Voto: 6.5
Solitamente si è sempre occupato Francesco dei dischi di Vardan (qui la sua precedente recensione) ma a quanto pare questa volta non è riuscito a stare dietro alla media di (pressapoco) un’uscita al mese; e così, eccomi qua. Eccomi qua con ben due dischi tra le mani. Incuriosito da questo prolifico artista, inizio a pormi qualche domanda, che trovate di seguito con tanto di risposte.
Cosa suona Vardan? Black metal, e fin qui era facile. Più precisamente, un black metal che oscilla tra atmospheric e depressive un po’ come il pendolo di Schopenhauer oscilla tra noia e dolore. Mid tempos, brani lunghi, scream distante e quasi filtrato.
Faccio due recensioni distinte o una sola? All’inizio ero tentato di farne due separate. ‘From The Pale Moonlight’ ha un suono più marcato e ruvido rispetto a ‘Between The Fog And Shadows’, ho pensato che questo avrebbe potuto significare differenze stilistiche. Poi mi sono detto «beh, sempre di sfaccettatute dello stesso artista si tratta». Infine ho ascoltato attentamente, i due lavori sono ben più simili di quello che la prima impressione facesse sembrare. Oltre alla produzione la differenza più marcata che noto è che il primo fa uso di tempi in sei ottavi, mentre il secondo è più lineare.
Sono lavori validi? Sì. Non so quale sia, al momento, il livello medio del panorama in questione, ma se c’è una cosa che di solito tendo a rifuggire sono i brani lunghi. Posso reggere sei, sette minuti poi tendo ad annoiarmi. E cambio. Stavolta sono riuscito ad ascoltare ben due dischi a fila, qualcosa vorrà pur dire.
Ma la domanda più spinosa è, c’è davvero bisogno di un disco ogni mese? Ne ho discusso a lungo col direttore, abbiamo concluso che la risposta cambia se la guardi dal punto di vista dell’ascoltatore o del musicista. Nel primo caso, decisamente no. Nel secondo caso, probabilmente sì. Non è facile frenare la tua vena creativa, e sacrificare alcune di quelle che a conti fatti sono tue creature. Per quanto questo implichi fare musica principalmente per se stessi.
Gary Stone