Oriundi di Cagliari, i sardi Shardana, formatisi nel 2008, tornano a far parlare di sè dopo l’EP omonimo, rilasciato nel 2010. Il nuovo nato, dal nome chilometrico, è dunque disponibile sugli scaffali dal 20 dicembre 2014, e propone uno stile che potremmo definire un mix tra epic, thrash, folk, e qualche richiamo al power e, in termini di sonorità, al viking. Sin dal primo EP, effettivamente, ricordo che la band avesse questa tendenza a mischiare più stili, sottolineando, in particolare, la propria vena epica (anche se alla band, al tempo, faceva piacere definirsi ben più vicina al viking), trattando, sopratutto, di cruente battaglie, circoscritte, se la memoria non mi tradisce, proprio all’interno del territorio sardo. Gli Shardana (il cui nome significa “popolo del mare”), attualmente sotto alcuna etichetta, ci propongono, quindi, il loro primo LP, ‘No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei’, registrato presso il Mindless Studio, e che comprende la presenza di vari ospiti.

Bene, andiamo subito a cominciare!

Il sottofondo che accompagna il nostro viaggio per mare inizia con questa ‘Intro’, che sembra essere stata, in parte, influenzata dalle atmosfere introdotte originariamente da Quorthon per i suoi Bathory, in dischi quali Twilight of the Gods o il primo dei due Nordland, quindi una timida chitarra successivamente accompagnata, in pompa magna, da una tastiera dalle tinte epiche.Ma passiamo subito al primo pezzo che vede l’impegno della band tutta, ‘Bardanas’, cantata totalmente in sardo, ove abbiamo, come ospiti, Michele Sanna (batterista del gruppo thrash metal sardo Coma) e Raphael Saini (batterista dei piemontesi Cripple Bastards): dopo un’ulteriore intro che mette in primo piano la chitarra, è il turno del cantante Aaron Tolu fare capolino, dotato di una voce graffiante, certamente influenzata dal thrash, che alterna con parentesi più melodiche e dai richiami folk, che ben si sposa con la controparte strumentale, che pure pare essersi piuttosto evoluta, rispetto all’EP d’esordio, vantando anche un buon tappeto tastieristico che fa il suo. Si apre bella sparata anche ‘Shardana (Kadesh)’, che a propria volta si fa forte del sardo idioma, e ci presenta un’opening dai richiami folk scandinavi, per una traccia ben riuscita, con brevi ma percettibili richiami al power/folk, nonostante la base thrasheggiante. Una formula, per la verità, molto simile al primo brano cantato, ma ugualmente vincente. Più classica strutturalmente parlando è ‘The Path Of Snow’, che mette più in secondo piano il lato folk dei nostri in favore di quello thrash, comprendendo anche alcune incursioni in growl per rinforzare il ritornello, e che, invero, a giudicare dal testo, rappresentano un botta e risposta. Altro riffone, questa volta improntato sullo speed/heavy metal, ci presenta ‘Streams of Blood’, traccia assolutamente più grezza e pesante che certamente invita ad un bell’headbanging, la cui ruvidità nell’esecuzione strumentale viene compensata da un melodico ritornello. E’ ora il turno della title track, che, pur tenendosi su uno stile simile, riduce leggermente la velocità, mettendo più in risalto l’esecuzione di chitarre, basso e batteria, rispetto alle sonorità folk, a cui è dedicata una breve parentesi. Verso la chiusura, ritorna anche uno stralcio parlato (e successivamente cantato) in dialetto sardo. E si continua con una piccola scommessa, in ‘Me, The Wolf’, che supera i classici 4-5 minuti per arrivare quasi a 7. Il brano include sezioni ritmiche galoppanti o più martellanti sul piano chitarristico, alternate, come di consueto, a partiture acustiche, ma ritengo che si siano dilungati un po’ troppo sulle prime, che francamente, sulla lunga distanza, non mi hanno particolarmente entusiasmato, al contrario delle sezioni più soft, che invece ho trovato più incisive, in particolare nella chiusura. Un riff più cafone apre la battagliera ‘Enemies From The Sea’, traccia grezza e veloce che non si risparmia incursioni più epiche e melodiche, mentre ‘Retribution For A King’ si dà anima e corpo ad un sound  heavy/thrash, con Antonio Sanna (vocalist dei già citati Coma) che si alterna al microfono con il singer Aaron Tolu. A chiudere il sipario è ‘Sa Sedda ‘e Su Diaulu’, apertaci da un pianoforte (ad opera dell’ultima guest, Edoardo Fanni dei Lightless Moor), che presenta richiami malinconici, per un brano che riesce a sfruttare la varietà a proprio vantaggio, come si deve. Belli i passaggi tra distorto e acustico, e ho trovato molto azzeccato anche l’assolo di chitarra, che anticipa una chiusura molto delicata e dalle tinte meste ma sognanti. Ben fatto.

Tiriamo ora le somme…‘No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei’ è un disco che sa sorprendere, proponendo un mix molto personalizzato, uno stile che può (e deve, tuttavia) evolversi ulteriormente. Certamente, il disco in questione rappresenta un passo in avanti evidente ed uno stile più rifinito rispetto alla release omonima del 2010, e tracce quali ‘Bardanas’ ‘Shardana (Kadesh)’ ne sono una prova. Un po’ fallaci quelle tracce che sembrano voler calcare troppo da una parte (‘Me, The Wolf’). Possiamo comunque affermare che gli Shardana siano un gruppo che ha saputo trovarsi una strada propria, e se quindi apprezzate un thrash influenzato da sonorità prettamente folk, il prodotto del quartetto potrebbe fare al caso vostro.

 

Francesco Longo

 

TrackList

  1. Intro
  2. Bardanas
  3. Shardana (Kadesh)
  4. The Path Of Snow
  5. Streams Of Blood
  6. No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei
  7. Me, The Wolf
  8. Enemies Came From The Sea
  9. Retribution For A King
  10. Sa Sedda ‘e Su Diaulu

 

  • Anno: 2015
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Epic Black Metal

 

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