Voto: 7.5

Realtà veneta attiva fin dal 2001, il gruppo fondato dai fratelli Falanga può sicuramente vantare un curriculum di tutto rispetto. In 12 anni di storia, i nostri hanno sfornato ben 3 album (di cui uno riedito all’inizio di quest’anno dalla Lion Music) ed un EP. Hanno inoltre partecipato alla compilation “Embrace The Sun”, progetto benefico a favore della Croce Rossa giapponese, messa a dura prova dalla catastrofe naturale del 2011. Pluripremiati “all over the world”, hanno addirittura compiuto un incursione nel mondo del cinema, entrando a far parte della colonna sonora del film horror Back From Hell. Et Voilà, ecco a voi gli Ashent.

Attraverso vari cambi di formazione che hanno completamente rinnovato la line up incentrata sui fratelli Falanga, la band giunge così al suo terzo lavoro in studio, pubblicato nel 2012 ed intitolato “Inheritance”, per il quale sono stati girati anche due video, uno per il brano portabandiera “Magnification Of Daydream” e l’altro, più recente, per “Shipwrecked Affair”.

L’arrivo di Titta Tani ha segnato un cambiamento non da poco nella vocalità della band: ex cantante dei Dgm, ex batterista dei Necrophagia, attualmente drummer dei gruppi Daemonia e Goblin, questa new entry ha segnato l’abbandono definitivo del growl a favore di un cantato pulito molto intenso e variegato che, secondo me, fa guadagnare diversi punti alla sonorità globale degli Ashent. Voce da applauso, capace di mille sfumature e di mille evoluzioni che non lasciano mai indifferenti. Bravissimo.

Volendolo raccontare per grandi linee, “Inheritance” è un album che mette in mostra la maturità raggiunta da uno dei gruppi nostrani più apprezzati nel settore del prog-power metal: gli arrangiamenti, le linee vocali e le melodie dimostrano la maestria che questi ragazzi hanno conquistato lavorando seriamente e mettendosi alla prova in numerose performances live. Le ritmiche, spesso sorrette dalla mitraglia infaticabile della batteria, raggiungono punte tiratissime, abbastanza estreme per un genere che, non di rado, è conosciuto come uno tra i più tendenzialmente melodici del metal. Non mancano d’altronde passaggi ruvidi e spigolosi, intramezzati da parentesi più morbide che però non rinunciano mai alla forza che caratterizza l’intero lavoro. “Inheritance” è senza dubbio un album di grande livello, ottimamente prodotto, suonato e cantato, ricco di influenze che restano capaci di non scivolare nell’imitazione. E questo, sempre secondo me, è un grande pregio, segno che la band è in grado di produrre musica di alto livello.

Ma… Ma gli Ashent, in questa loro terza prova, sfiorano molto da vicino un limite a cui, forse, devono prestare un filo di attenzione: l’eccesso di tecnicismo può somigliare, se non viene ben dosato, all’auto-referenzialità. Il prog, per sua stessa natura, gioca profondamente con l’abilità tecnica dei musicisti, basandosi su virtuosismi che richiedono standard elevati di esecuzione, perciò non fa meraviglia che in questi 11 pezzi la band sfoderi tutta l’arte in suo possesso. E l’essere un po’ cerebrale nell’approccio è un’altra delle caratteristiche frequenti del genere. Ma tutto ciò espone al rischio che la musica faccia un po’ fatica ad arrivare sotto pelle in maniera diretta ed immediata, risultando a volte ardua da esplorare per chi non abbia familiarità e dimestichezza con quelli che sono i dictat del settore. Anche tra i migliori tecnicismi, anche con le migliori performances possibili, deve sempre essere il cuore a battere secondo il ritmo cavalcato dalla batteria e devono essere i peli di tutto il corpo a vibrare seguendo le linee melodiche cantate e suonate, altrimenti si scrivono sì ottime cose, ma se ne ricavano brani che non lasciano il segno e si corre il rischio che il cd, una volta percorso, finisca su qualche scaffale a prendere polvere.

Non voglio dire che sia questo il caso, assolutamente; mi sto solo lasciando andare ad una riflessione che parte da qui ma che poi si allarga a comprendere molti altri lavori affini. Non me ne vogliano gli Ashent, ai quali applaudo senza riserve per il livello che sono stati in grado di raggiungere: se mi permetto, con grande stima ed affetto nei loro confronti, di indulgere in un umile suggerimento, è in virtù del fatto che soltanto ai grandi si può chiedere di più. E loro grandi lo sono, indubbiamente.

 

Ella May

 

TrackList

01. Eve

02. Magnification Of Daydream

03. Shipwrecked Affair

04. Fractural

05. Spider’s Nest

06. Renaissance

07. The Starving Litany

08. Confessions Of Riemman

09. La danzatrice Scalza

10. The Defiant Boundary

11. Labyrintique

 

  • Anno: 2012
  • Etichetta: Lion Music
  • Genere: Progressive Metal

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