Voto: 9
La storia degli Strange Here parte da molto lontano, più precisamente dal 1974 anno di nascita di Alexander Scardavian nume tutelare di questo progetto. La sua vita è costellata di momenti di gloria e di momenti in cui di lui non si hanno notizie. Si avvicina alla musica grazie al fratello Gilas il quale fece parte dell’album ‘Detaching from Satan‘ del maestro Paul Chain, album del 1984 nel quale Gilas cantò il brano ‘17 Day‘, grazie a lui Alexander si avvicina alla musica che segnerà poi il suo percorso, tra prog, doom, psichedelia e blues. Inizia già bambino con le percussioni, a 6 anni conosce tastiere e strumenti a corda, nella sua casa le frequentazioni dei musicisti sono all’ordine del giorno e pur bambino conosce i Death SS primordiali, quelli di Sanctis Ghoram, da lì prende il via la sua voglia di diventare musicista e seguire le loro orme. Nel 1989 inizia a collaborare col suo maestro Paul Chain e nel 1991 troviamo il suo esordio nel disco ‘Witched Sepulchres‘. L’anno prima aveva invece formato il primo embrione degli Strange Here scrivendo la prima versione di ‘Kiss of Worms‘ che Paul Chain usava per aprire i propri concerti e che ritroveremo più avanti nella recensione.
Negli anni troveremo Alexander in tour col maestro e suonerà nei suoi dischi, sarà anche autore e session man nei due album solisti di Steve Sylvester anticipando così il 2002 anno in cui vedrà la luce ‘Strange Here?‘ primo capitolo solista composto da 7 brani. Improvvisamente problemi personali però lo inducono a mollare tutto e fino al 2006 non si avranno più sue notizie. Nel 2006 infatti conosce il chitarrista Domenico ‘Dom’ Lotito (ex Error Amplifier) e tra loro scatta quell’alchimia che produce sempre qualcosa di positivo, inizialmente con una grande amicizia e successivamente con la creazione di nuovi brani data la situazione personale favorevole di Alexander.
Domenico passa così a suonare il basso mentre vari elementi si alternano tra tastiere e batteria, finalmente nel 2013 rimasti soli prendono la decisione di trasformare le proprie idee in un disco e così nell’agosto 2014 entrano in studio ed in sole 20 ore registrano con Enri Zavalloni questo ‘Strange Here II‘ all’Atomic Studio di Longiano (FC).
Arriviamo così a parlare dell’album dopo la dovuta e importante introduzione allo stesso, ci troviamo al cospetto quindi di 7 brani nati con la rabbia e la sofferenza vissuta dai due artisti in prima persona e canalizzate in questo minestrone di psichedelia, doom e hard rock anni ’70. L’artwork è curato da Fulvio Zagato e i testi sono tradotti in italiano proprio per far capire di cosa tratta questo album, cosa che giudico veramente importante e originale.
Si parte con ‘Still Alone‘, dove rimandi a Black Sabbath, Cathedral, Pentagram e ai primi Death SS emergono dai riff tenebrosi di Scardavian, il brano della rinascita, dell’amore che diventa odio e viceversa, passaggi profondi incarnano la sofferenza che viene trasmessa dalla voce di Alex, lo ascolto più e più volte al giorno e i brividi incessanti scorrono sulla pelle, mi sento trasportato all’interno del brano ne rileggo il testo e l’emozione si fa costante. Da solo vale l’acquisto del cd.
La già citata ‘Kiss of Worms‘ diffonde il dolore, l’inquietudine che aleggia dal primo momento, scritta nel 1990 con Paul Chain risulta più attuale che mai, rapisce e trascina nel vortice di un tormento senza fine. Slow come meglio non si potrebbe, decadente e matura, arma di distruzione, feroce e malvagia cattura l’ascolto come pochi brani sanno fare.
‘Born To Lose‘ è autobiografica “Sputato fuori dal culo di mia madre, il dottore disse: Chi diavolo è questo???” giusto per farvi capire.. Quasi nove minuti dove la sepolcrale chitarra di Alex illumina tetramente, guida verso un universo di angosce e timori, di male e di credenze mai credute il tutto con l’avvallo del basso di Domenico che incombe come l’ultimo atto di vita, saccente e teatrale, ricamatore di trame nelle quali si fondono gli assoli del compagno di avventure. Qui c’è l’essenza del doom, della psichedelia del dolore trasformato in musica.
Nel background dei nostri artisti scorre la sacralità della musica, Blue Cheer, Celtic Frost primordiali, Candlemass, Pink Floyd, Frank Zappa, Saint Vitus, Bahuaus (in alcuni passaggi vocali) oltre alle altre band citate prima, il tutto però con la massima saggezza di non emulare ma di tirare fuori il meglio di se stessi.
Così ‘Black, Grey and White‘ ci trasporta in un mondo diverso, mondo nel quale le percussioni ossessive suonate da Alex si intrecciano con l’ hammond di Enri Zavalloni e la chitarra acustica ed elettrica questa volta appannaggio di Domenico. La sacrale volgarità del testo, la rabbia verso un mondo che vede l’assenza di valori.. “Chi soffre come me? Fottendo un altro uomo, tutti vivono per farlo“. Il tutto si traduce in questo ammasso di suoni foschi, tristi a tratti tribali, lenti come una processione di morte, il culmine della vita, nero, grigio e bianco..
‘Acid Rain‘ è soffocante, stringe nella sua morsa di dolore e follia, i suoni ci riportano agli anni ’70, al doom più grezzo e sincero, i due artisti si alternano in due soli da brivido, ci fanno immergere completamente nel loro mondo intricato.
I dieci minuti della mastodontica ‘Only If…‘ scorrono cupi con le sue tetre movenze, una ballata oscura come poche condotta dal senso di angoscia e tormento che esce dalle vocals di Alexander, un intersecarsi di emozioni che trovano il culmine nello strepitoso solo ad opera dell’ospite e grande amico Red Crotalo (Revenge). Mi viene solo una parola da dire: immensi.
L’ultimo capitolo si chiama ‘Shiftless‘ e ci presenta un doom intriso di colori psichedelici altalenati da momenti hard rock e blues schizoide, un autentico mix di influenze che esalta il lavoro degli Strange Here!
Arrivati alla fine si resta attoniti per un periodo di tempo indeterminabile, una volta ripresi da quest’orgia di emozioni si può solo premere di nuovo il tasto play del lettore, questo è senza dubbio uno dei tre migliori dischi dell’anno salvo clamorose uscite, grandi, grandi, grandi!
Klaus Petrovic
TrackList
1. Still Alone
2. Kiss of Worms
3. Born to Lose
4. Black, Grey and White
5. Acid Rain
6. Only If…
7. Shiftless
- Anno: 2015
- Etichetta: Minotauro Records
- Genere: Doom / Hard Rock