Voto: 7

Con quattro dischi all’attivo, e in giro ormai dal 2004, i nostrani Ainur sono un’entità composta da ben oltre una decina di musicisti (tredici fissi, più ospiti) , le cui tematiche e atmosfere musicali si legano all’universo creato dal mai troppo acclamato J.R.R. Tolkien, le cui opere sono state riportate in auge in modo piuttosto forte, in particolare, nell’ultima decade, circa, sia grazie (e forse soprattutto, per il grande pubblico) al cinema, sia grazie alla musica, che invece ha preceduto di gran lunga i successi cinematografici. Tantissime sono state, infatti, quelle band, metal e non, il cui nome è stato ispirato da un luogo o da, comunque, un nome messo su carta dalla fervida immaginazione dello scrittore britannico. Alcuni prendono giusto un titolo, appunto, per poi trattare tutt’altro (prendiamo gli Amon Amarth, ad esempio.), mentre altri hanno fondato gran parte della propria carriera proprio su quelle tematiche (come non citare gli immensi maestri Summoning, per dirne una?). Gli Ainur, da parte loro, decidono di raccontarci, in ogni loro disco, le varie vicende legate ad un’altra opera ben conosciuta del già citato Tolkien, antecedente a Lo Hobbit e Al Signore Degli Anelli, ovvero il Silmarillion.

Con ‘The Lost Tales’, che è una raccolta dei “momenti più felici della discografia degli Ainur “, rilasciato nel giugno del 2013, la band ci immerge dolcemente in un mondo fantastico, per la bellezza di tredici tracce (tra cui un trittico di inediti), dove una piccola orchestra ci culla dolcemente al suono di archi, flauti, chitarre, pianoforte, vari stili di cantato, ed altro ancora…beh, in effetti, dove sono le distorsioni?
Non ci sono: ‘The Lost Tales’, infatti, non ha proprio nulla di metal. E’ un disco variamente influenzato, ma assolutamente slegato dall’ambito metal.
Il disco è, infatti, un “album acustico”, in cui la progressive rock orchestra ci propone, in chiave appunto acustica, canzoni già rilasciate nei lavori precedenti.

Una nota personale, prima di iniziare la recensione: leggendo il file di presentazione della band, ho trovato una dichiarazione che eleverebbe la band ad una delle più importanti realtà musicali del panorama tolkeniano mondiale. Ora, a prescindere che sia vero o no, trovo piuttosto inopportuno sbandierare con tanta leggerezza frasi di questo genere.

Andiamo subito a cominciare, comunque.

