Voto: 7.5

Gli Adimiron mi suonano in testa ancora prima di aver sentito nulla di questo “Timelapse”  e dopo un po’ che mi ci spacco il cervello, capisco anche perché.

Durante il primo mini-tour italiano che intrapresi di supporto agli svedesi The Crown insieme alla mia prima band,  uno dei nomi in bill era proprio quello degli Adimiron.

Se vi dicessi che mi ricordo anche che musica facciano, sarei un ballista epico, l’unica cosa che mi sembra di ricordare è che il chitarrista suonava una Ibanez JEM (per capirci, la chitarra che vedete sempre o quasi in mano a Steve Vai).

Strano il cervello umano no?

Ti ricordi di un particolare come il modello di chitarra e non ti ricordi della cosa principale.

La musica.

Ma la musica cambia e si evolve (o almeno così dovrebbe essere) e una band di 10 anni fa, potrebbe non essere più  la stessa di prima, per cui meglio così.

Nessun giudizio precedente, nessun pregiudizio ora che mi accingo a recensire ““Timelapse” , il nuovo lavoro dei Brindisini Adimiron, una formazione che indipendentemente dal risultato di questa recensione, ha già il merito indiscutibile di essere ancora presente e di suonare.

Fare dischi.

Concerti.

E ciò, nel paese in cui siamo e coi tempi che corrono, fa degli Adimiron dei musicisti che di sicuro credono nel proprio progetto quanto basta per averlo mantenuto vivo e artisticamente creativo, dai vecchi tempi del tour coi The Crown.

Ma torniamo a “Timelapse” che mentre scrivo ‘azzate, mi bombarda le casse dello stereo con un sound di nuova generazione, volutamente freddo e digitalizzato ma senza dare fastidio.

Anzi, più i brani scorrono, più il sound irremovibile da quella freddezza cyber si amalgama alle accortezze compositive accuratamente dosate e misurate.

Quando non sei più di primo pelo, strafare perde il suo senso e lo acquista invece il dove e il quando fare.

La moderazione diventa un valore aggiunto per conferire risalto a ciò che si vuole mettere in evidenza.

La vecchia scuola del sapersi giocare le carte giuste senza nemmeno bisogno di bluffare.

In “Timelapse” è tutto cosi clinico nel suono da risultare sterile e ambient allo stesso tempo….

Forse, anche se in modo del tutto anticonvenzionale, alla fine è progressive.

Se da un lato la sperimentazione nel sound è profonda e accurata, la linea compositiva è semplice, misurata e quasi volutamente contrastante le sonorità.

Insomma una bella gatta da pelare questo “Timelapse”.

Sentito una volta non ti resta in mente nulla.

Sentito due nemmeno ma ti viene voglia di riascoltarlo con l’intenzione a non distrarti.

Ti concentri per un brano o due e poi la mente se ne va di nuovo in giro.

E la cosa risulta davvero divertente.

Piacevole.

Come deve essere la musica e l’arte, senza troppi giri di parole.

Liar’s Paradox” è il brano che ritengo contenere il disco. E infatti…

Il riffing e l’arrangiamento vocale nelle sovraincisioni dei cori rimane nella zucca come un chiodo e non c’è niente da fare, riesce a dare senso alle successive divagazioni arabesche senza fare inutile sfoggio di ricamini.

Bravi Adimiron, spero di ribeccarvi su qualche palco in giro e spararmi tutto sto viaggione dal vivo.

In alto la bandiera \mm/

 

PS: Prima di tutto il voto non è 7.5 ma 7/8. E comunque, io coi voti non so mai regolarmi….mi viene l’ansia ogni volta.

Leggete la recensione e fottetevene del numero perché vi giuro che lo metto quasi a caso (mettere 10 fa ridere come mettere 1, tutto il resto rimane compreso tra il 4 e l’8). E’ inutile dire che non è così e poi ne sono convinto dai tempi del liceo, per cui non cambio idea adesso, ahahahahah un abbraccio.

 

Lexx

 

TrackList

1. Collateral
2. State of Persistence
3. The Giant and the Cow
4. Timelapse
5. Liar’s Paradox
6. The Burning of Methuselah
7. Redemption
8. The Furnace Creek
9. Ayahuasca

  • Anno: 2014
  • Etichetta: Scarlet Records
  • Genere: Experimental Progressive Metal

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