night (Loudness cover)
- Thasaidon
- Soulblighter
- All We are (Warlock cover)
- Anno: 2015
- Etichetta: Autoprodotto
- Genere: Heavy / Hard Rock
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