Voto: 7.5

Sul progetto Zephyr del vocalist e mastermind ravennate Alessandro Zazzeri mi si chiede di porre le mie attenzioni dai capetti di IdM. Un’ artista che dopo diverse difficoltà anche di natura personale con costanza e voglia di andare sempre avanti riesce a vedere risultati di duro lavoro in “Taste The Bomb”, un disco che come potrete leggere di seguito riserva tantissime tracce, un’alternarsi di hard’n heavy vecchia scuola e ballad semi acustiche a tratti di stampo folk. Questo è già un punto a sfavore a mio modesto avviso, ma non entrerò nei meriti di tale scelta.

“Red Cloud” è un opener decisamente retrò con luci ed ombre. I lati positivi sono una buona voce sui chorus mentre le note dolenti sono la produzione e arrangiamenti non indovinati sulle strofe.

“Non Posso Restare”: un intro acustico sorregge un buon cantato molto interpretativo e soffiato. Buono il controllo del vibrato per un guest di cui ignoro l’esistenza per motivi strettamente legati ad un download digitale. Oggi è così e le webzine volentieri si adeguano, con tutti i pro e contro del caso. Le strofe sono morbide e delicate il ritornello cantato in lingua italiana un po’ più pieno ma sempre con timbro caldo. Non male anche il solo di chitarra che punta sulla melodia più che su soluzioni mirabolanti.

“Freddo” è un hard rock di stampo più neoclassico. Liriche italiane di discreta fattura rese incisive da un cantato deciso e aspro al punto giusto. Sprazzi progressive fanno capolino in un break centrale pur non smorzando l’incipit di un pezzo che tutto sommato risulta gradevole.

“Difenderò” è una ballad anch’essa dal sapore settantiano. L’anagrafe in questo senso può dare quel tocco decisivo. La voce di Alessandro mi sorprende. Particolarissima nel essere così versatile dal passare da suoni leggeri e di testa a parti più di petto e calde. Direi che riesce a costruirsi egregiamente il pezzo a misura e in questo l’esperienza fa la voce grossa non c’è che dire.

“Comets And Stars” segue la rotta introspettiva tracciata dal pezzo precedente ma con una maggiore fluidità per quanto concerne le armonie vocali e l’interpretazione fra i vari registri. Una ballad questa volta acustica, delicata e mistica. Zephyr canta la sua nenia accarezzando egregiamente l’ascoltatore e dimostrando una maggiore predilezione per questi ambiti canori in cui riesce ad esprimere il meglio di se.

“Il Vento Dell’Est” rimette il progetto su binari più “duri”, e anche questa volta colori settantiani emergono palesemente. Gli arrangiamenti sono scevri da soluzioni ricercate privilegiando il cantato e quindi ponendo l’attenzione sulla forma canzone. Non ci sono partiture che possano far gridare al miracolo ma come già emerso sembra essere una scelta ben precisa.

Altro episodio tal taglio acustico per “Sei Parte Di Me”. Interpretazione sempre sentita e interpretativa per Zephyr che a volte sembra davvero un menestrello che racconta la sua storia e lo fa in modo egregio. Ammetto che apprezzo maggiormente il suo cantato nei momenti più introspettivi come il succitato.

“I Shoot Well” è un buon hard rock incisivo. A mio avviso il migliore del lotto fra gli episodi più spinti con un chorus molto Maiden prima maniera. In generale tutto il pezzo in se mi ricorda la “vergine di ferro”, dal tipo di cantato che seppur non si stagli su altezze vertiginose ha un buon taglio epico; il riffing e i soli di chitarra sono molto NWOBHM.

Folk semi acustico in “Tomorrow” di buona fattura anche se a questo punto inizio a chiedermi del perché ci sia questo desiderio impellente di voler produrre un disco che potrebbe essere tranquillamente un doppio album. C’è solo un rischio quando si fanno operazioni del genere e si chiama stanchezza. Quindi già di per se è un’operazione come già premesso non condivido. Il risultato è che il recensore rischi solo di perdersi in tracce che a volte sembrano simili come in questo caso.

“Moral Guns” parte con un intro più space per poi riportarci in territori hard ‘n heavy vecchia scuola. Godibile e ben eseguito traccia percorsi non eccelsi in quanto a originalità ma anche in questo caso mi sembra un lavoro senza infamia e senza lode di buona fattura. Nulla che possa far gridare al miracolo, prendere o lasciare.

Puntualmente come un orologio svizzero arriva l’ennesimo episodio folk acustico. “Il Vento Non Saprà” non aggiunge assolutamente nulla di diverso a ciò che ho già detto in precedenza; potrei magari puntualizzare che le liriche sono in generale molto auliche. Ma a parte questo non riesco più a trovare parole per descrivere un qualcosa che inizia a diventare stancante. La critica non è assolutamente rivolta alla qualità come già sottolineato.

“In Bad Faith” troviamo Hard Rock questa volta dal marchio più “Sabbathiano” e ha bisogno di più di un ascolto per essere veramente apprezzato, non fruibile al primo ascolto dunque ma tutto sommato gradevole.

Uno dei miei pezzi preferiti e anche uno dei più riusciti a mio modesto avviso l’hard rock bluesy di “Happy Pills And Stupid Tv”. Belle le melodie vocali molto aperte e orecchiabilissime e in questo caso posso riscontrare delle belle chitarre soliste taglienti e polverose al tempo stesso, finalmente oserei dire.

“Usable Past” è sicuramente ricercato, old school dal lieve sapore progressive dal taglio ancora una volta settantiano. Piacevole all’ascolto, morbido nel cantato sicuramente intenso e dalla buona interpretazione.

“Any Other Son” non smuove di una virgola un canovaccio che sembra disegnato a tavolino e che alla lunga mi spiace dirlo ma risulta eccessivo e melenso, troppi episodi folk che non fanno altro che calare l’attenzione su un lavoro già di per se molto impegnativo.

“The Age Of Fake Idols” mette in evidenza qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’amore per sonorità più cadenzate e dai toni oscuri. Egregio il lavoro svolto sulle orchestrazioni che quantomeno ne conferiscono maggiore enfasi e pathos. Uno dei migliori episodi non c’è dubbio.

“Free” dopo un intro più magniloquente si apre in classico stile vecchia NWOBHM e direi che il risultato è apprezzabilissimo, il cantato è perfettamente a suo agio e ben rende le atmosfere che si cerca di mettere in mostra.

In chiusura “Trendy Rockers Generation” riesce a essere apprezzata solo in parte riservando buoni chorus nonostante le strofe non colpiscano esattamente il bersaglio. “Taste The Bomb” riserva molti episodi interessanti sul quale vecchi nostalgici di certe sonorità hard ‘n heavy più classiche potranno riversare le loro attenzioni. In bocca al lupo.

Luka ShakeMe Albarella

 

TrackList

  1. Red Cloud
  2. Io Non Posso Restare
  3. Freddo
  4. Difenderò
  5. Comets And Stars
  6. Il Vento Dell’Est
  7. Sei Parte di Me
  8. I Shoot Well
  9. Tomorrow
  10. Moral Guns
  11. Il Vento Non Saprà
  12. In Bad Faith
  13. Happy Pills And Stupid TV
  14. Usable Past
  15. Any Other Son
  16. The Age Of Fake Idols
  17. Free
  18. Trendy Rockers Generation (Bonus Track)

 

  • Anno: 2015
  • Etichetta: NML Records
  • Genere: Hard Rock

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