La traccia d’apertura, ‘Eriol’, è guidata da un pianoforte dalle tinte piuttosto meste, sotto cui si muovono due dei cantanti, in duetto, esibendo un tocco dolce e delicato nell’esibizione, convincente in particolare durante l’apertura strumentale del pezzo, in cui intervengono anche gli archi, e ove la voce soul della controparte femminile si fa sentire in modo più accentuato. ‘The Beginnings of Days’, invece, pur muovendosi sempre sotto un’atmosfera delicata, si rivela più varia, dando uno spazio maggiore agli archi e al flauto, oltre al già citato pianoforte, e che pure vanta un progressivo aprirsi che rende la traccia scorrevole, forse con una chiusura un po’ forzata. Dalle tinte sognanti è anche ‘Yavanna’, che sfrutta un apparato corale creato appositamente, a cui si lega il cantato in rinforzo, che qui sfrutta il duetto particolarmente, per una traccia senza dubbio articolata e lunga, e certamente più incalzante nell’incedere generale, rispetto alle prime due. E’ ancora il piano a dar l’avvio alla quarta canzone, ‘The Fall Of Gondolin’, pezzo che potremmo definire quasi una suite, forte dei suoi otto minuti e mezzo, ove si possono avvertire davvero variegate influenze in sequenza, in cui i nostri si scatenano, tra richiami classicheggianti, la breve apparizione di un basso dai sapori blues, nonché una sezione assolutamente jazzeggiante, per un intermezzo/outro che arriva davvero come una repentina secchiata d’acqua in un caldo giorno estivo, quindi improvvisa, sì, ma complessivamente piacevole. Si apre dolcemente, come un caldo sole che sorge toccando le verdi piane, la delicata ‘Mourning – The Coming Of Nienor’, altra ballata che mischia partiture più scorrevoli con altre più stoppate, per un connubio in cui ogni strumento dice la sua, con entusiasmo, ma senza eccessi di sorta. E’ la possente voce del baritono Simone Del Savio a far capolino in ‘Glaurung’s Death’, che se nella prima parte si rivela una traccia anche orecchiabile, presenta un intermezzo strumentale lunghetto, e dai rimandi inizialmente arabeggianti, nel suo corso, per poi darsi unicamente ad un sound simil progressive rock settantiano che, per forza, prende gran parte del pezzo, chiuso brevemente dalle voci nell’outro. Ho trovato particolarmente riuscita ‘Tol Morwen’, che si muove su tonalità decisamente delicate: ci immerge, ponderatamente, in un’atmosfera placida, tranquilla, piacevole, controbilanciata dalla seconda parte, più breve, ma forte, decisa, in cui certamente l’intervento baritonale si rivela un buon colpo portato a segno, nell’alternarsi di voci. Parte sparata ‘Thingol And Beren’,  canzone breve ma intensa (poco meno di due minuti), e che potremmo forse definire un bridge, dai richiami misticheggianti, alla più lenta ‘Hirilorn’, apertaci da un malinconico flauto, che fa da intro. Apprezzabile il buon intermezzo strumentale che ci viene presentato da quello che mi sembra essere il suono di un corno, accompagnato da chitarra, a cui, delicatamente, si accoda il cantato, leggero come di una fata dei boschi, seguito dal coro, per un pezzo, nel suo complesso, piuttosto evocativo e riuscito. Una sviolinata apre ‘Verge Of The Forest’, altro pezzo melodico e scorrevole, con cui ha un piacevole connubio la voce femminile, che qui è spesso e volentieri sotto le luci dei riflettori, spesso in rinforzo al male vocalist, che si esibisce sotto il suono di un’orecchiabile chitarra, ma più spesso in solitaria, il tutto arricchito da un pianoforte che non disdegna, di tanto in tanto, di intervenire, riempiendo con successo i vuoti. Ci avviamo al trittico finale, partendo da ‘Return From Death’, che è, inizialmente, una traccia piuttosto funerea, malinconica, sul versante strumentale, per poi divenire, ancora, colma di mestizia, e che vede intromettersi prima flauto e chitarra, e poi, in un modo piuttosto brusco, il pianoforte, che fa da bridge per una sezione che rimanda nuovamente al jazz, e in cui i nostri si lasciano andare un’altra volta, per un breve show down di tecnica. ‘The Time Beyond’ propone, nuovamente, un’atmosfera che mischia la melodia strumentale con una gentilezza canora che avviluppa la prima metà della canzone, dando quasi la sensazione di trovarsi in una foresta incantata, apparentemente silente, ma viva e rigogliosa, per poi passare ad una seconda parte dai toni più decisi, forte di un mix quasi adrenalinico che vede in primo piano il male vocalist. A concludere l’opera è ‘Lorien’, altro brano che, con la consueta gentilezza che ha contraddistinto il disco in questione, mette la parola fine a questo ‘The Lost Tales’.

Bene, tiriamo ora le somme…Ci ritroviamo, indubitabilmente, di fronte ad un gruppo di musicisti che sa muoversi sullo strumento, in grado di ricreare una buona atmosfera, che ho avuto modo di descrivere pezzo per pezzo, e che sicuramente potrà soddisfare certi palati fini… potremmo descrivere la musica degli Ainur paragonandola ad una linea che procede lemme lemme, retta, con tante linee più piccole al proprio interno che procedono nelle direzioni più disparate, secondo un precisissimo schema, per poi ricongiungersi fedelmente, e raffinatamente, al termine dell’esecuzione.
Se, da amanti dei lavori di Tolkien e della musica connessa alle sue opere, l’idea di qualcosa di così onirico da un punto di vista non metal può non piacervi, allora il consiglio è di andare a colpo sicuro e di inserire nuovamente Dol Guldur o Oathbound nel lettore CD. Se, invece, vi sentite in vena di qualcosa di diverso da quello che già conoscete (dato che il disco in sè, ricordiamo, si distanzia dal genere rock o metal, essendo prettamente acustico), allora ‘The Lost Tales’ può essere un acquisto da tenere in considerazione.

Francesco Longo

 

TrackList

01. Eriol

02. The Beginning Of Days

03. Yavanna

04. The Fall Of Gondolin

05. Mourning – The Coming Of Nienor

06. Glaurung’s Death

07. Tol Morwen

08. Thingol And Beren

09. Hirilorn

10. Verge Of The Forest

11. Return From Death

12. The Time Beyond

13. Lorien

 

  • Anno: 2013
  • Etichetta: Electromantic Music
  • Genere: Progressive Rock Orchestra

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