Voto: 5.5

Vorrei fare una piccola premessa, prima della biografia di rito dedicata al gruppo in questione: ho sempre trovato simpatiche quelle band che cercano di comunicare qualcosa che li riguarda, oltre che nei testi, anche a livello culturale o di linguaggio. E’ questo il caso dei vicentini Balt Hüttar, che nel loro folk metal dai rimandi vagamente heavy, si rendono promotori della cultura cimbra, ove la loro terra “affonda le radici”, per citare la biografia. Lo stesso nome è d’origine appunto cimbro, e significa Guardiani Del Bosco.  Nati nel 2011 per volere del chitarrista Mattia Pivotto, la band diviene in seguito un quintetto, e tra composizioni ed esibizioni live, arrivano, nel 2014, alla prima release, ovvero la demo ‘Tzimbar Tantze’  (Danza Cimbra) che, citando sempre la biografia, è un disco “composto da quattro brani volutamente di impronta mista che abbracciano stili, sonorità e, soprattutto, lingue diverse “. Si tratta, precisamente, del linguaggio nostrano, il plurisfruttato inglese, e l’antico cimbro.  La demo, autoprodotta, è stata registrata e mixata da Massimiliano Forte, batterista della power metal band 4th Dimension.

Bene, andiamo subito a cominciare!

Se mi si passa il gioco di parole, è ‘Tantze’ ad aprire le danze,  intro strumentale che mette in risalto il lato folk dei nostri. Opening forse leggermente prolissa, ma che si lascia ugualmente ascoltare. Andiamo, ora, alla prima canzone che vede l’impegno fisico della band tutta:  ‘Dating a Witch. Si tratta di una traccia che propone il classico stile folk metal che favorisce la velocità, chitarre dai sapori ruvidi, un cantato un po’ grezzo (e tendenzialmente acuto) , per uno stile che potrebbe rimandare ai nostrani Leprechaun, con tanto di testo a tratti demenziale. Né infamia, né lode. Avanti la prossima. Anche ‘Maine Liibe Perg’ si muove su uno stile  sentito nel secondo brano, tuttavia sostengo che sia, di fatto, una traccia di caratura superiore rispetto alla precedente. Strutturalmente, senza dubbio, più complessa.  E’ possibile avvertire una certa adrenalina nel mix chitarra più voce, questa  volta entrambe più aggressive. Ho trovato il cantato, tutto italiano in questa traccia,  calzante e scorrevole (anche se a tratti migliorabile, ma in questo caso è davvero un’inezia). Il versante folk della band diviene predominante nella seconda parte della canzone, intagliandosi una sezione ben ponderata interamente strumentale. A chiudere il sipario è ‘Another Drinking Song, che in effetti non fa poi molto per risaltare rispetto ad una qualsiasi canzone sulle bevute da bagordi, quindi abbiamo, ad esempio, la classica aria da canzone festaiola,  ritornello allegrotto e “da taverna” del vocalist…veramente, è proprio una mera canzone di bevute che non toglie e  non mette rispetto a quanto ivi ascoltato. Un vantaggio del pezzo, e in generale della demo,  è che, per quanto si parli di qualcosa di già sentito, riesca a farsi ascoltare dall’inizio alla fine, per quanto in maniera un poco tirata. Ma ne parleremo tra poco, nella conclusione.

Tirando ora le somme, quindi…il prodotto non è affatto malvagio, anzi.

Nel corso del disco, si può facilmente udire quel sapore di umiltà e a tratti semplicità che ho, personalmente, assorbito con piacere. La demo, come già accennato, è pregna di una certa scorrevolezza, e questo è un punto a favore, in quanto si tratta di canzoni che, generalmente, favoriscono efficaci melodie che si rivelano un punto di forza da non sottovalutare.

Veniamo ora ai punti dolenti: per quanto sia apprezzabile questa infarcitura che non mira assolutamente a chissà quali vette, le premesse, a livello compositivo,  sono ancora certamente coltivabili, pur lasciando intravedere una  luce che starà alla band far crescere. Se i nostri cercassero di allontanarsi dagli stilemi che li hanno portati alla composizione di queste tracce, magari abbracciando qualcosa di più personale e a tratti meno lineare, conservando allo stesso tempo la scorrevolezza che caratterizza parte del loro stile, sono dell’idea che possa uscire qualcosa di interessante.  L’unico pezzo che, effettivamente, svetta rispetto agli altri, è ‘Maine Liibe Perg’, strutturalmente più complesso, ma non per questo difficile da seguire, melodico e piacevole, e che certamente ha saputo osare di più rispetto alle altre canzoni. La band è da tenere d’occhio, perchè con i giusti accorgimenti potrebbe fare anche un ulteriore salto, e tirar fuori qualcosa di particolare, qualcosa di necessario per spiccare nel panorama folk italiano, ultimamente sempre più affollato.

Francesco Longo

 

TrackList

1. Tantze

2. Dating A Witch

3. Maine Liibe Perg

4. Another Drinking Song

 

  • Anno: 2014
  • Etichetta: Autoprodotto
  • Genere: Heavy Folk Metal

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