Voto: 7.5
Siamo alle prese, a questo giro, con il primo full length dei power metallers Altair. Il sestetto, originario dell’ Emilia Romagna (Ferrara), inizia le registrazioni del proprio lavoro nel corso del 2011. E’ solo nell’ ottobre del 2013, a causa di vari problemi con la precedente label (e ciò permetterà agli Altair di legarsi in seguito all’attuale etichetta, la Power Prog), che l’ LP ‘Lost Eden’ viene infine distribuito. Composto da dieci tracce, il disco presenta dei pezzi che si rifanno ad un power che strizza l’occhio a più riprese al classic power metal, e che allo stesso tempo vede anche una certa carica impressa dagli stessi componenti del gruppo, che generalmente si muovono su pezzi veloci, melodici e adrenalinici, presentando anche una notabile influenza progressive, e vantando, inoltre, la presenza di una special guest presente in una singola traccia. Mi riferisco a Fabio Lione (Rhapsody of Fire, Vision Divine), vocalist apprezzato e che vanta collaborazioni davvero innumerevoli, ormai.
Andiamo tosto, dunque, ad immergerci in questo ‘Lost Eden‘!
Una partenza dai sapori sinfonico/orchestrali è data dall’intro, ‘Prelude’, dalle tinte inizialmente delicate, e che vede un aprirsi progressivo che fa da ponte alla scoppiettante ‘Power of The Gods’, dal tocco piuttosto classicheggiante ed incalzante, e in cui fa subito capolino anche il buon Lione, che si muove in duetto con il vocalist Simone Mala, forte di una timbrica che sa essere squillante nei momenti più folgoranti. ‘Reaching the Dreams’ si apre con una intro più articolata, iniziata dal tastierista Enrico Ditta, e rivede le chitarre spianate per un sound più heavy con tinte di progressive, includendo anche spezzoni più melodici ad opera del cantato, per una traccia ben ponderata e su cui certamente val la pena soffermarsi.
Si pone come una semi cavalcata la traccia successiva, la più aggressiva ‘Fly Away’, dal ritornello dall’incipit helloweeniano, e che in realtà sembra avvicinarsi in più di un’occasione allo stile delle Zucche di Amburgo e a quello dei Gamma Ray, per un pezzo scorrevole e diretto. E’ ora il turno della title track, ‘Lost Eden’, che invece non manca di regalarci una ben congegnata sezione strumentale di intermezzo, che riesce a mettere momentaneamente in secondo piano l’incalzante cantato, e in cui chitarre e tastiera si danno il cambio con vari assoli.
Ed ecco, ancora, l’immancabile ballad in cui i nostri mostrano il proprio lato più soffice, ‘Freedom is the Key’, pezzo che si apre mano a mano, partendo da una intro pianistica, fino a giungere progressivamente ad un bell’assolo di chitarra conclusivo, veloce e pulito. Non particolarmente incisivo nelle parti più soft, invece, il cantato. Con ‘Wind of Changes’, altro pezzo con richiami à la Helloween non troppo invadenti, abbiamo la prima di due versioni della stessa canzone, l’ultima delle quali ci attende al termine del disco, come bonus track. ‘Rise To The Moon’ si pone come pezzo interessante, carico e adrenalinico, nonché come la traccia più lunga del pacchetto (circa otto minuti), forte di diverse variazioni e partiture d’assolo coinvolgenti che rendono il pezzo piuttosto variegato e gradevole.
Come nota personale a parte, vorrei dire che, certo, è vero che sarà il tempo ad affinare ulteriormente il songwriting già buono degli Altair, ma saper intrattenere con una canzone di lunga durata è una cosa in cui non sempre si riesce al primo colpo, quindi posso solo augurarmi che la band migliori ancora, a livello compositivo, perché con ‘Rise To The Moon’ si intravedono ampi barlumi di speranza. Ci si avvia alla conclusione del disco, con un giro tastieristico dai richiami malinconici che apre ‘Redemption’, pezzo che, in realtà, con l’incedere, vede una buona prova ad opera di Simone Mala, che si muove salendo sempre di più, supportato da un fine lavoro chitarristico, fino a portarci alla versione acustica di ‘Wind of Changes’ ove ho avvertito, sì, una buona resa strumentale, ma lo stesso non posso dire per la voce, a mio avviso dotata di tonalità un po’ troppo alte, per poter affrontare un pezzo acustico senza apparire un poco “eccessiva”.
Che altro dire, concludendo, su questo ‘Lost Eden’? Un acquisto consigliatissimo per gli amanti del power metal. Fine e ben ponderato, come già accennato in precedenza, il lavoro chitarristico, ad opera di Gianmarco Bambini e Gianluca Ferioli, che di sicuro meritano una menzione a parte, mentre buona è anche l’esecuzione di Simone Mala, dotato di voce acuta e sicuramente adatta al genere. Nel disco, il sestetto non manca di regalarci vari momenti elettrici, melodici, coinvolgenti, rifacendosi, senza dubbio, a determinate influenze, senza però eccedere nello sfruttamento delle relative sonorità, creando un prodotto interessante, da un lato fresco, dall’altro ancora alla ricerca di tratti più personali, che sicuramente porteranno gli Altair a livelli ancora più alti.
Per ora, ben fatto.
Francesco Longo
TrackList
01. Prelude
02. Power Of The Gods
03. Reaching The Dreams
04. Fly Away
05. Lost Eden
06. Freedom Is The Key
07. Wind Of Changes
08. Rise To The Moon
09. Redemption
10. Wind Of Changes ( Acoustic Version – CD Bonus Track )
- Anno: 2013
- Etichetta: Power Prog
- Genere: Power Metal
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