Voto: 8.5
Comunque la si pensi i Fleshgod Apocalypse sono sensazionali. Arrivati al terzo episodio della loro carriera assestano il colpo definitivo che li proietta verso un riconoscimento internazionale che raramente i gruppi nostrani riescono a raggiungere. Certo è che avere alle spalle il colosso Nuclear Blast favorisce, ma d’altra parte non si entra nella scuderia dell’etichetta discografica più influente del globo senza meriti. Ai Flashgod Apocalypse sono bastati un CD (Oracles del 2009) ed un EP (Mafia del 2010) per il ‘salto di categoria’ che si è materializzato nello splendido Agony del 2011.
A distanza di due anni esce l’argomento di questa recensione: Labyrinth è un concept album dove Teseo, Arianna e il Minotauro sono il pretesto per un opera sontuosa, maestosa, potentissima nella ricerca estrema di un connubio quasi impossibile tra la violenza del death metal e la grandezza della musica sinfonica. C’è una evoluzione dunque nella produzione artistica del gruppo romano, una scelta ben ponderata ove la parte orchestrale ha preso il sopravvento sui riff, sulle strofe, sui cori: il risultato è un monolite di quasi 55 minuti che lascia storditi. Se avete amato l’immediatezza di Oracles e siete rimasti spiazzati dall’evoluzione barocca di Agony non apprezzerete l’appesantimento sinfonico di Labirynth. Ma è proprio da questo aspetto che i Fleshgod Apocalypse trovano la loro unicità, la loro ragion d’essere, la linfa vitale del progetto.
L’opera è curata in ogni dettaglio, dall’artwork del bravissimo Colin Marks (autore delle copertine dei Kataklysm) alla produzione di Stefano Morabito. Inutile discutere sulla prova dei musicisti anche se una menzione va fatta per Francesco Paoli alla batteria, fenomenale asse portante del diluvio sonoro. Alle voci si alternano il bravissimo Tommaso Ricciardi, la ‘quasi membro permanente’ Veronica Bordacchini, voce soprano che innalza ulteriormente il tasso lirico delle canzoni, e il bassista Paolo Rossi che, a parere del recensore, risulta piuttosto fuori luogo con le sue forzatissime clean vocals.
I Fleshgod Apocalypse non creano dal nulla un nuovo genere musicale: sono evidenti le influenze che spaziano dai primi Dimmu Borgir ai Rhapsody, dagli Wintersun fino agli ultimi Behemoth, ma riescono ugualmente a incidere il proprio marchio di fabbrica sull’altare del Symphonic Death Metal, sedendosi alla destra dei signori incontrastati, i Septicflesh. La grande personalità della loro proposta musicale non è passata inosservata all’estero e i nostri sono attesi nel 2014 un po’ ovunque, dal Giappone, al continente americano e infine pochi giorni fa, l’8 dicembre per la precisione, i Fleshgod Apocalypse sono stati annunciati nel bill del prossimo Wacken Open Air; chissà se un giorno li vedremo come headliner accompagnati da una vera orchestra: se lo meriterebbero.
Filippo Marroni
TrackList
1. Kingborn
2. Minotaur (The Wrath Of Poseidon)
3. Elegy
4. Towards The Sun
5. Warpledge
6. Pathfinder
7. The Fall Of Asterion
8. Prologue
9. Epilogue
10. Under Black Sails
11. Labyrinth
- Anno: 2013
- Etichetta: Nuclear Blast
- Genere: Symphonic Death Metal
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